“Siamo stati isolati, la Regione Puglia ha sbagliato gli obiettivi. Nonostante tutto abbiamo migliorato le performance nel 2023, ma ora servono risposte”. I risultati presentati dal direttore generale del Policlinico “Riuniti” di Foggia, Giuseppe Pasqualone, sono adombrati da un fremito, quello del mancato supporto degli organi regionali sulla programmazione. Le slides corrono sugli schermi della sala “Turtur” durante la conferenza di servizi, con tanto di esultanza e ringraziamenti allo “sforzo del personale”, ma sono tanti i mugugni. I camici bianchi chiedono segnali concreti, a cominciare alla ‘remunerazione’ per i risultati raggiunti: l’alternativa – dicono – è l’impossibilità di trattenere le risorse migliori e di non curare adeguatamente i pazienti. “I tetti di spesa sono sbagliati – rimarca il manager -, così si continua a bruciare risorse. Sul risparmio per i farmaci abbiamo fatto il massimo, ma bisogna capire che siamo qui per fare sanità e non per fare economia”.
“Migliora la produttività ma bisogna sostenerla con nuove assunzioni”
Nel report del secondo anno di Pasqualone ci sono i dati salienti dell’anno appena trascorso e gli obiettivi da raggiungere nel breve periodo. “Abbiamo migliorato la produttività, ma dobbiamo sostenerla con nuove assunzioni – dice con un’altra stoccata a Bari -, finora abbiamo fatto l’esatto contrario, con una contrazione del personale…”. Entrando nel merito, è stato evidenziato il miglioramento del reddito di esercizio (passato da -46,6 milioni di euro nel 2021 a -5,5 milioni nel 2023), a fronte di una diminuzione dei contributi regionali, passati da 128 milioni nel 2021 a 120,3 nel 2024. “Dal 2019 al 2023 – aggiunge Pasqualone – i ricavi del Policlinico sono passati da 257,8 milioni di euro a 326,2 milioni, crescendo con un tasso annuo del 8,2%: dunque 68,4 milioni di euro in più. Mediamente, il maggiore contributo è rappresentato dalle prestazioni sanitarie (61,1%), cresciute di oltre 30 milioni in 4 anni. L’incremento è determinato dall’aumento delle prestazioni ambulatoriali (+673.489 in 4 anni) e della complessità dei ricoveri. A prestazioni quasi invariate, i ricavi da ricoveri sono aumentati di oltre 4 milioni fra il 2022 e il 2023″.
Sui costi, invece, Pasqualone ha parlato di “sostanziale riduzione”, sciorinando nel dettaglio i risultati: -8,5 milioni di euro sul personale; -1,8 milioni sui farmaci; -3,4 milioni sui dispositivi e -13,5 milioni sugli altri costi. “Anche nel 2022 il trend di decrescita dei costi sarebbe stato più considerevole in assenza dei rincari di gas ed elettricità”, ha precisato il dg. Entrando nel dettaglio, si legge nel report che “dal 2019 al 2022 i costi del personale hanno subìto una crescita costante, ma nell’ultimo anno sono stati ridotti”: “Nel 2023 l’incidenza dei costi del personale sulla produzione si è ridotta del -9,6% rispetto al 2022”.
Quanto alla farmaceutica, si legge: “Nel quadriennio compreso tra il 2019 e il 2023, a fronte di un aumento della produzione conseguito soprattutto negli anni 2022 e 2023, la spesa farmaceutica ha evidenziato una riduzione annua media di circa 1,5 milioni, passando dai 27,4 milioni nel 2019 ai 21,3 milioni nel 2023. L’incidenza della spesa sulla produzione si è ridotta del -5,5% in 4 anni, di cui -1,6% fra il 2022 e il 2023 “. Anche la spesa dei dispositivi, dopo il picco causato dalla pandemia Covid (nel 2021 ben 45 milioni di euro), presenta un trend decrescente da qualche anno: negli anni 2022 e 2023, a fronte di un aumento della produzione, la spesa dei dispositivi è diminuita di 2,3 milioni medi all’anno. Gli ulteriori costi di produzione, sono in decremento nell’ultimo anno. Tra questi i più cospicui sono rappresentati dagli altri beni e dai servizi non sanitari, che comprendono i costi del gas e dell’energia elettrica (in rincaro nel 2022).
“Erogato circa il 70% delle prestazioni in lista di attesa nel 2023”
Nonostante i problemi evidenti delle liste d’attesa, nel 2023 sono state recuperate 7 attività in agenda su 10. Nel dettaglio, sono state effettuate: 14.755 prestazioni ambulatoriali previste per l’anno scorso: 10.333, il 70%, erogate entro l’anno e 4.442 con codici errati o assenze; 1.624 ricoveri chirurgici programmati, di cui il 71% (1.153) recuperate entro l’anno, il 24,6% da recuperare (396), mentre il 4,6% riguarda le rinunce (75).
