Murales a Stornara, fine del sogno? A lanciare l’allarme è il sociologo Luigi Filannino che scrive: “Once upon a time… C’era una volta… Così cominciano tutte le più grandi favole dell’Umanità. La favola di Stornara, il borgo agricolo anonimo, invisibile, sperduto nella Piana del Tavoliere, potrebbe cominciare così: C’era una volta il Purgatorio. Era solo un anno fa – ricorda -, quando tutti ci chiedevamo se Stornara fosse in grado di fare il salto di qualità e passare dall’Inferno di un destino già segnato, fatto di miseria e degrado, al Paradiso in un nuovo miracoloso Polo di attrazione turistica, culturale e artistica. Certo non da un giorno all’altro, certo non con un semplice tocco di bacchetta magica, ma gradualmente, restando il giusto tempo in quel luogo di transizione che la tradizione e la fede definiscono come Purgatorio. L’importante naturalmente era crederci e lavorare coralmente per raggiungere l’ambizioso obiettivo”.
“Ma un anno è lungo da passare e in un anno può accadere di tutto, anche più di quello che una persona normale può immaginare. E la Città dei Murales non si è fatto mancare niente. Il sogno si è infranto, il miracolo non si è compiuto, il Purgatorio si è fatto evanescente fino a scomparire del tutto e la nostra città d’arte è sprofondata di nuovo nelle viscere dell’Inferno. Tutto è tornato alla normalità e in fondo è stato meglio così. Perché forzare la mano, perché tentare di cambiare il proprio destino? È così bella e così tranquilla la normalità. Senza problemi, senza ansia, senza rischi. Finalmente un po’ di pace, senza la rottura di scatole di quei pochi folli che volevano costringere un’intera popolazione a uscire dal proprio giardino o recinto per buttare il cuore oltre l’ostacolo e cambiare il proprio modo di essere, di pensare, di vivere. Osanna, osanna alla pace ritrovata”.
Poi spiega: “Qualcuno sussurra che è stata tutta colpa del dissesto finanziario del Comune di Stornara. Avendo il dissesto prosciugato le casse del Comune, era praticamente inevitabile che tutti i progetti di sviluppo a medio e lungo termine, che la politica o la fantapolitica aveva pure tentato di elaborare negli ultimi anni, andassero in frantumi e diventassero carta straccia. Ma di fronte ad un problema, ad un ostacolo, ad una avversità, non sarebbe più consono e opportuno rimboccarsi le maniche e cercare insieme di superare lo stato di emergenza, senza rinunciare ai propri sogni? E senza trasformarsi in semplici esecutori di un destino avverso? E poi chissà, se fossero proprio quei sogni e quei progetti a salvare la situazione? Nessuno si è posto la domanda, ma forse è ora di cominciare a pensarci seriamente. Il Dissesto si può fronteggiare in tanti modi, sta alla Politica, se ne è capace, scegliere quello giusto e comunque quello più idoneo alla situazione reale in cui vive la popolazione di questo borgo o villaggio o paese, chiamatelo come vi pare, che a volte sembra ancora immerso nel passato e si rifiuta di pensare al futuro”.
Per Filannino “l’Arte, la Cultura, il Turismo sono la nuova frontiera. Possono portare ricchezza e probabilmente possono anche rimpinguare le casse del Comune. E possono migliorare tutti noi e la stessa convivenza civile. Ora siamo tornati nell’Inferno, ma non è detto che ci dobbiamo restare per sempre. In fondo il destino può essere anche segnato, ma alla fine sono comunque le nostre azioni quotidiane a determinarlo definitivamente. Forse per chiarirci le idee dovremmo tutti quanti rivederci i video registrati ultimamente da decine e decine di artisti di fama internazionale che hanno lanciato online i loro messaggi di solidarietà e di stimolo a continuare sulla strada intrapresa dello sviluppo artistico, culturale e turistico. Sarebbe assai strano che tali messaggi fossero ignorati proprio dai cittadini di Stornara, che potrebbero esserne i beneficiari diretti. Ma sarebbe anche strano che le Istituzioni in generale e la Regione Puglia in particolare dimenticassero che la Città dei Murales rappresenta una testimonianza tipica di come una popolazione intera può farsi promotrice dal basso, con gli opportuni aiuti, del proprio sviluppo e della propria emancipazione. La macchina del tempo – conclude il sociologo – può portarci dappertutto, sta a noi scegliere se andare all’Inferno o in Paradiso. Ce lo dicono anche i Murales”.