È stata definita “Operazione Chicago” perchè le scene vissute nel rione Candelaro di Foggia hanno ricordato molto quelle dell’America degli anni ’20. Gli “Al Capone” dei poveri, tutti arrestati dalla polizia, sono Claudio Russo, classe ’69, Giuseppe Rondinella, classe ’82, Pietro Russo, classe ’89 e Ciro Di Canio, classe ’61. Per un quinto uomo, Carlo Briglia, presente quel giorno, non è scattata alcuna misura cautelare.
I fatti riguardano la sparatoria del 24 giugno scorso in viale Candelaro e traverse limitrofe. Un conflitto a fuoco tra due bande rivali scatenato per una birra non pagata dopo una partita a carte. Futili motivi insomma. La sera prima, in un circolo privato del rione Biccari, Claudio Russo e Ciro Di Canio avevano avuto un duro scontro verbale. Colpa di una birra non pagata. Ma si sa, in questi casi è tutta una questione di onore. La mattina dopo, infatti, Claudio Russo assieme ai parenti Pietro Russo e Rondinella, si era presentato sotto casa di Di Canio. Niente più parole ma botte, tante botte. Ma la storia doveva ancora giungere all’epilogo, nel pomeriggio dello stesso giorno.
Russo, a bordo di una Fiat Marengo station wagon insieme a Rondinella e l’altro Russo, dopo aver inseguito e tamponato l’auto di Briglia e Di Canio (una Fiat Stilo), aveva sparato colpi di pistola ferendo Di Canio all’anca sinistra. Le vittime erano finite contro alcune auto parcheggiate per poi fermarsi.
Durante l’inseguimento anche Di Canio aveva tentato di rispondere sparando dalla vettura di Briglia. Solo per pura fortuna non sono stati coinvolti anche degli innocenti. La sparatoria, oltre a ferire Di Canio che però non si è mai fatto refertare in ospedale, ha colpito Rondinella ai polpacci. Russo, dopo quei fatti, aveva portato la Marengo in uno sfasciacarrozze dove gli inquirenti hanno trovato l’auto già distrutta e compattata.
Il gip, vista la pericolosità dei soggetti, tutti pregiudicati, ha disposto il carcere per i due Russo e per Rondinella, mentre è finito ai domiciliari Di Canio.