Forti dissapori nel clan dei mattinatesi, gruppo criminale appartenente all’organizzazione garganica Lombardi-Scirpoli-Raduano. Nelle scorse settimane, nel processo “Omnia Nostra”, il 48enne pentito Antonio Quitadamo detto “Baffino” ha evidenziato alcuni dissidi con il suo compaesano Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, 41 anni, presunto nuovo capoclan. Il collaboratore di giustizia ha ricordato la rapina ad un blindato avvenuta nel 2016 a Bollate nel Milanese. Stando alla sua ricostruzione, “Baffino” non intascò un euro nonostante le promesse di Scirpoli.
“Quando io mi dovevo consegnare c’avevamo nascosto tutto l’oro della rapina io e Scirpoli, poi l’ho spostato e l’ho messo da un’altra parte. Poi ho detto a Scirpoli: ‘Che dobbiamo fare con questo oro?’. Dice: ‘No, quando uscite decidete’. Mi sono consegnato, dopo tre giorni mi hanno mandato a chiedere l’oro, dice che lo volevano acquistare, stavano dei calabresi che lo volevano acquistare e ho consegnato l’oro. Dissi a Scirpoli e Gentile (Francesco Pio Gentile detto “Passaguai”, ucciso nel 2019, ndr) dove stava nascosto e se lo sono andati a prendere. Era la maggior parte tutto Bulgari. Mi è rimasto un anello di 3-4mila euro che poi ho consegnato alla Dda”.
Da “Casablanca” fino al maxi processo “Omnia Nostra”, le verità di Quitadamo che fanno tremare il clan
Ma di quei preziosi “Baffino” non ha saputo altro: “Svanito nel nulla. Non ho saputo più niente. Mi hanno detto testuali parole: ‘Mo ci andiamo a prendere l’oro, l’8 dicembre del 2017 ti portiamo la tua quota’, che c’avevo due quote, la mia e quella di Ciuffreda“.
E ancora: “Con Scirpoli poi ci siamo incontrati il 2020 a Milano Opera, che c’avevamo il processo della rapina e mi ha promesso che era tutto a posto, i soldi miei, ha detto. Scirpoli disse, perché il primo di luglio facemmo il processo e stava uscendo la sentenza, ‘Se usciamo oggi andiamo a prendere direttamente i soldi’, ‘Dove stanno i soldi?’, ‘Stanno qua a Milano, ce l’ha un calabrese, Raffaele’, questo Greco Raffaele (non risulta indagato per queste vicende, ndr) aveva un bar o un ristorante vicino al Duomo di Milano, ha detto: ‘Andiamo a prendere i soldi’, però non ho mai visto niente. Greco Raffaele è quello che l’ha acquistato l’oro della rapina di Bollate, però io non lo conoscevo. Io conoscevo a Scirpoli e Gentile perciò l’ho consegnato a loro. Loro hanno preso i soldi, i soldi miei dice non li hanno presi, la quota mia ce l’aveva questo Greco Raffaele, non so come si trova la quota mia a questo Greco Raffaele, non l’ho mai capita, però ormai è passato”.
Contatti con i calabresi di Milano e quei soldi della rapina mai intascati
Il valore dell’oro effettivo “era di quattro milioni di euro – ha spiegato -, Gentile l’ha fatto quantificare a un altro calabrese, non mi ricordo il nome, e voleva dare 8-900 mila euro, non mi ricordo, un milione d’euro, una cosa del genere, abbiamo fatto vedere a parecchi ricettatori quest’oro, però tutti lo volevano comprare e nessuno aveva i soldi. Sono venuti parecchi ricettatori, non è venuto uno, non mi ricordo i nomi, però sono venuti parecchi ricettatori per acquistare l’oro. Poi quando… allora, Scirpoli mi disse a me: ‘Consegnati, tanto è una tentata estorsione, che ti devi fare? Sette, otto mesi? Come esci ce lo vendiamo, ce lo dividiamo’, mi vado a consegnare il 24 di settembre, il 26 viene mio fratello a colloquio, dice: ‘Quelli vogliono l’oro’, come mi sono consegnato, ho detto: ‘Ma scusa, non devono aspettare che esco io?’, dice: ‘No no, è venuta una persona che se lo vuole comprare, vuole dare un milione d’euro’, mi hanno riempito di testa e l’ho consegnato”.
Poi Quitadamo ha ricordato alcuni alterchi con Scirpoli. “Sono successe diciamo parecchie cose in paese che non andavano bene. Scirpoli era legato a Mario Luciano Romito, io diciamo all’epoca stavo un poco vicino ai Li Bergolis, stavano parecchie cose che non andavano”. Il riferimento è a circa venti anni fa, poi i due si riappacificarono nel 2008, anno di nascita dell’organizzazione criminale rivale dei montanari. “Baffino” ha anche ricordato i dissapori tra Scirpoli e Francesco Notarangelo detto “Natale”, altro esponente del clan. Contrasti dovuti probabilmente a vicende amorose.
L’inchiesta “Casablanca”
Le tensioni nel clan mattinatese emersero già dalle carte di “Casablanca”, indagine della Dda di qualche anno fa ispirata al nome di un circolo frequentato dagli indagati. Secondo le intercettazioni dell’epoca, Quitadamo si sentiva estromesso dal clan, “rinchiuso in carcere e lontano dagli affari”. Poi una frase eloquente: “Se non esco entro il 9 agosto (2017, ndr) me li chiamo tutti quanti appresso“. Quasi un’anticipazione della sua volontà di pentirsi.
Un parente, parlando con “Baffino” durante un colloquio in carcere, riferì di Scirpoli: “Quello quando esci non vuole avere niente a che fare… Scirpoli”. Frase che scatenò l’ira di Quitadamo: “Lui non vuole niente a che fare? Dopo quello che mi ha combinato?“. Il parente: “Una volta che esci non devi guardare in faccia a nessuno”.
Riferimenti anche ad un anziano giudice, lo stesso citato nelle carte di “Omnia Nostra”. Così Quitadamo: “Il giudice D. con chi è che sta così? (unisce i due indici delle mani ad indicare una stretta amicizia)”. Poi ancora, sempre su Scirpoli: “Ha rovinato un paese! Ha messo la sorella candidata… ha rovinato un paese quel bastardo di merda. Ha rovinato un paese. L’unica persona che non mi ha mai girato le spalle, te lo giuro, è stato Natale”. Altre scottanti rivelazioni potrebbero arrivare dalle prossime udienze di “Omnia Nostra”, un processo che sta sconquassando il mondo della malavita garganica.