Prosegue il processo ai presunti bulli di Marco Ferrazzano, il ragazzo foggiano che si tolse la vita all’età di 29 anni gettandosi sotto un treno il 22 gennaio 2021. Per diverso tempo la vittima sarebbe stata derisa, umiliata, bullizzata e filmata dagli imputati. Poi i video finivano nelle chat e sulla pagina social – poi chiusa – “comiche foggiane”. Oltre a Ferrazzano sarebbero stati presi di mira anche altri giovani.
Oggi in aula è stato sentito un testimone oculare che abitava vicino a Marco Ferrazzano. Il teste ha confermato una serie di circostanze, ma senza riuscire ad accostare i nomi ai volti dei ragazzi incriminati. Li conoscerebbe di vista perché si sarebbero spesso trattenuti in zona San Ciro, teatro delle presunte violenze.
Ha però confermato l’esistenza di atti di bullismo in strada ai danni delle vittime. Un amico gli avrebbe mostrato due video: in uno le vittime venivano lavate con la lancia a pressione di un autolavaggio. In un altro c’era Marco costretto a fare capriole per ottenere in cambio regali.
“Venivano presi in giro. A Marco facevano fare le capriole, non conosco i nomi ma sono gli stessi che stavano sempre in quella zona”. Ha inoltre aggiunto che le vittime, tutte con fragilità, venivano utilizzate per lavoretti – una volta dovettero svuotare una cantina – in cambio di compensi di piccola entità”.
Prossima udienza a giugno quando sarà sentito un altro testimone oculare che ha già riconosciuto in precedenza le persone sotto processo. Successivamente toccherà ai due commissari di polizia che hanno svolto le indagini e infine alla psicologa che teneva in cura Ferrazzano.
Gli imputati sono cinque, un sesto patteggiò un anno di reclusione (pena sospesa) e multa di 600 euro. A dibattimento, invece, Antonio Bernardo, 27 anni, Antonio Pio Tufo, 24 anni, Francesco Paolo Paoletti, 25 anni, Dario Pio Vacca, 25 anni e Giuseppe Apruzzese, 26 anni.
Tra questi spiccano i nomi di Bernardo detto “U’ stagnr”, nipote del boss omonimo ucciso nel 2008 e Tufo alias “U’ giall”, condannati rispettivamente in secondo grado a 27 e 25 anni di reclusione per la rapina al bar “Gocce di Caffè” durante la quale venne ucciso il titolare, Francesco Traiano.