
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Prima) ha respinto il ricorso contro lo scioglimento del Comune di Monte Sant’Angelo per infiltrazioni mafiose. Il Tar condanna i ricorrenti – in buona sostanza i membri della giunta Di Iasio più i consiglieri di maggioranza della lista civica Monte nel cuore – al pagamento delle spese processuali, liquidate in complessivi 3.000 euro a favore delle amministrazioni resistenti.
Il tribunale ha quindi confermato “la presenza nell’apparato amministrativo e burocratico del Comune di persone legate da vincoli di parentela, affinità e frequentazione con noti esponenti di spicco della criminalità mafiosa locale. Acclarata, inoltre, l’attuale operatività, nella zona di Monte, di clan mafiosi presenti nella schedatura delle cosche operata nella “Relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento”. Ed è confermato come al vertice del clan Libergolis, un soggetto risultava avere intrattenuto molteplici rapporti e frequentazioni con amministratori e imprenditori locali”.
Sempre sulla sentenza si legge del “profondo radicamento nella città micaelica dell’organizzazione mafiosa nota come “clan dei -OMISSIS-” (i Libergolis, ndr), e la sua connotazione quale una delle consorterie più potenti della provincia di Foggia”. Infine, sottolineata “la mala gestione amministrativa finalizzata agli scopi che la misura di rigore è intesa a prevenire”.
Il ricorso era stato presentato da Antonio Di Iasio, Felice Scirpoli, Pietro Accarino, Giuseppe Ciuffreda, Michele Ferosi, Giovanni Granatiero, Matteo Savastano, Marco Galli, Domenico Ciuffreda, Vincenzo Totaro, Francesco Granatiero, Antonio Pettinicchio, Mario Troiano, Matteo Taronna, rappresentati e difesi dagli avvocati Franco Gaetano Scoca, Stefano Salvatore Scoca, Antonio Senatore e Lucia Murgolo contro il Ministero dell’Interno, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio Territoriale del Governo – Prefettura di Foggia, rappresentati e difesi per legge dall’Avvocatura generale dello Stato.