La seconda sezione penale del Tribunale di Foggia, presieduta da Maria Mancini, ha condannato per il reato di usura ed in concorso tra loro, A.P. (fornite solo iniziali a tutela delle vittime) a tre anni di reclusione ed interdizione dai pubblici uffici e M.D. a due anni e otto mesi di reclusione.
“L’esito del processo – commenta Pippo Cavaliere della Fondazione Antiusura Buon Samaritano – testimonia ancora una volta l’importanza della denuncia da parte delle vittime, che ha consentito alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria, cui va il nostro più sentito apprezzamento per il prezioso servizio reso alla collettività, di individuare gli autori del reato e di giungere celermente alla conclusione del processo con la condanna degli imputati alle pene di giustizia. In altre parole, quando le vittime collaborano, lo Stato risponde”.
Anche in questa occasione la Fondazione antiusura Buon Samaritano, rappresentata dall’avvocato Valentina Dinisi, non ha esitato a costituirsi parte civile nel procedimento penale, al fine di tutelare e sostenere la vittima fin dentro le aule del tribunale e soprattutto per sancire il primato di un diritto costituzionale, la salvaguardia della dignità dell’uomo nella sua dimensione sociale.
Le vittime, due piccoli imprenditori lucerini: il primo, a fronte di un prestito di 3.000 euro, era costretto a corrispondere quote di interessi di 500 euro al mese, corrispondente ad interessi del 200% annuo. Il secondo, a fronte di un prestito di soli 1.000 euro, si è trovato costretto a corrispondere interessi del 120% annuo. Episodi che dimostrano ancora una volta la gravità del reato di usura, che fa leva sulla disperazione delle persone in difficoltà, imponendo loro condizioni che hanno come unica finalità quella di spogliarle di ogni loro avere, a partire dalla dignità. A seguito della denuncia, le due vittime di usura sono ritornate ad essere persone libere, riprendendo con dignità e serenità la loro attività lavorativa e la vita di ogni giorno.