Nuovi dettagli dal fascicolo “monstre” dell’operazione “Giù le mani”. Migliaia di pagine ricostruiscono legami e interessi a Manfredonia, città travolta da inchieste e scandali.
Riflettori sull’Ase, l’azienda di servizi ecologici già citata nella relazione di scioglimento per mafia del 2019 ma che continuava ad avere al suo interno i “Racastill”, noti per la fama criminale di cui godrebbero.
“Appare opportuno sottolineare – riportano le carte di “Giù le mani” – che nell’Ase hanno operato e operano a vario titolo appartenenti alla famiglia Fatone, cosiddetta ‘Racastill’. Come riferisce Raphael Rossi (l’ex amministratore che sarebbe stato minacciato dall’arrestato Michele Fatone, ndr), il Fatone, in qualità di rappresentante dei lavoratori, in diversi incontri insisteva in merito alla stabilizzazione dei lavoratori interinali, tra i quali erano presenti due suoi figli ed un ulteriore parente”.
Si legge ancora: “Michele Fatone in veste di rappresentante sindacale, insisteva in particolare per la conversione dei contratti di lavoro interinale esistenti in contratti a tempo indeterminato. Avevo appreso – la ricostruzione di Rossi agli organi inquirenti – che due suoi figli erano impiegati in azienda quali interinali a seguito della selezione operata dal mio predecessore e che almeno un altro suo parente era in azienda quale Lavoratore Socialmente Utile”.
“Al punto che lo stesso ex sindaco Angelo Riccardi (che intratteneva costanti rapporti con il Fatone Michele) – riportano le carte della Guardia di Finanza -, chiedendo un incontro con l’amministratore unico Raphael Rossi, arrivava a caldeggiare una sorta di preferenza nella stabilizzazione a favore di chi avesse esperienza diretta lavorativa, nonché relativamente alle persone alle quali il Rossi stesso facesse affidamento”.
A Rossi fu anche recapitata una busta con proiettili: “Non ho sospetti su nessuno ma in data 13 maggio 2021 il dipendente aziendale Michele Fatone a seguito della consegna di un provvedimento di trasferimento della sua mansione ad altra si rivolgeva nei miei confronti dicendomi: ‘Rossi, grazie. Te la farò pagare’“.
Successivamente, “in data 14 luglio 2021 – sempre Rossi agli inquirenti – ricevevo un messaggio tramite sistema di messaggistica istantanea WhatsApp dall’ex sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, che attualmente e consulente della Regione Puglia proprio in materia di rifiuti. Nel messaggio proponeva di incontrarci e così lo invitavo in azienda per l’indomani. L’incontro che avevo accettato per parlare del nostro impianto di selezione di rifiuti plastici in attesa di autorizzazione regionale mi lasciò una strana sensazione tanto da riferirne il giorno dopo a Sua Eccellenza il prefetto Piscitelli (all’epoca commissario del Comune di Manfredonia, ndr). Nel colloquio avvenuto il 15 luglio 2021 nel mio ufficio presso la sede aziendale iniziavamo con il tema delle assunzioni per cui Riccardi mi diceva che era ingiusto non tenere conto delle persone che avevano lavorato da precari per l’azienda in passato, io spiegai che gli interinali di ora e del passato avrebbero potuto concorrere ma che non potevano essere favoriti. L’esperienza, assunta a Manfredonia o in altro luogo avrebbe potuto essere considerata come la patente di guida. Mi esponeva i suoi giudizi sulla scarsa pulizia della città, aggiungeva a questi che io mi ‘stavo fidando delle persone sbagliate mettendo da parte le persone giuste’, immaginai che si riferisse allo spostamento di mansione di Michele Fatone”.
Rossi dovette superare momenti molto difficili, soprattutto dopo la notizia delle minacce con proiettili. “La mia famiglia ha sofferto forti preoccupazioni, anche per questo ho dovuto mettere mia madre nella black list di Facebook per evitare che venisse a conoscenza della vicenda”.
Fatone e la politica
I fascicoli di “Giù le mani” dedicano un intero capitolo ai rapporti tra Fatone e la politica manfredoniana che la Guardia di Finanza intitola: “Contatti del Fatone Michele con esponenti politici”. Infatti, oltre ai legami con l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini, agli arresti domiciliari, gli investigatori hanno evidenziato l’accostamento tra “Racastill” ed altri politici locali, seppur non indagati nell’inchiesta.
Ebbene, “nelle comunicazioni ambientali poste in disamina – si legge -, Fatone ricercava consensi da parte di esponenti politici di Manfredonia, da questi contattati relativamente ad una lettera da lui sottoscritta, con cui venivano illustrate una serie di rimostranze sulla gestione dell’Ase da parte del Rossi. Nello specifico, la lettera in argomento veniva indirizzata al sindaco Rotice, al presidente del Consiglio comunale Giovanna Titta e agli assessori e consiglieri, depositata al Comune ed assunta al prot n. 23168 del 30 maggio 2022 (tale versione protocollata veniva anche trasmessa tramite chat Whats App Messanger ad Angelo Riccardi, a Cosimo Titta – avvocato e politico locale, padre di Giovanna, ndr – e ad Adriano Carbone – consigliere di maggioranza condannato in “Omnia Nostra”, ndr –)”. Per gli inquirenti “tale circostanza – si legge -, assumerebbe rilievo, valutando che la sfiducia all’amministratore dell’Ase da parte del sindaco sarebbe giunta dopo non molti giorni dal deposito al Comune di Manfredonia della predetta missiva del Fatone“.
