Una rete di “colletti bianchi” composta da imprenditori, funzionari Inps, funzionari prefettizi, commercialisti, consulenti e persino un poliziotto e un consigliere comunale del Pd. Le carte di “Farm Ghosters” raccontano il sistema messo in piedi, secondo l’impianto accusatorio, da Antonio Da Bellonio e Antonio Reddavide, i due imprenditori ritenuti dagli inquirenti “promotori e capi dell’associazione”, entrambi cerignolani.
Da Bellonio quale amministratore di fatto di “Terre e Gusti di Capitanata s.r.l.s.” e un altro indagato, Michele Di Palma, sempre di Cerignola ma originario di Monte Sant’Angelo, quale formale rappresentante e firmatario delle istanze di nulla osta, “presentando nell’ambito del decreto flussi istanza per l’assunzione lavorativa di stranieri provenienti dal Marocco – riporta l’ordinanza cautelare -, avrebbero indotto in errore l’Ispettorato territoriale del lavoro e gli ufficiali prefettizi impiegati presso lo Sportello Unico Immigrazione della Prefettura di Foggia circa la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento delle stesse”. In buona sostanza sarebbero stati indotti con l’inganno a rilasciare nulla osta ideologicamente falsi in quanto basati su presupposti inesistenti, consistenti nella prospettazione di rapporti di lavoro in realtà inesistenti per l’inoperatività delle società datrici.
Un’organizzazione “stabile e duratura”
Da Bellonio, Reddavide, Michele Pastore (commercialista consulente), Celestino Capolongo (funzionario Inps e consigliere comunale del Pd a Cerignola), Michele Lasalvia (gestore di un Caf) e Pasquale Occhionero (imprenditore), si sarebbero associati tra di loro “allo scopo di commettere una serie indeterminata di truffe ai danni dello Stato – riporta l’ordinanza cautelare – e delitti ad esse funzionali, mediante l’assunzione di un numero elevato di lavoratori che non prestavano alcuna attività lavorativa ma ricevevano indennità di natura previdenziale (disoccupazione, assegni familiari, malattia), risultati formalmente dipendenti di società fittizie, con la predisposizione artata di operatività, la simulazione di rapporti commerciali con terzi, l’acquisizione dei documenti, l’indottrinamento dei lavoratori in occasione di ispezioni, condotta posta in essere utilizzando mezzi in comune, individuando le modalità di creazione delle società ed i lavoratori da assumere e fornendosi supporto reciproco in caso di bisogno durante la commissione dei reati e dividendo, all’esito, quanto ricavato dai reati commessi”.
Ognuno avrebbe apportato “il proprio concreto contributo alla crescita ed alla stabilità dell’associazione in modo da renderla stabile e duratura con la consapevolezza e la volontà di farne parte, nonché con la garanzia della buona riuscita delle truffe previdenziali grazie all’intervento nelle singole fasi procedimentali”.
Da Bellonio avrebbe curato in prima persona l’assunzione, in maniera fittizia, di un considerevole numero di dipendenti a tempo determinato, al fine di permettere agli stessi di beneficiare delle indennità previdenziali.
Ingenti danni all’ente previdenziale
La remuneratività di tale sistema “è derivata immediatamente – si legge sempre nell’ordinanza – dal conseguimento dei benefici assistenziali in favore degli asseriti lavoratori che, pur non avendo mai prestato attività lavorativa per le società denunciate, potevano presentare indennità di disoccupazione, malattia e maternità, i cui importi sono stati prontamente accreditati dall’Inps anche grazie al solerte impegno di Michele Lasalvia e Antonio Reddavide, pronti ad intervenire per risolvere qualsiasi difficoltà procedurale anche mediante continua e diretta interlocuzione con Capolongo“, quest’ultimo consigliere comunale del Pd di Cerignola sospeso dal prefetto di Foggia, Maurizio Valiante dopo la notizia dell’arresto.
