Presenza di “Midazolam” su almeno 12 dei 15 pazienti deceduti nell’Hospice di Torremaggiore. È l’esito del lavoro svolto da tre consulenti della Procura di Foggia che mesi fa ha aperto un fascicolo su un presunto “angelo della morte” nella struttura sanitaria. Sotto inchiesta un infermiere del posto accusato di omicidio. Si ritiene che le morti siano state determinate da un sedativo utilizzato anche a scopo anestetico, il “Midazolam”, che, a dosi eccessive o mescolato con altri potrebbe determinare il decesso del paziente. L’indagato respinge ogni accusa e si ritiene innocente. Numerose le parti offese, parenti dei defunti.
Nelle scorse ore, i consulenti hanno riscontrato la presenza del farmaco su 10 dei 15 deceduti in base alle analisi tossicologiche svolte sui cadaveri riesumati. È emerso dunque il “Midazolam” e il suo metabolita. È documentato che la prescrizione del farmaco nelle ore-giorni antecedenti il decesso è stata rinvenuta esclusivamente nella scheda di terapia relativa alla degenza di un paziente mentre per tutti gli altri non è stata riscontrata alcuna prescrizione di tale composto benzodiazepinico né relativamente alla degenza presso l’Hospice di Toremaggiore né ai ricoveri precedenti nelle rispettive strutture di provenienza. Secondo i consulenti la somministrazione di tali sostanze, in assenza di prescrizione costituisce, autonomamente, un vulnus, anche relativo alla condotta dei sanitari le cui conseguenze in termini di causalità giuridica saranno valutate dagli organi competenti.
Stando alla consulenza, l’impossibilità di una determinazione quantitativa delle sostanze rende pressoché impossibile-empirica una puntuale valutazione dei livelli di promazina e midazolam; pertanto, non è possibile esprimersi con alto grado di probabilità logica circa l’eventuale ruolo causale-concausale di tali farmaci nel determinismo “dell’exitus” dei pazienti.
Ma per i consulenti è senza dubbio “un fatto” che la somministrazione simultanea di questi farmaci, autonomamente e/o in una persona con gravi preesistenze, fosse idonea a determinare un effetto inibitorio nervoso centrale tale da indurre, a sua volta, una grave depressione respiratoria e quindi il decesso.
La nota dei carabinieri
Intanto, proprio oggi i carabinieri che hanno seguito le indagini, hanno diramato un comunicato stampa sulla conclusione delle attività dei consulenti tecnici nominati dal pm della Procura della Repubblica di Foggia sui corpi dei 15 pazienti riesumati nel corso delle indagini.
La Procura della Repubblica di Foggia, come ormai è noto, aveva disposto l’autopsia sulle persone decedute nell’Hospice di Torremaggiore tra l’ottobre 2022 ed il marzo 2023. “Questa mattina – fanno sapere i militari -, la medicina legale ha confermato per 12 dei 15 pazienti, tracce di Midazolam e Promazina nel sangue, pur non essendo medicinali prescritti nel piano terapeutico. La ricerca di tali farmaci, con principio attivo che agirebbe sul sistema nervoso per indurre i pazienti ad un rilassamento muscolare, era finalizzata a verificare se fossero state somministrate sostanze potenzialmente in grado di causare la morte dei pazienti. Sebbene tali medicinali siano comunemente utilizzati come sedazione terapeutica e ridurre lo stato di sofferenza nei malati terminali, necessitano comunque di una prescrizione medica, totalmente assente sui quindici corpi disseppelliti“.
La posizione della difesa
L’avvocato Luigi Marinelli, difensore dell’indagato, ritiene che non si possa affermare con certezza che il farmaco incriminato abbia realmente inciso sulla morte dei pazienti per la difficoltà a risalire all’esatta quantificazione della somministrazione. I pazienti erano inoltre assistiti da almeno 3-4 infermieri al giorno e quindi – si chiede il legale – “perché i sospetti sono ricaduti soltanto soltanto sul mio assistito?”. A parere dell’avvocato Marinelli non ci sarebbero elementi indiziari tali da portare ad un’imputazione definitiva nei confronti dell’infermiere salvo che il pm non abbia altri elementi investigativi ancora sconosciuti alla difesa.