Nessuna associazione per delinquere per il crack Gema, la vecchia agenzia di riscossione dei tributi a Foggia. Questo il contenuto della sentenza di primo grado emessa in mattinata presso il tribunale del capoluogo dauno. Al centro della vicenda 5 imputati che hanno scelto il rito ordinario. Confermate le richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero nel corso della requisitoria. Confermata la sola assoluzione per Valentina Tavasci (figlia del grande capo Lanfranco detto Chicco) consigliere del CdA dal 2006 al 2010. Per tutti gli altri le pene spaziano dai 2 ai 5 anni di reclusione: la moglie di Lanfranco Tavasci, Mirella Alberini, 66 anni, presidente del CdA dal 2006 al 2010, è stata condannata a 4 anni e 3 mesi di reclusione. Giuseppe Corriero, 57 anni di Bari, ex amministratore delegato dell’azienda e consigliere di amministrazione dal 2010 al 2012, condannato a 5 anni. Giovanni Fanelli, 46 anni di Potenza, consigliere di amministrazione negli anni 2010-2011, condannato 4 anni e 1 mese. Vincenzo Laricchia, 48 anni di Capurso, consigliere di amministrazione negli anni 2011-2012, condannato 4 anni e 3 mesi.
Secondo l’accusa Tavasci e soci si sarebbero appropriati, avendone omesso il riversamento agli Enti territoriali, di una somma di 22 milioni e 719 mila euro, costituita dall’importo dei tributi riscossi per conto di 45 comuni appaltanti della Capitanata. Lanfranco Tavasci, lo ricordiamo, scelse di essere processato con rito abbreviato. Venne condannato, il 13 febbraio scorso, a tre anni e cinque mesi di reclusione. Il gup del tribunale di Foggia, Domenico Zeno lo condannò solo per peculato ed altri reati satelliti, ma non per associazione a delinquere. Il giudice stabilì per Tavasci anche l’interdizione dai pubblici uffici assegnando una provvisionale da 50mila euro da versare ai 23 enti locali che si sono costituiti parte civile rispetto alle 45 parti offese individuate dall’accusa. Venne assolto da tutte le accuse l’altro imputato, l’avvocato nonché docente universitario Giulio Gentile, che in questo processo rivestiva un ruolo del tutto marginale per un’ipotesi di falso risalente al 2011 quale procuratore speciale di un imprenditore interessato a rivendere le azioni “Gema” che aveva acquistato.