Una Cattedrale commossa e dolente ha accompagnato l’ultimo viaggio terreno di don Valter Arrigoni, monaco diocesano, nato a Lecco, che scelse Foggia per la sua vita religiosa dopo l’incontro del 1988 a Vallo della Lucania con monsignor Casale che lo aveva consacrato alla ordinazione presbiterale.
Da quel felice incrocio di vita è derivata tutta la sua esistenza sacerdotale a Foggia come vicario, delegato del segretario diocesano, assistente diocesano del movimento Rinascita Cristiana, direttore per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, direttore del centro per la pastorale giovanile e infine parroco della Chiesa della Madonna del Rosario, dal 1998 e per 9 ricchi anni, che furono i più attivi del suo servizio e i più intensi per i giovani e la comunità foggiana che lo ha conosciuto. Le sue messe all’aperto e le sue omelie ribelli e vibranti, così spesso piene di polis e di politica, facevano accorrere alle porte dell’ex ippodromo, anche dopo una giornata di mare e di sole, stuoli di curiosi, di fedeli, di giovani inquieti, di atei devoti, di anime in cerca di senso.
Priore del Santo Sepolcro e docente presso l’istituto di scienze religiose, don Valter, padre Valter fu un “accompagnatore della formazione del pensiero critico”, è stato detto questo pomeriggio.
Tutto il clero ha presenziato al suo funerale. Tanti i suoi figli spirituali in chiesa per l’ultimo saluto. Tanti i parrocchiani di quel quartiere della città.
“Don Valter ha compiuto la sua Pasqua – ha detto il vescovo Giorgio Ferretti che ha celebrato la santa messa -. Solo due settimane fa abbiamo concelebrato la messa crismale, è stato l’ultimo giorno, seduto su una carrozzina non ha voluto mancare. Mi ha anche dato un bacino al momento della pace. In questo giorno che è ancora Pasqua, la Pasqua del nostro Valter, si sente il profumo. È bello stare qui a pregare, a consolarci a vicenda attorno alla mensa che il risorto ci ha preparato. Il signore ci chiede ancora: mi ami? Rispondo con le parole di Valter, usate nel libro Essere amici di Gesù”.
In quel testo don Valter fa una disamina dei vari verbi utilizzati nella traduzione greca nel vangelo per indicare l’amore e l’amare. “Agapas? Mi ami chiede Gesù. Filo’, ti voglio bene gli risponde Pietro. Agapas? Chiede una seconda volta. E Pietro risponde filo’ Fileis? Gesù abbassa il tiro. Gesù prende l’amore che gli posso dare e lo trasforma in amore vero e grande, scrive Valter. Agapao, fileo. L’Amore è quello che resterà di noi. Valter era un prete teologo, un intellettuale creativo, è stato accolto nella casa del clero dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita ammalato La casa del clero è un luogo che dobbiamo proteggere perché verrà per tutti fratelli il tempo della debolezza. Ma questo è già il tempo della fraternità è nella fraternità e nel prendersi cura degli altri la natura della felicità. Amiamoci fratelli perché la sera è più vicina di quanto si pensi. Quando ci siamo conosciuti lui mi ha detto: offro per lei al Signore ogni fitta che sento. Vogliamoci bene perché è solo questo che conta. Visitiamoci, accudiamoci. Il senso di una vita è nell’amore, anche imperfetto. Nell’amore, in qualsiasi amore c’è sempre il seme della resurrezione”.