Cardiochirurgia, nuove grandi macchine e intelligenza artificiale
L’obiettivo principale è l’attivazione della Cardiochirurgia. Ma nella programmazione del 2025 ci sono 5 macro direttive: innovazione tecnologica, digitalizzazione, ampliamento dell’offerta sanitaria, miglioramento degli standard qualitativi e riorganizzazione aziendale. È previsto l’acquisto di 15 macchinari per migliorare il parco tecnologico: 4 tac 128 slice, 4 telecomandati, 2 acceleratori lineari, 1 risonanza magnetica 1,5 tesla, 1 mammografo, 1 pet tac, 1 ortopantomografo, 1 agiografo biplano e 1 agiografo monoplano. Sono 8 i progetti per la digitalizzazione del Policlinico: LIS – Sistema Informativo di Laboratorio, cybersecurity, customer satisfaction, infrastruttura di rete (Wi-fi), cispositivi (tablet, computer, stampanti), TAO – Sistema Informativo per la gestione dei pazienti che assumono la Terapia Anticoagulante Orale, MED-CAV – Sistema Informativo per la gestione della medicina del lavoro, digitalizzazione sale operatorie (di cui fanno parte i due progetti regionali: Riduzione tempi chirurgici e Digitalizzazione dei processi di pratica clinica – CCE).
L’offerta sanitaria sarà ampliata con diverse attivazioni e riqualificazioni: attivazione della struttura di Cardiochirugia presso il Quartiere Operatorio; rifunzionalizzazione del percorso Nascite; upgrade del Centro Procreazione Medicalmente Assistita – PMA dal I al III Livello; attivazione della struttura di Chirurgia Epatobiliare-Pancreatica; ripresa delle attività chirurgiche di trapianto del rene; attivazione Unità Spinale e Neuroriabilitazione. Infine, sono previsti cambiamenti a livello di governance aziendale con l’implementazione del nuovo modello dipartimentale, che prevede la razionalizzazione del numero dei dipartimenti per migliorarne la gestione; è prevista l’istituzione di un’area dedicata ai sistemi Informativi e alla Digitalizzazione.
Carrieri: “Cardiochirurgia, da salto nel buio a svolta”
Il preside della facoltà di Medicina, Giuseppe Carrieri, ha sottolineato la svolta con l’attivazione della Cardiochirurgia. “È tra i progetti che partiranno subito – ha spiegato -, l’Università di Foggia ha sostenuto un grosso investimento per il reclutamento del professor Domenico Paparella, tra i massimi esperti nazionali, senza che ci fosse un solo posto letto a disposizione. Questo ‘salto nel buio’ fatto qualche anno fa adesso verrà finalmente premiato. L’impegno dell’Ateneo è questo, anticipare il futuro per accrescere le competenze e i migliorare servizi sul territorio. La Pma è stato un altro investimento importante, ora è una realtà indiscussa. Così come il centro trapianti di rene, che finalmente dopo 3 anni di stop causa Covid riprenderà le attività. Di pari passo, la crescita della facoltà – abbiamo più di 35 scuole di specializzazione – sta dando una grande mano per la copertura dei servizi sanitari. Rispetto ad altri ospedali, sentiamo meno la crisi della penuria di camici bianchi”. L’altra novità rilevante riguarda il centro di simulazione chirurgica in attivazione. “Stiamo predisponendo un percorso che va dai 10 ai 20 mesi per formare i medici coinvolti nelle attività chirurgiche – ha detto l’urologo -, l’azienda ci ha dato disponibilità finanziaria e di spazi. A settembre partiremo con le simulazioni di intervento chirurgico su manichini, così come avviene nel campo anestesiologico. Queste sono le leve per renderci più attrattivi rispetto a chi ci sta intorno”.
Serviddio: “Abbiamo prodotto tanto, la Regione deve darci ciò che ci spetta”
Dura la posizione nei confronti della Regione Puglia del direttore del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche, Gaetano Serviddio. “I risultati del 2023 non li potremo ripetere nel 2024 – ha dichiarato -, perché abbiamo forti limiti dettati dai tetti di spesa. Non possiamo curare i pazienti con le tic tac – dice riferendosi alle necessità di risparmio costante sulla farmaceutica -, così come non possiamo continuare a tagliare sui dispositivi: vogliono che sterilizziamo i cateteri per utilizzarli su più pazienti?”.
Poi rincara la dose: “Abbiamo molti specializzandi in altre aziende, lì si struttureranno e rimaranno a lavorarci, mentre qui al Policlinico non abbiamo spazi adeguati nemmeno per le attività di didattica. Quest’anno abbiamo immatricolato 120 ragazzi, ne laureiamo 78. Ma se non ne laurei almeno 300 è difficile che rimangano da noi. Sembra che ci siano due regioni, una qui e una nel capoluogo: a Bari, con tutti i limiti in termini di produttività, hanno budget più importanti e tutti i dipartimenti, mentre qui ci accontentiamo di quello che passa il convento. Come fanno ad avere un fondo così rigoglioso se hanno performance peggiori delle nostre? Adesso vogliamo le risorse che ci spettano, bisogna chiedere con forza che venga riconosciuto il nostro impegno. Gestiamo ben 20 milioni di euro su 77 progetti, e altri 6 milioni per 15 progetti con risorse Pnrr. Cosa dobbiamo fare ancora per essere riconosciuti dalla Regione?”, conclude.