È intitolata “Codice Interno” l’operazione di Dda e Polizia di Stato che oggi a Bari hanno arrestato ben 130 persone per ingerenze politico-mafiose alle Comunali del 2019. Nel mirino esponenti del clan Parisi-Palermiti, faccendieri e politici. Il carcere è stato disposto per l’ex consigliere regionale e avvocato Giacomo Olivieri. I domiciliari sono invece stati disposti per la moglie di Olivieri, la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, eletta con la lista “Di Rella sindaco” (centrodestra) e poi passata alla maggioranza che sostiene il sindaco Antonio Decaro. Arrestati anche i boss Savino Parisi detto “Savinuccio”, Eugenio Palermiti detto “U’ Nonn”, capi del clan Parisi-Palermiti, Tommaso “Tommy” Parisi, cantante neomelodico e figlio del capomafia del quartiere Japigia e Vito Lorusso, oncologo, padre della consigliera comunale.
Il blitz
Alle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato ha eseguito due distinte ordinanze applicative di 137 misure cautelari, riguardanti appartenenti o contigui all’organizzazione mafiosa Parisi-Palermiti, ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di cui all’art. 416 bis c.p., nonché di estorsioni, porto e detenzione di armi da sparo, illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti, turbata libertà degli incanti, estorsione commessa nell’ambito di competizioni sportive, tutti reati aggravati dal metodo mafioso, nonché del reato di cui all’art. 416 ter c.p., relativo all’ingerenza elettorale politico – mafiosa, in particolare delle consorterie criminali “Parisi-Palermiti” e “Strisciuglio”, nelle consultazioni amministrative per l’elezione del sindaco di Bari del 26 maggio 2019, in cui sono stati catalizzati numerosi voti per l’elezione, poi avvenuta, di un consigliere.
È importante evidenziare che gli accertamenti compiuti nella fase delle indagini preliminari necessitano della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa.

Si tratta di un’imponente operazione di Polizia Giudiziaria, coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia, che ha visto l’impiego operativo di circa 1000 poliziotti. L’indagine ha documentato l’operatività e pericolosità dell’organizzazione mafiosa ed ha consentito anche di registrare la celebrazione di cerimonie di affiliazione secondo il rituale di origine ‘ndranghetista, la consumazione di estorsioni, la ingente disponibilità di armi pronte all’uso, ma anche l’ingerenza del sodalizio in diversi settori della vita sociale, amministrativa ed imprenditoriale del territorio, comprese pesanti interferenze nei confronti di alcune società sportive, tanto da alterare gli esiti di due incontri di calcio dei campionati di Promozione e di Eccellenza, nelle stagioni 2017/2018.
L’operazione di polizia giudiziaria, che rappresenta l’epilogo di meticolose investigazioni, dal 2016 ad oggi, è stata condotta attraverso un paziente e minuzioso lavoro di indagine, coordinato dalla Procura Distrettuale Antimafia, consistito nell’attuazione di una poderosa attività tecnica d’intercettazione – sia telefonica che telematica (che in una occasione ha consentito di sventare un progetto di omicidio) ed ambientale, servizi di pedinamento ed osservazione, perquisizioni, sequestri di armi (30 armi da fuoco tra pistole e mitragliatrici, 3 silenziatori ed oltre 700 cartucce di vario calibro), stupefacenti, somme di denaro con arresti in flagranza di reato, il tutto corroborato e riscontrato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, nel contesto temporale della guerra di mafia a Japigia che ha prodotto tre omicidi nel 2017.
Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, sono in corso di esecuzione sequestri patrimoniali d’urgenza, disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia, di beni e patrimoni riconducibili alle attività delittuose in contestazione o costituenti patrimoni di ingiustificata provenienza, sproporzionati rispetto alle reali capacità reddituali, nei confronti di 16 persone indagate, alcune delle quali già destinatarie delle misure cautelari personali, per un ammontare approssimativo di circa venti milioni di euro, e comprendenti diversi immobili, tra appartamenti e capannoni industriali, quote di società commerciali, industriali e di servizi, conti correnti bancari e postali, autovetture e beni di lusso.
Il livello di infiltrazione del sodalizio mafioso in taluni settori della vita politica ed imprenditoriale del territorio passava anche attraverso la collocazione di sodali al loro interno, in particolare di un nipote e di un fratello del capo, in maniera da essere presenti all’interno di una società partecipata comunale e una nota società di automotive, in relazione alle quali, il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ha disposto la misura di prevenzione non ablativa dell’amministrazione giudiziaria di aziende ex art. 34 del codice antimafia.
Il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca di un cospicuo complesso immobiliare, procedimento incardinato su richiesta del procuratore della Repubblica di Bari, nei confronti di uno degli arrestati, ex consigliere regionale (Olivieri) destinatario della misura custodiale in carcere e di sua moglie (Lorusso), attualmente consigliere comunale di Bari e destinataria della misura degli arresti domiciliari (il cui padre è destinatario anch’egli di arresti domiciliari).
“È importante sottolineare – riporta la polizia in una nota – che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare in argomento, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo, nel contraddittorio tra le parti”.
Le elezioni comunali del 2019 finirono al centro di un’altra indagine sui rapporti tra politica e mafia che portò, nell’ottobre 2022, all’arresto dell’allora consigliera comunale Francesca Ferri, eletta sempre nelle file della lista ‘Di Rella sindaco’. Ferri, il compagno Filippo Dentamaro e il presidente del Foggia calcio Nicola Canonico, sono attualmente sotto processo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale e scambio elettorale politico mafioso per le elezioni di Bari e del vicino comune di Valenzano. Coinvolti in quell’inchiesta anche i vertici del clan Buscemi di Valenzano, legati proprio al clan Parisi del quartiere Japigia.
Il ministro: “Risultato importante”
“Oggi è stato fatto segnare un altro importante risultato nell’azione di contrasto alle organizzazioni criminali” ha sottolineato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in riferimento all’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, che ha visto impegnati oltre mille agenti della Polizia di Stato ed ha portato all’arresto di 130 persone accusate di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione e rapina.
“I risultati conseguiti ogni giorno su questo fronte sono la riprova di un impegno corale nella lotta alle mafie e testimoniano la professionalità e le capacità delle Forze dell’ordine, che ringrazio per il loro impegno sul territorio, impegno grazie al quale è possibile garantire a tutti i cittadini, nei contesti più diversi, sicurezza e legalità” ha proseguito il titolare del Viminale evidenziando come “questi interventi forniscano risposte concrete alle comunità locali e rafforzino la presenza dello Stato in contesti difficili”.