Tentativi di intercettare la stampa, insulti ai giornalisti e addirittura l’idea di pagare le testate per la pubblicazione di un esposto spacciato per “1000 euro di pubblicità”. Anche questo raccontano le carte di “Giù le mani”, 190 pagine di ordinanza cautelare firmate dalla gip Odette Eronia.
Nelle conversazioni tra Michele Romito, condotto in carcere e l’avvocato penalista ed ex assessore ai Lavori Pubblici, Angelo Salvemini, finito ai domiciliari, spunta la volontà di fare pressioni anche attraverso la stampa pur di salvare il ristorante “Guarda che Luna”. Tentativi velleitari: il locale, situato in località Acqua di Cristo sul lungomare di Manfredonia, venne infatti rimosso dalla scogliera.
Romito e Salvemini speravano nella eco prodotto da una foto comparsa nel 2021 nella maxi ordinanza “Omnia Nostra”, operazione contro il clan di Manfredonia, Lombardi-Scirpoli-Raduano. Secondo i carabinieri, l’immagine ritraeva Romito, non indagato in quel blitz, con il boss Pasquale Ricucci alias “Fic secc”, ucciso l’11 novembre 2019 a Macchia. All’epoca l’Immediato diede ampiamente risalto alla notizia.
Ma a settembre 2023, la nostra testata scoprì un’altra verità, quella foto ritraeva Ricucci con l’avvocato Michelangelo Basta, padre di Giuseppe, ex vicesindaco della Giunta Rotice. Circostanza confermata da un’autocertificazione che sarebbe stata estorta da Romito, in cui Michelangelo Basta ammetteva di essere lui quello ritratto nell’immagine. Oggi viene fuori che già ad ottobre 2022, quasi un anno prima della notizia de l’Immediato, negli ambienti della politica locale era nota l’esistenza di questa foto. “Io adesso ti dico una cosa – Romito a Salvemini – io faccio uscire il bacio con Ricucci e Michele Basta e vi metto nei guai tutti quanti”.
Lo stesso Basta, stando al racconto di Romito, avrebbe avvicinato un suo collega dicendogli: “Poi devi parlare con quelli de l’Immediato e gli devi dire il fatto dell’avvocato… hai parlato con quelli de l’Immediato?”. Probabilmente Basta sperava nell’intercessione del collega – che però l’avrebbe respinto con un’espressione netta: “Ma come ti permetti” – per evitare una possibile pubblicazione sulla testata, cosa che poi avvenne quasi un anno dopo, quando materialmente si riuscì a recuperare la documentazione.
“Saltano le teste”
Di un possibile dossieraggio ne parlò Salvemini allo stesso Basta: “Io c’ho un dossier con tante di prove con tanto di prove e registrazioni che se lo metto fuori e vado alla Guardia di Finanza saltano le teste pesanti e prima o poi salteranno se non c’é, se non la smettono di…”.
Poi l’idea di un esposto ai giornali da parte di Salvemini: “Bisognerebbe fare un esposto e mandarlo ai giornali dove dici.. ma com’è che la Prefettura non ancora si muove di fronte a uno (il sindaco Rotice, ndr) che ci ha in Consiglio Comunale delle persone… ora mi dispiace per quella persona… a uno che c’ha la ‘zita’ (fidanzata, ndr) che è tizio e caio (ndr, Scirpoli Libera Maria compagna del sindaco). Va bene? Procedete, fate! Pietro (il referente di Salvemini in quel momento, ndr) muovetevi con la stampa… con la stampa andate dal.. andate da l’Immediato (ndr, testata giornalistica locale) dì a l’Immediato tieni queste sono mille euro sto facendo un esempio… sono mille euro di pubblicità… tieni pubblicami questa roba, facciamoci due risate”.
Sempre nelle carte della gip si legge: “In particolare, il Salvemini sollecitava Schiavone a predisporre un esposto da inviare ai giornali per dare clamore mediatico anche a vicende diverse al sol fine di colpire i destinatari”. Salvemini: “Bisogna evidenziare tutto Pietro, un bel dossier come hanno fatto loro con tutti i cosi anonimi… un bel dossier però questa volta lo si fa nome e cognome”. Ovviamente nulla di tutto questo si è mai verificato e nessun esposto è mai giunto ai giornali.
Nell’ordinanza compare anche il quotidiano l’Attacco, preso di mira da Salvemini per gli articoli sulla rimozione del “Guarda che Luna”. Così nell’ordinanza: “Il Romito riferiva di un articolo pubblicato pochi giorni prima dalla testata giornalistica l’Attacco intitolato ‘Guarda che Luna, ennesimo ricorso’, riportante le fotografie di Romito e suo figlio Francesco e l’indignazione provata perché era stata pubblicata anche la foto del nipote”. Così Romito: “Io ti dico un fatto qua. L’articolo sopra il giornale sempre di continuo… la foto del bambino… questo e quest’altro… io… sopra l’Attacco devi vedere che cazzo hanno combinato”. E Salvemini eloquente sull’autrice dell’articolo: “No, quella morirà”.