L‘ex boss Marco Raduano è pronto ad irrompere nel processo sull’omicidio di Antonio Fabbiano, un suo vecchio soldato ucciso a Vieste durante la faida contro il clan Iannoli-Perna.
Alla sbarra c’è Giovanni Iannoli detto “Smigol”, 37enne viestano, accusato di aver ammazzato Fabbiano il 25 aprile 2018 quando la vittima aveva soltanto 25 anni. Quel giorno scampò invece alla morte Michele Notarangelo, detto “Cristoforo” o “Lo psicopatico”, anche lui del gruppo Raduano. Notarangelo era in compagnia della vittima ma riuscì a fuggire verso casa sua, restando illeso. Gli inquirenti acquisirono le testimonianze di alcuni passanti che riferirono di due persone a bordo di uno scooter con abiti scuri.
A fare probabilmente chiarezza sulla vicenda potrebbe essere proprio Raduano alias “Pallone”, all’epoca protagonista di un atroce conflitto con il boss rivale Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, ucciso il 26 aprile 2019. Lo stesso Raduano subì un attentato il 21 marzo 2018 restando ferito lievemente.
Da poche settimane, però, il 40enne ex capoclan collabora con la giustizia e le sue dichiarazioni stanno già facendo capolino nei maggiori procedimenti penali alla mafia garganica.

Le verità di Della Malva e l’omicidio Notarangelo
A parlare dell’omicidio Fabbiano ci aveva già pensato Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio”, un tempo braccio destro di “Pallone”, poi pentitosi. Della Malva affermò di aver saputo da Michele Notarangelo che gli autori dell’assalto armato furono Giovanni Iannoli e Gianmarco Pecorelli detto “Panino”, quest’ultimo ucciso in un agguato nel giugno 2018. Vedremo se la sua ricostruzione sarà confermata dal suo ex boss.
Intanto, solo pochissime settimane fa, per l’omicidio del 6 aprile 2018 di Giambattista Notarangelo sono stati arrestati proprio Marco Raduano, Michele Notarangelo e Michele Lapacciana detto “il Marinaio”. Domiciliari per i pentiti Danilo Della Malva e Orazio Coda detto “Balboa”. Secondo l’impianto accusatorio ricostruito nell’ordinanza di 74 pagine della gip Cafagna, “Pallone” sarebbe stato il mandante mentre tra gli esecutori materiali ci sarebbe stato anche lo stesso Antonio Fabbiano.
Gli indagati, escluso Lapacciana, avrebbero agito in concorso con il deceduto Fabbiano “con premeditazione e per abietti motivi”. Si sarebbe trattato, in sintesi, di una ritorsione: Notarangelo aveva importunato gli spacciatori del gruppo sottraendo loro la droga e parlando male proprio di Raduano di cui non riconosceva la supremazia criminale. Ma non è tutto, la vittima, sempre stando alla convinzione degli indagati, avrebbe contrastato la relazione sentimentale intrapresa da Della Malva con una donna in precedenza sposata con il cognato di Notarangelo. L’eliminazione di quest’ultimo sarebbe stata sancita, infine, per ottenere “un incontrastato controllo criminale sul territorio”.
Oggi, però, a dominare sono solo i collaboratori di giustizia che presto potrebbero fornire nuove rivelazioni sulle dinamiche mafiose del Gargano. Raduano sarà sentito in videoconferenza da una località protetta a fine maggio.