Sesso nel convento di San Pio, in tribunale spunta “Babbo Natale”

“Babbo Natale” dagli Stati Uniti a Foggia per testimoniare sul caso degli abusi sessuali nel convento di San Pio. Momenti di ilarità stamattina nel tribunale del capoluogo dauno, quando al banco dei testimoni si è presentato con una lunga barba bianca, Michael Shellel, professione attore. L’uomo, in passato, ha persino preso parte ad uno spot della Coca Cola. Ma se oltre oceano intrattiene i bambini dispensando regali, a San Giovanni Rotondo avrebbe vissuto da vicino il caso di Anna Verde, ex dipendente del convento dei frati cappuccini, intervistata da “Le Iene” tempo fa per le presunte violenze sessuali subite da alcuni monaci e da un collega laico, Matteo Nardella. Mentre per i frati la procura ha chiesto l’archiviazione derubricando la vicenda a semplice “mobbing”, nonostante la ferma opposizione dei legali della donna (sulla questione si attende la decisione del giudice, ndr), in aula prosegue il processo a Nardella. Oggi l’avvocato Fabio Verile, legale dell’uomo, ha portato in tribunale quattro testi con l’obiettivo di smontare le accuse nei confronti del suo assistito.

Tra questi il nostro Babbo Natale che ha consegnato una lettera (in fondo è abituato) nella quale emergerebbe che la Verde intratteneva rapporti consenzienti di natura sessuale con tre frati. Gli stessi frati che in passato testimoniarono a favore della donna. “L’ho vista più volte in viale dei Cappuccini allontanarsi con uno di loro. Erano soliti appartarsi in luoghi isolati e poco illuminati”. Queste le parole del testimone, tradotte da una interprete. Shellel si reca a San Giovanni Rotondo da ben 15 anni. In Italia si intrattiene per ben sei mesi all’anno. Solitamente a gennaio e febbraio, poi ad aprile e infine nei mesi estivi. Torna negli Usa a marzo “per pagare le tasse”, ha spiegato, e a fine anno, perché impegnato con gli eventi natalizi. A San Giovanni vive non lontano dal convento. Aiuta i frati, è devoto a San Pio e fa il volontario. La sua lettera sarebbe incentrata più che altro sull’ipotesi che la Verde fosse stata amante di alcuni cappuccini mentre emergerebbe ben poco sulla vicenda riguardante Nardella.   

Tra gli altri testi sentiti oggi, la signora Raffaella Facchetti, giunta a Foggia dal Milanese, dove vive. La donna si recò a San Giovanni Rotondo alcuni anni fa per sconfiggere un tumore. Conobbe così Anna Verde diventandone amica. Poi però i rapporti si raffreddarono: “Mi disse che era orfana di padre e madre circa 6 anni fa ma scoprii che non era vero. Inoltre, quando ero a Milano, non faceva altro che chiedermi favori. Voleva che le inviassi scarpe e cosmetici che da queste parti non riusciva a trovare. Pretendeva persino di essere ospitata a casa di mia madre a Milano. Sperava di andare a vivere in una grande città e trovare lavoro. Mi diceva che l’ambiente in convento era oppressivo ma ad un certo punto non ho più creduto alle sue lamentele. E poi mi ammoniva di non fare offerte ai frati perché avevano già abbastanza soldi”. Insomma, una serie di “avance” che hanno finito per fare allontanare la Facchetti. E sui presunti abusi perpetrati da Nardella? “Non so nulla. Anna mi disse solo che fu spintonata e per questo dovette recarsi in Pronto soccorso. 

A testimoniare anche Luigi Mauro, avellinese ma oggi residente a San Severo. L’uomo, ex carabiniere, direttore risorse umane presso il convento, nominato da fra Colacelli nel 2012, ha tracciato un quadro poco edificante di Anna Verde: “Era impegnata in portineria. Ma lavorava solo la mattina per via di un certificato medico presentato tempo prima. Si assentava spesso e senza comunicarlo. Ciò creava notevoli disservizi. Era inoltre poco incline e collaborativa nella gestione delle ferie, perciò la trasferimmo in un ufficio interno. Accettò ma avanzando una strana richiesta: pretendeva di continuare ad utilizzare la stessa sedia che aveva in portineria. Fu accontentata”. Ma i problemi continuarono tanto che la donna finì ben presto nell’ufficio accoglienza della chiesa Santa Maria delle Grazie, a stretto contatto con le suore e, soprattutto, coi pellegrini, su esplicita richiesta della stessa Verde. “Però una suora si lamentò perché la donna si presentava a lavoro con le cuffie ascoltando musica. Non un bell’impatto coi pellegrini”. Infine il caso riguardante Nardella. “Ricordo – ha raccontato Mauro – che Anna Verde mi telefonò dicendomi che era finita al Pronto soccorso perché spinta da Nardella a seguito di un diverbio ma non fece alcun accenno agli abusi sessuali”.

Anche un altro dipendente del convento, il manfredoniano Matteo Pappalardo, sentito stamattina in tribunale, sapeva di una lite tra la Verde e Nardella, sfociata in uno “strattonamento”. “Nardella – ha spiegato Pappalardo – mi disse che erano spariti alcuni oggetti personali della donna e questo scatenò il diverbio”. La testimonianza di Pappalardo si è rivelata piuttosto in linea con quella di Mauro.

“Chiara la strategia della difesa – ha detto a l’Immediato, Alessandra Guarini, legale di Anna Verde -, far cadere la credibilità della mia assistita”. Prossimo appuntamento in tribunale, il 14 luglio. La sentenza dovrebbe arrivare entro l’anno in corso.