Dopo la delibera della Giunta regionale, con la quale vengono trasferiti 6 milioni di euro (fondi vincolati all’abbattimento delle liste d’attesa) dall’ospedale Irccs Casa Sollievo della Sofferenza ad altri enti ecclesiastici della Puglia, arrivano le richieste di “restituzione” da parte della politica e dei sindacati.
“È davanti agli occhi di tutti che aumentano, a dismisura, le criticità della gestione della Sanità regionale – dichiara Luigi Giorgione, segretario provinciale della Uil Fpl -. Ci si arrampica troppo spesso su novellati legislativi per giustificare una mera divisione organizzativa interna al bilancio regionale, che distingue ‘un tetto di spesa globale per tutti gli Enti Ecclesiastici; un altro per tutte le altre strutture accreditate a gestione privata‘, al fine di destinare risorse finanziare vincolate che penalizzano i cittadini della Capitanata. Purtroppo, a causa di liste d’attesa lunghissime, la provincia di Foggia registra il tasso più alto, in Puglia, di mobilità passiva, pur avendo strutture che, se opportunamente finanziate, potrebbero compiere correttamente le proprie scelte imprenditoriali nell’erogazione dei servizi sanitari, calibrando le proprie condotte di investimento. In nome di una maggiore equità e in considerazione dei territori più penalizzati, come quello della Capitanata, si chiede che le risorse finanziarie non utilizzate dall’ospedale Irrcs Casa Sollievo della Sofferenza vengano riassegnate sul territorio dauno”.
“Al presidente Emiliano, al vice presidente Piemontese e ai consiglieri regionali dauni – conclude -, ricordiamo che nel 2021 con atto di Giunta regionale gli enti privati del sistema sanitario regionale furono considerati ‘equiparati’ agli enti ecclesiastici, al fine di giustificare la ricollocazione delle risorse assegnate sullo stesso territorio di riferimento (Bari). La Regione Puglia, laddove si è trattato di ricollocare fondi destinati alla Capitanata, ha cambiato atteggiamento differenziando i due fondi attuando così principi completamente differenti. Due pesi e due misure”.