E’ la storia di 40 anni dei Cinque Reali Siti quella raccontata da Franco Mercurio nel libro ‘I figli del Gesuita’ (Claudio Grenzi editore). Una genesi di cinque anni per ricostruire, con i documenti tratti dall’Archivio di Stato di Foggia e Napoli, le vicende di 400 coloni inviati nel feudo ex gesuitico di Orta dal re Ferdinando IV. Il periodo copre l’arco di tempo dalla metà del ‘700 al 1807. A questi nullatenenti vennero date la terra, gli animali, la casa. Mercurio analizza: “Volevo capire le cause che hanno portato alla loro ricchezza e povertà, come da servi siano diventato sudditi e poi cittadini di municipi. Questo è il più grande esperimento effettuato nel sud e in Europa da parte dell’Illuminismo di Ferdinando IV”.
Palomba: “Il libro è un dono alla nostra terra”
La presentazione del volume rientra nella rassegna ortese ‘Il maggio dei libri’ organizzata dall’amministrazione comunale, da Nicola Maffione, assessore alla cultura e da Maria Di Meo, responsabile della biblioteca e dirigente comunale. Nel palazzo ex Gesuitico, s’intende, simbolo di quell’ordine religioso che nella metà del ‘700 scontava l’anticurialità del primo ministro del regno borbonico Tanucci. Lodi e ringraziamenti all’opera di Mercurio sono arrivate da Alfonso Palomba, ex sindaco di Carapelle e primo presidente dei Cinque reali siti: “Grazie, questo è un dono per la nostra terra che è stata inserita in un contesto più vasto attraversando il periodo dalla società precapitalista a quella borghese”.
Plauso all’opera da parte della giornalista Alessandra Benvenuto: “Un libro avvincente in cui, lui che è uno studioso e uno storico, ha agito da regista”. Spiegando il genere, Mercurio non lo definisce né un romanzo né un saggio, ma il corrispondente letterario di un docufilm. Quasi 600 pagine con glossario dei termini dialettali tipici di quel tempo e i nomi delle famiglie inviate in questa zona: “Mussolini, la Dc, le riforme agrarie degli anni successivi non hanno inventato nulla, la storia dei coloni del Tavoliere inviati da Napoli non è diversa da quella dei pionieri del West”. Uno dei suoi libri si intitola ‘La frontiera del Tavoliere’.
Le fonti e il racconto
Il rinvenimento delle fonti ha un sapore vagamente manzoniano. L’autore trova alcuni libri che documentano il rapporto fatto al ministro Tanucci su quanto avviene nella pianura di Puglia alle famiglie che partono da zero, senza prete, senza parrocchia, con una comunità tutta da costruire e una frontiera tutta da inventare. “Il tono di quei ragguagli era così toccante e familiare che ho pensato di raccontare le loro storie, diversamente sarebbe venuto fuori un saggio con tavole e grafici”. Molto probabile dati gli studi storici con Villani a Napoli e Massafra a Bari sulla società precapitalista, un filo diretto con due scuole diverse anche se il dirigente della biblioteca Magna Capitana ammette: “Dialogo di più con la scuola napoletana”. In ogni caso cita Luciano Canfora. “Lui ha scritto un saggio su come nasca un falso storico, quello che ho fatto io…”. Una storia vera e creativa, con la “curiositas”- come dice Palomba – per gli anni successivi.
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