Più di 180mila euro assegnati illecitamente a 22 dirigenti dell’Asl di Foggia. Per questo motivo la Corte dei conti ha condannato l’ex direttore generale Ruggiero Castrignanò, in solido con gli ex direttori sanitario Vito Gregorio Colacicco e amministrativo Umberto Simonetti e due funzionari, Attilio Manfrini (ex direttore generale) e Pippio Liscio. Secondo i magistrati contabili, come riportato nella sentenza numero 90 del 2016, avrebbero elargito 5mila euro nel 2009 per far fronte ai nuovi compiti in materia di sicurezza sul lavoro.
“L’erogazione di tali somme risulta illecita perché effettuata al di fuori dei principi normativi e contrattuali che regolano il rapporto di lavoro e la retribuzione dei dirigenti – è scritto nella sentenza firmata dal presidente Francesco Lorusso -. In particolare, la previsione di emolumenti ulteriori rispetto a quelli previsti dalla contrattazione per l’espletamento di funzioni interne del tutto necessarie ed attribuite in ragione della posizione organizzativa ricoperta all’interno dell’Asl, risulta frontalmente confliggente con il principio di onnicomprensività della retribuzione e con la correttezza e trasparenza che deve caratterizza-re l’organizzazione dei pubblici uffici”.
L’articolo 24, comma 3, del D.lgs. n. 165 del 30 marzo 2001, ha rafforzato tuttavia il principio di onnicomprensività della retribuzione dei dirigenti delle amministrazioni pubbliche, stabilendo che il trattamento economico contrattualmente determinato remunera tutte le funzioni e i compiti loro attribuiti nonché qualsiasi incarico ad essi conferito in ragione del loro ufficio o comunque conferito dall’amministrazione presso cui prestano servizio o su designazione della stessa.
“La previsione di emolumenti ulteriori – è scritto in sentenza – rispetto a quelli previsti dalla contrattazione per l’espletamento di funzioni interne del tutto necessarie ed attribuite in ragione della posizione organizzativa ricoperta all’interno dell’Asl, risulta frontalmente configgente con il principio di onnicomprensività della retribuzione e con la correttezza e trasparenza che deve caratterizzare l’organizzazione dei pubblici uffici”. Gli incolpati hanno provato a difendersi sostenendo che le somme erano considerate parte dell’indennità di posizione, ma la Corte ha etichettato come “fantasiosa” questa ricostruzione. Per di più, hanno sottolineato come dal 2014 l’Asl abbia predisposto il recupero.
“Si sono manifestate, però, rilevanti difficoltà per il recupero integrale delle somme, in particolare in merito al recupero nei confronti di tre dirigenti collocati a riposo e di uno in aspettativa per motivi elettorali – scrivono i giudici -. Non può, quindi, essere accolta la tesi difensiva di alcuni convenuti secondo i quali il danno non sarebbe più esistente, quando in-vece esso corrisponde a tutte le somme indebitamente erogate e non ancora recuperate”. Anche perché, nel frattempo, alcuni dirigenti hanno impugnato la delibera che dispone il recupero dei 5mila euro davanti al giudice del lavoro: il danno per la Asl di Foggia, secondo magistrati contabili, è dunque “suscettibile di ulteriore riespansione”.