E ancora: “Nell’ottica di ricostruire le ulteriori ingerenze del Fatone nell’ambiente Ase, in ragione delle sue vicinanze con i predetti esponenti politici, assumono rilevanza le seguenti captazioni: relativamente all’intercettazione ambientale/telematica eventi chat Whats App Messanger, il 24 giugno 2022 il Fatone inoltrava una foto dell’organigramma aziendale Ase SPA e una registrazione audio al Rotice, con la quale manifestava di aver recepito come provocatorio nei suoi confronti il fatto di non esser stato citato nell’organigramma aziendale dell’Ase (“Questo è un’ennesima provocazione che anche sul piano industriale a me non mi hanno messo da nessuna parte”)”.
Sempre Fatone, presso il bar “Bakery San Giuseppe” “discutendo col Riccardi del provvedimento di progressione al 7° livello ottenuto dal dipendente Ase Sabino Samele, affermava riferendosi al sindaco Rotice: ‘Ho detto ‘oh! se tu hai avuto il voto … devi dire … tu devi dire grazie a noi’ ho detto ‘la differenza tra te e Titta, Titta mi deve ringraziare mille volte, tu nemmeno una volta hai capito, adesso fai quello che devi fare’. Fatone, discutendo col Titta del provvedimento di progressione al 7° livello concesso al dipendente Samele sottolineava il suo appoggio politico all’interlocutore, chiedendogli contestualmente di intervenire politicamente sull’amministratore dell’Ase per la sua questione (‘Non esiste questa rottura con noi, perché fa quello che dice l’amministratore, tra politica, l’amministratore adesso fa tutto quello che dice la politica! Ha cambiato l’ordine di servizio a Lorenzo Damiano (altro impiegato Ase, ndr), a Sabino Samele. Gli ha fatto questo! Perché io non sto … capito… mi interessano le cose più importanti, hai capito, perché io, mi hanno chiamato i miei colleghi, quelli che hanno votato te”.
A parere degli inquirenti, “i rapporti intrattenuti dal Fatone con i referenti politici del territorio, di cui parte di questi gli riconoscevano il sostegno elettorale (Angelo Salvemini, Giovanni Rotice, Cosimo Titta), gli consentivano di orientare a suo favore la loro opinione su vicende di proprio interesse e, ad un tempo, tali relazioni venivano da questi utilizzate obliquamente, in quanto partecipate ai dipendenti Ase a lui sodali per alimentare il suo potere in ambito aziendale, mostrandolo capace agli occhi dei suoi colleghi, in virtù di tali rapporti, di un diretto intervento a loro favore in caso di necessità, nonché quali strumenti di risoluzione a favore di sé stesso e del figlio Raffaele (ai domiciliari, ndr) delle questioni del suo ricollocamento alle precedenti mansioni di ‘vigilatore’ e della stabilizzazione lavorativa del figlio”.
Il legame con i Li Bergolis
I fascicoli di “Giù le mani” hanno anche ricostruito la storia dei Fatone “Racastill”, in parte già narrata nella relazione di scioglimento per mafia del Comune di Manfredonia nel 2019. Su Michele Fatone è riportata una vicenda “datata 29 maggio 2004, gip Fanizzi del Tribunale Civile e Penale di Bari, afferente all’indagine denominata Iscaro-Saburo” sulla “prossimità del soggetto, nonché di alcuni suoi familiari, rispetto alla consorteria mafiosa locale dei Li Bergolis di Monte Sant’Angelo“.
“Si riporta un estratto d’interesse del precitato provvedimento: Gli indizi di colpevolezza a carico di Franco e Matteo Li Bergolis (i fratelli capi clan, ndr) sono desunti dalle conversazioni tra presenti intercettate a bordo dell’autovettura di Franco Li Bergolis, in data 26 luglio 2001 progressivo 453 e in data 27 luglio 2001 progressivo 463. Alle ore 19:11:00, del 26 luglio 2001, Franco Li Bergolis incontra Damiano Albonino con il quale discute della questione di un costruttore manfredoniano. Costui è ricorso al prestito di soldi, con interessi usurai, dagli zii di Albonino, Fatone Michele e Fatone Vincenzo (fratello di Michele e di Ciro, ndr)”.
“Nel contenzioso – è riportato sempre nelle carte della maxi inchiesta -, poiché il costruttore non poteva onorare ai fratelli Fatone gli interessi maturati, interveniva Albonino, nipote dei predetti Fatone che s’interessava per il recupero del denaro dall’imprenditore edile. La vittima ricorreva all’aiuto dei Li Bergolis che richiamavano Albonino per sistemare la questione. Nel contesto della conversazione intercettata, Franco Li Bergolis per conto del clan di appartenenza ribadisce ad Albonino che il costruttore già sta elargendo soldi con interessi usurai ai Li Bergolis, ma Albonino, impassibile, replica che questi sono affari dell’imprenditore che deve comunque restituire, come da impegni esistenti, i soldi ai fratelli Fatone. Alle ore 11:15:08, del 27 luglio 2001, con riferimento alla conversazione intercorsa alle ore 19:11:00, del 26 luglio 2001, Albonino s’incontra nuovamente con i fratelli Li Bergolis, per risolvere la questione concernente i soldi che il costruttore manfredoniano deve elargire, con interessi usurai, agli zii dell’Albonino (Michele e Vincenzo Fatone)”.