“Se ci affidiamo ai nostri biologi certamente il cibo coltivato è utile, io sono d’accordo. Se si pensa che ormai abbiamo superato gli 8 miliardi di abitanti dove possiamo trovare gli alimenti necessari genuini per poter alimentare tutti? I nostri biologi sono molto bravi e se riescono a costruire, sia pure in maniera artificiale, dei prodotti alimentari buoni perchè bisogna rinunciare?”. Ne è convinto, a 101 anni compiuti lo scorso 20 novembre, Gaetano Caricato, matematico, poeta e partigiano, che ha partecipato all’evento ‘Comunicare One health’, promosso dal senatore Antonio De Poli e da Paola Binetti, in collaborazione con l’Associazione culturale no profit ‘Medicina e Frontiere’, presieduta da Michele Guarino, associato Gastroenterologia Università Campus Bio Medico di Roma.
Gaetano Caricato in un commovente racconto dei suoi anni della giovinezza durante la seconda guerra mondiale, ha messo in evidenza l’alimentazione al tempo del conflitto. “Ero partito che pesavo 70 chili, quando tornai a casa a Foggia, dopo un anno, ero 43 chili, quindi è deducibile il tipo di vita a cui eravamo costretti”. E torna a quei momenti. “Uno dei primi giorni di marzo del ’44 fui preso prigioniero da una pattuglia di militi e di SS e trattenuto in una caserma lager di Casale Monferrato in attesa di essere deportato in Germania. Eravamo alimentati con brodaglia di cavolo e duro pane di segale che occorreva immergere nella brodaglia per poterlo ingoiare. Il comandante della caserma Michele Palumbo, alle nostre lamentele per il cibo inaccettabile rispose che presto in Germania nei campi di lavoro e nelle officine ove saremmo stati inviati saremmo stati alimentati adeguatamente”. Caricato riuscì però a fuggire raggiungendo, dopo un viaggio avventuroso, una famiglia a Pescia, in Toscana, dove mangiò una minestra calda e una fetta di castagnaccio prima di raggiungere il gruppo partigiano “diretto dall’amico Manrico Ducceschi“.
“A turno andavamo alla ricerca dei prodotti alimentari dai contadini dei dintorni chiedendo farina di frumento, legumi, farina di castagne polli e conigli che dovevamo razionare”. Poi il malessere a luglio del ’44 il ritorno a Pescia e poi a settembre la decisione di tornare a casa, per cui ci vollero 8 giorni di cammino. Il segreto dei 101 anni? “Il segreto non esiste. Credo che ognuno di noi sia affidato a un essere creatore del mondo che in modi molto misteriosi agisce su ciascuno di noi”. (Ansa)