Una vicenda degna di una “spy story”. Michele Romito, il 61enne di Manfredonia arrestato nell’operazione “Giù le mani”, ha svelato molti retroscena, tutti da verificare, sulla maxi inchiesta di procura e finanza. Il suo racconto al giudice e ai pm è stato lungo e articolato ed ha riguardato in modo particolare il suo ristorante “Guarda che Luna”, smantellato dopo una lunga battaglia legale. Per le presunte pressioni in Comune, messe in atto per “salvare” il locale, Romito è stato arrestato (in carcere) insieme all’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini, quest’ultimo finito ai domiciliari.
Tra gli arrestati in “Giù le mani”, ma per altre vicende, Michele e Raffaele Fatone (padre e figlio detti “Racastill”) e Grazia Romito (sorella di Michele). Misure cautelari meno afflittive per l’ex segretaria comunale Giuliana Galantino e per Luigi Rotolo.
“Tutti sapevano”
Dal lungo verbale di interrogatorio emerge subito un dettaglio molto rilevante: tutti, stando a Romito, sapevano del blitz “Giù le mani”. Ecco le parole del 61enne manfredoniano: “Il sindaco Rotice sapeva di tutta l’indagine, perché chi ha fatto quest’indagine qua, dottoressa, lei lo deve sapere: è il marito dell’avvocato del Comune. Tutti sapevano di quest’indagine, tutti. Vi dico solo questo. Il sindaco ancora oggi va alla Guardia di Finanza il pomeriggio alle tre – tre e un quarto di venerdì, e va a parlare con il Capitano; il sindaco sapeva tutto questo che doveva avvenire. Dottore, la microspia è stata trovata da Salvemini, vero? Non è che Salvemini si è messo a fare l’elettricista, andava là e… io dico i fatti perché parlo chiaro, sono bianco; l’ha trovata perché qualcuno l’ha avvisato“.
“C’è la Guardia di Finanza addosso”
Come già riportato da questa testata, Romito ha spiegato agli inquirenti che la famiglia Rotice gli chiese sostegno elettorale per le Comunali del 2021 e che il sindaco gli dava persino ragione sul “Guarda che Luna”. “È stato il sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice, a dire alla faccia mia: ‘Tu quando devi parlare su fatti amministrativi, fatti aiutare… no aiutare, scusa, è una parola… spiega tutto a Salvemini, che c’è mio nipote, chiama mio nipote e andate da Salvemini’; queste sono le cose”.
“Lui è ingegnere, non è che è un calzolaio; essendo le cose giuste come mi aveva detto a me, che praticamente… Aveva detto: urbanisticamente noi abbiamo visto, è tutto… Mi ha dato anche la mano, ha detto: ‘È tutto regolare, avete anche una sentenza penale per accertamenti sul posto, questo e quest’altro’… tutte queste cose qua”.
E ancora: “Dopo le votazioni, dopo l’incontro… Io mi sono incontrato con Angelo Salvemini se non sbaglio a febbraio – marzo, quando Rotice mi disse: ‘Non ci dobbiamo più vedere, che c’è la Guardia di Finanza addosso’; me lo disse lui”.
Il pm: “Da febbraio-marzo 2022 quante volte si è incontrato con Angelo Salvemini?”. E Romito: “Più di una volta ma non ricordo. Vi dico subito: fino all’estate chiamavo la maggior parte delle volte su Telegram a Santoro (nipote di Rotice, ndr) e andavamo il pomeriggio alle tre – tre e un quarto allo studio suo; tanto voi avete tutto. Andavo pure dall’amministrativista io, mica solo dall’avvocato amministrativista; io andavo dall’avvocato penalista, andavo da tutti e poi andavo pure da Angelo Salvemini”.
A questo punto, l’indagato ha svelato una “spy story” per eccellenza. “Salvemini ha registrato sindaco… ha registrato tutti quanti, alla Galantino, al prefetto, ha registrato tutti quanti, che il prefetto chiamava a tutti quanti e diceva: ‘Tu devi fare così, non devi fare così; tu devi fare così e non devi fare così’; il prefetto che c’entra in questa situazione. Ecco perché io stavo male, stavo nervoso. Perché dico il prefetto… no il prefetto, giudice, quando parlo di prefetto parlo della dottoressa Miscia e del poliziotto Matteo La Torre, che dice che mi vuole morto. Il poliziotto mi vuole ammazzare, quell’altro mi vuole ammazzare, io ho sfogato così che mi vergogno pure di dire quello che ho detto”.
Per Romito “è stato preso di mira il cognome, punto”. L’indagato è infatti fratello maggiore dei boss Franco e Mario Luciano Romito, uccisi nella guerra di mafia garganica. “Non voglio nemmeno uscire da questa merda, voglio restare, chissà mi viene pure l’infarto; a me interessa che viene la verità a galla per i miei figli e i miei nipoti. E basta, questo voglio io. Poi, un giorno uscirà la verità a galla e poi vedrete, un giorno uscirà e vedrete”.
L’audio “spezzettato”
La spy story prosegue con la frase di un avvocato registrata di nascosto, stando alla ricostruzione dell’indagato, da La Torre. Una registrazione che sarebbe stata manomessa allo scopo di fare terra bruciata attorno a Romito stesso. Il 61enne manfredoniano ha riferito di averla ascoltata grazie ad un collega dell’agente di polizia in questione.
“Il giorno che stavano smantellando Guarda che Luna loro stavano festeggiando a Foggia in un ristorante e stava Matteo La Torre insieme a Gianni Rotice e non so chi stava più, stavano festeggiando lì. Mi fece sentire questa registrazione e questa registrazione si vedeva che era una registrazione spezzettata, va bene o spezzettata o no poi sarà il perito a valutarla, e diceva… sentivo solo la voce dell’avvocato, ecco perché poi ho pensato… Va bene. Dove diceva: ‘Romito ha pagato la soprintendenza per avere l’autorizzazione paesaggistica’. C’era solo il parlatore e si sentiva bipi bipi bipi bipi, avete visto le radio, dottore, quando parlano le radio nelle caserme. Si sentiva solo la voce di… Senza la voce di quell’altro che faceva le domande. Sembrava un robot“.
E ancora: “Quello che voleva far capire: è stato smontato, che quell’autorizzazione paesaggistica… Come ti devo dire: il Comune, il sindaco, tutti quanti, erano praticamente… Come per dire che io avevo fatto degli imbrogli con la Soprintendenza; quell’autorizzazione, cioè, non ne tenevano conto”.
Il poliziotto avrebbe fatto ascoltare la registrazione manipolata ad alcuni politici della città: “Gliel’ha fatta sentire a tutti quelli per fare terra bruciata dicendo che io ero uno…”. In base alla ricostruzione, il poliziotto avrebbe avuto interesse affinché Romito se la prendesse con l’avvocato registrato per motivi di risentimento.