Voti comprati per 50 euro, liste di nomi e lunghi database. Nelle 376 pagine dell’ordinanza della gip De Santis è ricostruita l’inchiesta che ha travolto Triggiano e Grumo Appula, costringendo alle dimissioni l’assessora regionale ai Trasporti, Anna Maurodinoia detta “Anita” che ha lasciato il Pd.
La donna, già indagata per la presunta compravendita di voti alle Comunali di Bari nel 2019, è stata sottoposta a perquisizione per vicende elettorali risalenti al 2021, anno delle amministrative a Triggiano. Ma l’inchiesta riguarda anche le Comunali 2020 a Grumo Appula che si svolsero in concomitanza con le Regionali. L’obiettivo della presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale sarebbe stato quello di fare eleggere Anita Maurodinoia al Consiglio regionale e Nicola Lella e Giuseppe Fiore nel Consiglio comunale di Grumo. A Triggiano, invece, gli indagati avrebbero agito per far vincere – come avvenne – Antonio Donatelli.
Per questa maxi inchiesta tra Grumo e Triggiano risultano 72 indagati e una serie di misure cautelari. Carcere per Nicola Lella, domiciliari per Alessandro Cataldo detto “Sandro”, marito della Maurodinoia, Armando Defrancesco, Antonio Donatelli, Giovanni Lavacca, Alberto Leo Perrelli, Piergiorgio Andrea Perrelli e Vito Perrelli. Infine, divieto di dimora a Triggiano per Gaetana Lanotte e Francesco Donatelli.
Centrale nella vicenda il ruolo di Cataldo, indicato nelle carte quale “fondatore ed esponente di spicco del movimento politico Sud al Centro”. Con lui l’ex consigliere circoscrizionale di Bari, sempre della lista “Sud al Centro”, Defrancesco che si definiva “figlioccio” di Cataldo.
Gli inquirenti parlano di “scenari rilevanti, sia per la gravità dei fatti, sia quando i due affrontavano l’argomento che, seppur intrapreso in maniera fugace, afferiva alle numerose ‘conoscenze’ che Cataldo e di riflesso Defrancesco avrebbero intrattenuto con soggetti appartenenti alle Forze dell’Ordine ed operanti in provincia”.
Cataldo avrebbe posto in essere un vero e proprio “sistema” al fine di “raccogliere consenso elettorale, avvalendosi dell’ausilio, pienamente consapevole, dei suoi più stretti collaboratori, tutti gravitanti all’interno del movimento politico ‘Sud al Centro’, tra cui, ovviamente e per sua stessa ammissione, lo stesso Defrancesco”.
Il sistema, che si sarebbe avvalso – anche ma non solo – dei “numerosi contatti, soprattutto relativi ai tanti giovani in cerca di una stabile occupazione lavorativa, registrati ed acquisibili perlopiù dagli archivi delle Università Telematiche Pegaso e Mercatorum (delle cui sedi baresi Cataldo è risultato avere la piena gestione e controllo, in forma occulta), nonché da quelli degli enti di formazione professionale operanti in Bari e provincia in cui Cataldo è emerso avere un ruolo significativo, certificati dalle suddette Università ed accreditati presso la Regione Puglia, prevedeva che un ‘referente’ si ponesse in contatto con essi per sondare il terreno e quindi offrire, senza mezzi termini, un compenso economico pari a 50 euro per ogni voto tributato, se non altre utilità”.
De Francesco si sarebbe rivelato “alquanto puntiglioso – si legge ancora nell’ordinanza – nel descrivere il funzionamento del complesso sistema di accaparramento del voto, tanto quanto perfettamente a conoscenza delle modalità che permettevano agli attori di riscontrare se in effetti le preferenze concordate illecitamente erano state o meno conferite dall’elettore corrotto al candidato da loro indicato una volta entrato all’interno della cabina elettorale”.

La confessione di Defrancesco
L’ex consigliere circoscrizionale decise di farsi interrogare in seguito alla rottura dei rapporti con il suo “padrino” Cataldo. Defrancesco progettava di dare vita ad un ente di formazione professionale che si sarebbe messo in competizione con le analoghe attività del marito della Maurodinoia, una decisione che fece scoppiare l’astio tra i due indagati.
Ecco la versione dell’uomo fornita agli inquirenti: “Io ho tutti questi contatti, più di 2000 persone che noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, noi facevamo … diciamo.. compravamo i voti, ti dico anche il sistema che facevamo, lui che è un genio (parla di Cataldo, ndr), su questo bisogna riconoscerlo, lui aveva un sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me. Lui ti sapeva dire se tu lo votavi o meno attraverso questa tecnica. Allora lui usava me perché tra i giovani avevo molte amicizie, noi pagavamo 50 euro a voto. Come faceva lui a vedere e a sapere se tu avessi votato o meno, lui nel frattempo la prima fase consisteva in questo: reclutare le schede elettorali, carte d’identità le fotocopie e il numero di telefono. Questi numeri venivano messi in un database in un computer l’ultimo giorno delle… era micidiale micidiale, l’ultimo giorno cioè il giorno prima delle votazioni, si votava la domenica, il sabato la gente diceva ‘ma a noi quando ci chiamate? quando ci …’ perché non dicevamo ‘lasciate i vostri documenti poi vi chiamiamo. Noi li contattavamo tutti, cioè quindi noi il venerdì dicevamo ‘vedi che tu domani devi venire a quest’ora, in questo momento, in questa sede. Che venivano a fare loro? loro venivano, noi davamo dei fac-simili di votazione. Quando si dice che il voto è segreto è bugia perché tu lo scopri dopo due secondi, attraverso il suo metodo io te lo scopro dopo due secondi. E quello quando andava a vedere che c’era ti pagava altrimenti non ti pagava. Allora ci faceva dire ovviamente alle persone che dovevano volare in questa maniera. Leone Gerardo simbolo del sindaco, consigliere e il simbolo del partito…”.
E ancora: “Nel senso che a te diceva metti la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia veniva l’altro e diceva: ‘quanti siete in famiglia? 4, ti do 200 euro io nella tua sezione voglio trovare questi quattro voti come ti ho detto! Veniva un altro poteva essere pure che era la stessa sezione, per distinguerli che faceva, diceva all’altro non mettere… che questi li chiamavamo le varie formule. Avevamo 7-8 formule di voto. All’altro, all’altra famiglia, all’altra persona diceva, capitava, poteva capitare ad esempio sezione 7 poi veniva l’altro daccapo sezione 7 mica davi la stessa formula se no tu non potevi capire. Tu invece di mettere la X sul partito sul sindaco metti la X sul partito e scrivi Maurodinoia Anita invece di Anita Maurodinoia… I rappresentanti, gli ufficiali. Quando andavano a fare lo spoglio… eh quando lo spoglio, quello si segnava le formule. Il presidente“.