A parere degli inquirenti, “il sistema ha prodotto un ingente danno all’Ente previdenziale, nonché la fittizia creazione di posizioni previdenziali con oneri contributivi mai ottemperati dai datori di lavoro. La preordinazione da parte del sodalizio di un sistema di mascheramento della effettiva titolarità dei rapporti si realizza mediante la spendita di società che si sono avvicendate tra loro per eludere i controlli ispettivi volti a neutralizzare o quantomeno annullare gli effetti della frode”.
“Il reperimento di ‘manodopera’ sarebbe stato garantito dal Caf gestito da Lasalvia e, di fatto, da Reddavide, punto di riferimento di persone che vi confluivano, consapevoli della offerta di posizioni previdenziali e contributive e della cura delle pratiche volte ad ottenere le indennità. E proprio su questa massiccia disponibilità di risorse umane e su un know-how ‘assistenziale’ e lavorativo, nonché di specifica esperienza criminale nel settore che si fonda la struttura organizzativa del sodalizio, che ha fornito agli indagati una metodologica di certa produttività e di agevole operatività”.
Il funzionario prefettizio e il poliziotto
Nella lunga ordinanza spunta anche il funzionario prefettizio in pensione, Onorato D’Amato. L’uomo avrebbe “sfruttato le relazioni esistenti con funzionari prefettizi di Foggia, in ragione della sua pregressa attività lavorativa, facendosi indebitamente dare la somma di denaro pari a 3mila euro da Da Bellonio, gestore delle pratiche di assunzione di lavoratori stranieri nell’ambito della procedura dei ‘flussi’, di concerto con Said Oubakeni, a titolo di prezzo della propria mediazione illecita finalizzata ad ottenere un interlocuzione diretta con i funzionari prefettizi, quali pubblici ufficiali nell’ambito della procedura dei flussi, per ottenere informazioni sulle pratiche ed il superamento di eventuali problematiche, somma corrisposta mediante consegna di denaro in contante in data 25 maggio 2023 per l’importo di 1.500 euro a Lesina e in data 26 maggio 2023 per l’importo di 1.500 euro a Foggia”.
Infine, il poliziotto Alessandro Ardone, originario di Brindisi ed “ispettore – riporta l’ordinanza del gip – presso la squadra mobile di Cerignola”. L’uomo avrebbe utilizzato vetture di servizio “per incontrare Da Bellonio e concordare con questi il conseguimento illecito dei nulla osta e provvedere alla consegna del denaro ottenuto dagli stranieri beneficiari”. Sono stati documentati alcuni episodi: “In particolare, in data 3 giugno 2023 alle ore 10.28 si recava con la vettura Renault Megane di colore grigio, in uso alla squadra mobile – gruppo investigativo di Cerignola, presso l’area di servizio Q8, posta al km. 715 della S.S. 16 in direzione Bari ed incontrava Da Bellonio a cui consegnava 15mila euro”. Poi, “in data 9 giugno 2023 si recava con la vettura Fiat Panda, in uso alla squadra mobile-gruppo investigativo di Cerignola, nei pressi della vecchia sede del Commissariato della Polizia di Stato e incontrava Da Bellonio, a cui consegnava 17.500 euro”.
In buona sostanza, Ardone sarebbe uno dei “procacciatori” che si sarebbero occupati “di acquisire la disponibilità di stranieri a entrare in Italia, a fronte di somme di denaro per remunerare i soggetti italiani che ne attestassero falsamente l’impiego a stipulare contratti di lavoro”.
Le misure cautelari
Carcere per Antonio Da Bellonio, Antonio Reddavide, Alessandro Ardone, Davide Cacciapaglia, Youssef Chitithi, Taib Chitithi, Lahcen El Ainouss, Giuseppe Riontino, Said Oubakent, Mostafa Halloumi e Ammar Mario Naas. Domiciliari per Michele Pastore, Michele Lasalvia, Giuseppe De Feudis e Celestino Capolongo. Divieto di dimora a Foggia per Onorato D’Amato; interdittiva-divieto di esercitare attività imprenditoriali e assumere cariche e partecipazioni sociali per un anno per Rosa Quaranta, Pasquale Occhionero, Michele Di Palma e Francesco Gorgoglione.