Mentre si sta ancora consumando una lotta intestina nel campo largo progressista, che ha eletto sindaca di Foggia Maria Aida Episcopo dopo l’indicazione e l’elezione di Lia Azzarone a presidente del Consiglio, una nuova partita importante tra i pentastellati si aprirà nelle prossime settimane sulla scelta del coordinatore cittadino foggiano, che sarà nominato dal responsabile provinciale Mario Furore e dal coordinatore regionale Leonardo Donno. Per quella carica ballano i nomi sia dei due parlamentari, Giorgio Lovecchio e Marco Pellegrini, sia dell’ex capogruppo Giuseppe Fatigato e della prima dei non eletti Antonella Zoppo. Qualcuno vorrebbe però il consigliere comunale Nicola Formica, laddove invece potrebbe essere Giorgio Cislaghi il coordinatore del gruppo consiliare foggiano.
Una domanda assilla gli analisti politici: dopo l’esperienza non facile del capoluogo c’è ancora spazio per l’alleanza tra Pd e M5S nei Comuni che andranno al voto la prossima primavera, ossia San Severo, San Giovanni Rotondo, Manfredonia e Torremaggiore? Le dichiarazioni ufficiali in questi ultimi giorni sono state provocatorie e negative. È in atto una vera e propria guerra per la leadership di Capitanata e non solo. Quasi una battaglia di campanili: Foggia contro Bari. Mario Furore sarà il nome di punta delle prossime elezioni Europee, si gioca la capolistatura del listino e dovrà vedersela nel suo territorio contro Antonio Decaro, candidato dem. Le attuali scaramucce sono anche una prima conta di voti per quell’appuntamento, con destinazione Bruxelles.
Grande attesa per capire cosa succederà a San Severo, San Giovanni Rotondo, Manfredonia e Torremaggiore
Secondo molti dirigenti piddini, il problema delle prossime future alleanze sarebbe proprio Furore, che non sarebbe stato in grado a Foggia di governare il gruppo consiliare, riottoso a qualunque sua proposta. “Furore è staccato dalla base e dagli eletti, non è riconosciuto dalla comunità pentastellata, dopo quello che è accaduto a Foggia al tavolo delle trattative dovrebbe dimettersi”, dice un dem di primissimo piano.
Stando ai rumors solo a Torremaggiore il campo largo potrà avere nuova vita, grazie ai buoni rapporti tra la senatrice Gisella Naturale e l’attuale sindaco dem.
A San Giovanni invece la consigliera Nunziata Palladino, dopo cinque anni di opposizione dura a Michele Crisetti, ambisce a diventare prima cittadina. C’è divisione anche a San Severo. A Manfredonia, dove si deciderà nei prossimi giorni, a volere il campo largo parrebbe essere solo l’ex candidato sindaco Fatone, che punta ad un accordo per un ticket con il nome proposto dal Pd di Paolo Campo. Totaro e gli altri pentastellati sipontini invece sembrerebbero orientati ad una corsa solitaria.
Con i suoi, Furore si dice molto rammaricato, perché è stato lui più di tutti, spiega, a costituire l’alleanza del campo largo. “Io ho fatto sintesi su Maria Aida Episcopo, la base non ama il Pd e mai si sarebbe alleata con loro”, rimarca a denti stretti.
Ed infatti se si scartabella lo statuto dei grillini, a cui ha lavorato Giuseppe Conte insieme al parlamentare suo amico di origini cerignolane, il notaio e docente Colucci, si nota che i gruppi territoriali non sono autorizzati ad assumere obbligazioni in nome e per conto del MoVimento 5 Stelle, restando a loro carico tutte le responsabilità.
Sul punto è molto netto Leonardo Donno. A l’Immediato il parlamentare e coordinatore regionale restituisce un pezzo del dibattito interno che sta animando il MoVimento. “Per quanto riguarda le amministrative – osserva – relativamente alle alleanze, abbiamo sempre valutato caso per caso, in base alla condivisione dei temi e degli obiettivi da raggiungere, mettendo sempre al primo posto il bene dei cittadini. Se queste condizioni non dovessero verificarsi, ognuno va avanti per la sua strada. Per noi non esistono alleanze strutturali e preconfezionate. Mario Furore non è in discussione e gode della massima fiducia, mia e del presidente Conte”.