Pestarono a sangue un medico 60enne, colpevole di averli ripresi mentre con la loro Renault Twingo si schiantarono contro un cassonetto dell’immondizia, in viale 2 giugno a San Severo. Ma per l’Autorità Giudiziaria, il caso 8avvenuto il 4 marzo 2015) venne inserito nell’ambito di semplici atti predatori non assumendo alcuna valenza autonoma. Ma oggi, grazie all’appello proposto dalla Procura della Repubblica di Foggia (sostituto procuratore Ileana Ramundo), il Tribunale di Bari ha applicato la misura della custodia cautelare in carcere per Ciro Mazzeo, 22 anni e Antonio Bonaventura, 23 anni, riconosciuti colpevoli di gravi lesioni. La vittima, colpita con calci e pugni, subì la perdita di 3/10 di visus e la frattura del pavimento dell’orbita, oltre ad uno sfregio permanente. Mazzeo rubò anche il telefonino del medico per appropriarsi del caricabatterie. I due poi si allontanarono a bordo dell’auto di Antonietta Cartanese, giunta in loro soccorso. Mazzeo e Bonaventura si schiantarono per evitare un’auto in transito. L’impatto fu inevitabile a causa dell’eccessiva velocità. Il 21 gennaio scorso, Bonaventura e Mazzeo vennero arrestati insieme a Giuseppe Scarcella, classe ’96, Andrea Scotola, classe ’92, Antonietta Catanese, classe ’81 e Roberta Lucia Francillotti, classe ’94. Ma solo perché responsabili di una lunga serie di reati contro il patrimonio. Adesso, però, la posizione dei due “leader” della gang è peggiorata in quanto sono state riconosciute le gravi lesioni al medico.
Secondo gli uomini del commissariato di San Severo che hanno arrestato i due nell’ambito dell’operazione “Arancia Meccanica”, questi ragazzi hanno sempre dimostrato una notevole “cattiveria d’animo“, compiacendosi anche su internet delle loro imprese. L’aggressione al medico fu solo la punta dell’iceberg.
Le “imprese” della gang
Un gruppo compatto, che si autocelebrava sui social network. Almeno 30 raid criminali messi a segno in soli 4 mesi in giro per l’Italia. A Termoli, Vasto, Montesilvano ma anche nelle Marche. Lungo l’Adriatica. Durante il viaggio tanti selfie (postati su Facebook), pose da duri, foto al contachilometri mentre l’auto correva a 180 orari. Le indagini, iniziate a gennaio 2015, evidenziarono una notevole capacità organizzativa tale da consentire di portare a termine un numero elevato di furti di veicoli, centraline, targhe, oltre che a veri e propri saccheggi di alcuni box. Luoghi privilegiati di caccia erano prevalentemente alcune località del Molise (Termoli) e Abruzzo (Vasto, Montesilvano), estendendosi in un caso anche nella regione Marche, per trasferire la refurtiva a San Severo. I veicoli venivano “ricoverati” in un box in uso a Bonaventura, in via Molfetta, non lontano dal centro. I mezzi erano poi “taroccati” attraverso la punzonatura e contraffazione del numero di telaio per ostacolarne l’origine delittuosa.