Si è tenuto lo scorso 1 marzo un importante incontro per tentare di uniformare i comportamenti di tutte le anime che per ragioni diverse agiscono in provincia di Foggia intorno al problema randagismo. Presso sede di Area C a San Severo.
Sollecitata dall’associazione “Volontari Protezione Animali Foggia”, la riunione, convocata da Gino Urbano, direttore dei Servizi Veterinari Area C Benessere Animale, ha visto la presenza delle referenti veterinarie Asl Foggia, delle guardie Fare Ambiente, di quelli del Canile Comunale di Foggia e della Volontari Protezione Animali. Unica assente, la referente delle Guardie Endas , giustificata per sopraggiunti motivi di famiglia. Nella sede di Area C a San Severo, sono emersi troppi illeciti e troppi “volontari” improvvisati che movimentano i randagi della nostra città verso il nord violando la normativa che regolamenta il fenomeno del randagismo, che non cessa mai di essere emergenza.
“Violazioni commesse per mancanza di informazione – fa sapere il presidente di “Volontari Protezione Animali Foggia, Terry Marangelli -, cittadini spesso in buona fede, ma anche personaggi conosciuti e veterinari consenzienti che si muovono in perfetta malafede. Un sommerso che oramai conta un numero di cani pari al canile della nostra città. Un traffico che scorre parallelo alle strutture ufficiali e che viaggia con propri linguaggi oramai consolidati, ma sconosciuti al legislatore: stalli, staffette e questionari pre e post affido con i quali, personaggi – a volte poco più che maggiorenni, che non hanno alcuna esperienza in materia di adozioni -, si propongono quotidianamente tra una sorta di generalizzata benevolenza della gente comune ed una sostanziale indifferenza degli organi preposti”.
E ancora: “Chiunque può farsene un’idea, anche solo visionando i profili facebook di questi sedicenti volontari, raramente costituiti in vere e proprie associazioni, anzi, cittadini singoli che sfuggono ancora meglio a qualsiasi controllo, grazie al supporto inconsapevolmente offerto dai social network attraverso i quali sollecitano non solo adozioni di cani e gatti, ma anche richieste di denaro e aiuti di ogni tipo.
Attività, questa dei “canili paralleli” o “pensioni “, che si svolgono in strutture approntate alla meglio, su terreni privati fuori da ogni controllo igienico sanitario, dove vengono custoditi animali, recuperati randagi sul territorio per poi esser “spediti” in ogni parte d’Italia con metodi – diciamo così – irrituali, chippati a titolo oneroso, da veterinari libero professionisti direttamente a privati o a prestanome, che ne divengono di fatto “proprietari”, eludendo la normativa prevista in materia di spostamento “Fuori Regione”.
E’ questione assodata che, cambiare arbitrariamente lo status giuridico dei cani da “animali di proprietà dell’ente territoriale (Comune di appartenenza)” in cani di proprietà privata, rappresenti “reato di appropriazione indebita”.
Sì è parlato di questo (e di altro) nella riunione convocata da Urbano che ha invitato alla collaborazione tutti i presenti, sebbene sarà suo compito organizzare gli interventi che dovranno svolgersi sia sul piano preventivo che repressivo, “ma che tuttavia – aggiunge Marangelli – dovrà vedere coinvolti anche i Servizi Veterinari dell’area A competenti per l’anagrafe canina e il nostro comune perché, se è vero che esiste un vero e proprio traffico di randagi, è anche realtà conclamata che ogni qualvolta il cittadino chiami gli organi preposti, anche solo per aver spiegazioni in ordine al comportamento da tenere in seguito al ritrovamento di randagi, le risposte sono quasi sempre inappropriate e inadeguate ad affrontare una realtà tanto complessa. Non vi è alcun dubbio – conclude – che la mancanza di risposte o il mancato intervento aprano le porte a personaggi e comportamenti fuori dalla legalità. Noi ci crediamo, anche perché i soggetti coinvolti non sono tantissimi e sono tutti conosciuti nell’ambiente, compresi i veterinari compiacenti, per i quali basterebbe una semplice sospensione all’abilitazione della chippatura”.