Al Comune di Foggia ci si accapiglia su strade ancora dissestate, scivoli perennemente occupati, l’eterno Pug in gestazione, parchi chiusi, servizi sociali inadeguati alla società che cambia, mancanza di parcheggi, buio pesto in alcune strade nonostante le nuove lampade, perdita di appeal immobiliare, criminalità, emergenza abitativa e devianza giovanile nelle tante periferie urbane?
Nulla di tutto ciò. In Consiglio comunale tiene ancora banco l’idea di rinfacciarsi le responsabilità che hanno condotto l’Ente al pre dissesto finanziario, con tanto di fuori onda e minacce. “Posso cacciare mille argomenti su di te, su tuo suocero e tua sorella”, si è sentito ad un certo punto nell’aula.
Il fatto personale è stato la regola quando si è dovuto votare l’atto che certifica la fuoriuscita dal Salva Enti.
Hanno cominciato gli oppositori Giuseppe Mainiero, Nunzio Angiola e Claudio Amorese. È seguita la difesa d’ufficio del capogruppo dem Pasquale Dell’Aquila.
“Io c’ero col sindaco Gianni Mongelli e insieme abbiamo avuto coraggio di prendere quella decisione sul fondo di rotazione. Questa città andava verso il dissesto che comportava di azzerare tutto. Ringrazio pubblicamente Gianni Mongelli ma devo ringraziare prima di tutto i cittadini che hanno subito e hanno contribuito nel pagare anche le tasse. Non volevo più tornare indietro. Mi ricordo che nel 1998 fu creata una società, la Federico II le cui partecipate erano Amica, Ataf e Amgas. Dopo 4 anni quella società è fallita e sono stati buttati dalla finestra 40 miliardi di euro, creando problemi a queste partecipate che non avevano quelle somme. Tutti erano felici, si volava, ma è stato un danno per le casse comunali. Con Daunia Ambiente noi avemmo il coraggio di stabilizzare i dipendenti ma ora con l’uscita dal piano di rientro sono convinto che dobbiamo dare risposte alla cittadinanza. Cerchiamo di avere un rapporto costruttivo, non possiamo più aspettare. Dobbiamo lavorare per migliorare i servizi di Ataf, Amgas, Amiu e Am Service. Non possiamo sempre puntare il dito. Gianni si è ammalato per risolvere i problemi, siamo stati assediati dai dipendenti di Amica. Sembrava facile, ma non è stato facile raggiungere quell’obiettivo recependo le risorse del fondo di rotazione. Si possono commettere degli errori ma chiedo la massima attenzione di tutti noi per risollevare le sorti di questa città”.
Pieno di ars retorica il discorso di Raffaele Di Mauro: “Accolgo l’invito del collega Dell’Aquila, lo spirito di questa opposizione è positivo e collaborativo. Ma non possiamo essere eternamente collaborativi sull’immobilismo. Di argomenti ne abbiamo. Prendiamo atto della fine di un periodo di rinunce. Ma è giusto ricordare, l’individuazione delle responsabilità ci serve. Ricordare significa fare esperienza. Sarò analitico. È giusto ringraziare Mongelli, perché ha cercato di salvare il salvabile, ma quell’atto fu un atto di salvezza degli amministratori perché col dissesto sarebbero diventati incandidabili. Gli anni caldi della debitoria sono dal 2004 al 2009. Arrivammo con 44 milioni di debiti. Quando nel 2010 si insediò una commissione speciale presieduta da Mimmo Verile si capì che quei debiti erano frutto delle somme urgenze. Quei 37 milioni di euro diventarono molti di più. Fu una bonifica lacrime e sangue. Quando la gente ci chiedeva le strade, noi potevamo mettere le toppe. Oggi ci troviamo a dire menomale. E se i meriti si possono distribuire noi però sulle responsabilità dobbiamo andare in un senso unico. Le responsabilità hanno un solo colore”.
A tale accusa ha risposto il decano Italo Pontone: “In prima persona ho vissuto le varie epoche, Verile, Agistinacchio, Ciliberti e Mongelli e ricordo lo slogan perché i fagiani volano e i foggiani no, sapendo tutti che quella iniziativa non aveva condizioni economiche perché le spese del mantenimento dell’aeroporto erano superiori a tutto quello che la città poteva sostenere. Ho fatto parte in maniera attiva della Giunta Ciliberti, alcune iniziative prese con superficialità sono entrate nel calderone che prendeva le mosse però dai fagiani. Mongelli fece una operazione storica, dobbiamo applaudire quella iniziativa. Sicuramente sarebbe stato meglio tenere delle politiche diverse su alcune partecipate, se abbiamo raggiunto questo risultato dopo aver ringraziato i cittadini per aver subito dobbiamo ringraziare Dicesare che in maniera silenziosa ha lavorato. Spero che da oggi si dimentichi tutto quello che è accaduto. Possiamo andare a vedere tutte le responsabilità, ma dovremo cominciare a dire che non c’è più un cappio per le spese. Questa libertà di manovra economica ci permetterà di dare risposte ai nostri cittadini”.
Secca e seccata la reazione della sindaca Maria Aida Episcopo: “Non mi appassionano questi racconti, avremmo potuto fare una campagna elettorale su questo. Facevo parte da tecnica del Mongelli ter, non per questo mi deresponsabilizzo, mi onoro di averne fatto parte. Mongelli è un uomo perbene, onestissimo che ha patito sulla sua stessa carne di una situazione lontana. A me interessa la storia di domattina. Oggi doveva esserci un altro battesimo perché era un passa verso la svolta. Ho sentito con disprezzo dire Mongelli-Episcopo, è un gioco piccino, non ci sto alle strumentalizzazioni. Lasciamo perdere le storie individuali e le sofferenze politiche. Nessuno si tira indietro, abbiamo fatto operazioni azzardate come la proroga di Am Service o alcune stabilizzazioni. Noi i cittadini li vogliamo sentire e vogliamo essere onesti raccontando la nostra storia senza macchiare quelle degli altri. Chi ha la bacchetta di maga maghella me la presti. Se si cambiano 20mila lampadine col led va dato il tempo di trovare il giusto lumen. Faremo concorsi terzi e tersi. Per una forma di garanzia di tutti. Proporrò di passare alla Stazione Unica Appaltante per gli appalti sovrasoglia. Ci interessa la rigenerazione urbana e la sostenibilità urbana non solo riguardo al verde e ai luoghi della socializzazione giovanile. Non ci asterremo mai dal fare passi coraggiosi, arditi e anche nelle ore fuori servizio”.