Si è concluso il processo di primo grado per la morte di Giusy Mucciacciaro, la 22enne di Lucera che il 16 agosto 2011 morì dopo essere stata sbalzata dalla giostra in movimento “Adrenalina X-treme”. Tre condanne e un’assoluzione disposte dal giudice del tribunale di Foggia Rita Curci che ha scagionato l’ingegnere collaudatore Luigi Di Nucci, di 66 anni di Campobasso, “per non aver commesso il fatto”. Omicidio colposo, invece, per gli altri tre imputati condannati tutti a un anno e sei mesi di reclusione, con pena sospesa: Mario Bianchi, di 39 anni di Petacciato, in provincia di Campobasso, proprietario della giostra e assistito dall’avvocato Giacomo Grasso; Tommaso Pravadelli, 41enne di Verona, e Paolo Tomasoni di 34 anni di Brescia, titolari delle aziende costruttrici della giostra, entrambi difesi dall’avvocato Vittorio Gatti di Alessandria. Un quinto imputato, il progettista dell’attrazione Sante Cavicchini di Mantova, è invece morto ad aprile 2014 a causa di un malore avuto in Cadore dove si trovava in vacanza. I legali dei condannati hanno già preannunciato il ricorso in appello. Il pubblico ministero aveva chiesto pene più severe, sottolineando le carenze legate alla sicurezza degli occupanti dei seggiolini.
La sentenza di primo grado ha disposto anche la confisca della giostra e una provvisionale di 40mila euro a favore della famiglia della ragazza, costituitasi parte civile e rappresentata dagli avvocati Vincenzo Palumbo e Carmen Mastromatteo.
La tesi della Procura si è poggiata in buona parte sulla perizia redatta da Luigi Mangialardi, ordinario di ingegneria meccanica dell’Università di Foggia che ha effettuato anche degli esperimenti sull’attrazione, appositamente rimontata e messa in funzione, simulando la riproduzione di quella situazione dopo aver acquisito i dati corporali della ragazza che spirò a causa delle fratture multiple riportate nella caduta di circa sei metri e per un successivo arresto cardio-circolatorio, così come accertato dall’autopsia effettuata da Emanuela Turillazzi. “Siamo molto curiosi di conoscere le motivazioni di questa sentenza che ovviamente non ci esaudisce – ha commentato l’avvocato Grasso – anche perché si registra una distribuzione della pena senza distinzioni”. “Siamo soddisfatti perché sono state accolte le nostre richieste – è la posizione dell’avvocato Palumbo – e per il riconoscimento delle responsabilità. Importante ci sembra anche la confisca della giostra. Ora promuoveremo azione civile di risarcimento”.
A Bianchi veniva contestato in particolare la mancata esposizione di informazioni sufficienti circa l’accesso all’attrazione e il non aver impedito alla giovane, vista la corporatura grande, di salire a bordo della giostra, anche perché il manuale di utilizzo prevede il divieto «di far salire persone con dimensioni corporee tali da non consentire un uso corretto e confortevole dei dispositivi di sicurezza dei passeggeri». Durante il processo, il pm aveva poi aggravato la sua posizione, evidenziando la mancata installazione delle paratie laterali in acciaio e plexiglas. Secondo l’accusa, questi accessori sarebbero stati previsti dal manuale d’uso dell’impianto ma senza essere mai stati materialmente predisposti, per cui questa condotta “negligente e imprudente” avrebbe poi causato l’incidente mortale.
A Tomasoni e Paravadelli veniva invece contestata nello specifico la mancata realizzazione e consegna dei pannelli all’acquirente e proprietario della giostra, pur essendo previsti nel progetto.