Sono ore di intenso lavoro per gli inquirenti, alla caccia della verità sulla morte di Angelo Notarangelo. Il boss di Vieste, ucciso la mattina del 26 gennaio a pochi chilometri dal centro garganico.
L’uomo, ritenuto al vertice del clan omonimo, era tornato in libertà dopo 3 anni e 4 mesi tra carcere e domiciliari. Su di lui numerosi procedimenti: processo Medioevo, per il quale aveva fatto ricorso in appello, Tre Moschettieri, sentenza prevista a marzo e una battaglia legale con l’associazione Antiracket Puglia, che lo denunciò per minacce di morte durante un’udienza in tribunale.
Notarangelo era libero dal 31 luglio scorso ma qualcuno, forse già da quel giorno, stava studiando la maniera migliore per toglierlo di mezzo. Tra le piste più battute dagli inquirenti c’è una presunta scalata al vertice interna al clan, stanco del ruolo troppo accentratore di Notarangelo. I carabinieri, coordinati dal pm della Dda di Bari Giuseppe Gatti, lavorano in particolar modo su questa pista senza tralasciare nulla. Si ipotizza che il commando dei killer possa essere giunto dal Basso Tavoliere (Cerignola?), mandato apposta da chi voleva eliminare il boss attraverso l’utilizzo di sicari esperti. È noto da tempo che nel Basso Tavoliere ci sia un’importante presenza di gruppi organizzati dediti ad assalti a portavalori, rapine e agguati realizzati con tecniche paramilitari. Ma chiaramente questa è solo una delle ipotesi investigative. Resta viva anche quella di una guerra riaperta con altri clan della zona.
E non mancano ombre sulla mattina dell’omicidio. Forse Notarangelo non era solo in quella masseria dove era andato per far mangiare i cavalli. Di solito era accompagnato, soprattutto in orari come quelli. Ma si tende ad escludere che ci fosse qualcuno in auto con lui al momento dell’agguato. Soprattutto vista l’impressionante scarica di proiettili. Gli inquirenti hanno ascoltato circa venti persone tra familiari e altra gente vicina a Notarangelo. Quel giorno Notarangelo sarebbe uscito di casa intorno alle 7 per raggiungere la masseria, dare da mangiare ai cavalli e ripartire verso Vieste dopo circa mezzora.
Il boss ha trovato la morte poco dopo, sul rettilineo della strada provinciale. Assalito dai colpi, il boss ha tentato di uscire dal lato passeggero morendo qualche attimo dopo sul ciglio della strada.