Assoluzione a sorpresa per Franco Nardino detto “Kojak”, storico boss del clan Nardino di San Severo. Il 61enne capomafia, in carcere a Tolmezzo per altre vicende, era imputato nel processo di primo grado “Evelin” che si è concluso nelle scorse ore nel tribunale di Vasto. Motivazione? “Non aver commesso il fatto”. Pochi giorni fa l’accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione per Nardino e oltre duecento in totale per tutti gli imputati.
A parere del pm, tesi che non ha retto in sede processuale, “Kojak” era a capo di un imponente organizzazione di narcotrafficanti che importava cocaina, eroina e hashish dall’estero, soprattutto Olanda e Slovenia. Piazze di spaccio il territorio vastese, Campomarino e altre piccole località tra Molise e Abruzzo. Tra gli imputati c’era anche Alessandro Ronzullo, l’uomo originario di San Ferdinando di Puglia ucciso lo scorso anno a Foggia.
Il blitz “Evelin” di procura, carabinieri e finanza riguarda fatti avvenuti tra il 2017 e il 2018. Le indagini partirono in seguito ad una sparatoria tra esponenti della mala albanese nel bar “Evelin” di San Salvo in Abruzzo, da qui il nome dell’operazione. L’inchiesta si concluse con una raffica di arresti e sequestri tra cui quattro immobili, 5 società e 19 autovetture. Sigilli anche al bar teatro delle pistolettate.
Il gruppo di narcotrafficanti – composto da italiani, rumeni e albanesi – sarebbe stato composto da custodi della droga, spacciatori al dettaglio, importatori e un cassiere.
In queste ore la sentenza che, oltre a Nardino, ha assolto Ion Balin, Ana Maria Banica, Elfrida Bici, Eqrem Bimi, Matteo Colapietra e Clirim Tafili dai reati loro rispettivamente ascritti “per non aver commesso il fatto”.
I condannati invece sono Bruno Aliu, 11 anni e 6 mesi, Denis Bimi, 22 anni e 3 mesi, Costel Blanaru, 12 anni e 5 mesi, Agim ed Elvis Cafi, ad entrambi 10 anni e un mese, Berardino D’Onofrio, 2 anni e 8 mesi, Raffaele Iacovone, 4 anni e 8 mesi, Besmir Sylja, 17 anni ed Elvin Tafili, 14 anni e 4 mesi. Motivazioni tra 90 giorni.
“Il tribunale ha sicuramente ritenuto le miei tesi difensive valide – il commento dell’avvocato Luigi Marinelli, legale di Nardino -. Nonostante si tratti di un boss (acclarato da sentenze definitive di oltre 20 anni fa, ndr), il tribunale ha giudicato la sua posizione garantendo in pieno la ricerca della verità e della effettiva responsabilità. Non si è giudicato il nome o la sua rilevanza, ma soltanto i fatti al di là dei meri indizi. In buona sostanza nei suoi confronti non c’era nulla”.