Controesame per Antonio Quitadamo e nuove rivelazioni nel processo “Omnia Nostra”. Il pentito di Mattinata detto “Baffino”, 48 anni, ex membro del clan Lombardi-Scirpoli-Raduano è stato sentito dagli avvocati degli imputati sui fatti di mafia che hanno piegato il Gargano nell’ultimo ventennio.
Le rivelazioni del pentito sui Li Bergolis, sul “metodo Baffino” e sull’omicidio Trotta
Quitadamo ha svelato anche un progetto omicidiario nei suoi confronti: “Il 2004 fecero il blitz della mafia del Gargano (operazione Iscaro-Saburo, ndr) e mi notificarono un fascicolo dove stava questa intercettazione che mi dovevano ammazzare i Li Bergolis, Franco Li Bergolis, Armando Li Bergolis e Santoro Michele. Io facevo il guardiano ad un frantoio e si sono intromessi loro prendendo l’appalto dei beni e quindi volevano uccidermi perché davo fastidio sulla questione guardiania. Mi ammazzarono quattro mucche in campagna, mi spararono in testa quattro mucche in campagna e mi aprirono la masseria pure in quel periodo là, sempre riferito a sto fatto qua, per fare capire che me ne dovevo andare di là. Armando Li Bergolis mi disse in amicizia: ‘Tanto io ti voglio bene e ti rispetto, mò venditi tutto e vattene di qua che non è aria’ mi disse Armando Li Bergolis… Lì per lì non ho fatto niente perché dopo di sei o sette mesi fecero il blitz di mafia del Gargano e per due o tre anni siamo stati tranquilli”.
Conferme sullo scacchiere criminale nella sua Mattinata: “A Mattinata c’eravamo io, mio fratello Andrea, Scirpoli Francesco, Gentile Francesco e Notarangelo Francesco. Io e mio fratello stavamo sul ramo degli animali, Scirpoli stava sul ramo marittimo, c’aveva il parcheggio, la villetta che affittava, Gentile faceva commercio di robe, scarpe e Notarangelo lavorava con l’azienda agricola”.
Rivelazioni sul “metodo Baffino”. “Occupavo la villa del dottor S., L.T., M.P., di S., di F., sto fino a domani a dire, sono assai. Entravo in un terreno e non uscivo più, entravo con l’affitto e non uscivo più”.
Poi sui traffici di droga: “A volte la prendevamo a Manfredonia da Matteo Lombardi e Pasquale Ricucci, a volte l’andava a prendere Notarangelo poi a Cerignola, se la vedeva lui. Qualche volta ci siamo trovati a prenderla sotto il ponte della galleria quando vieni da Macchia a Mattinata, la metteva o Lombardi o Ricucci”.
L’ascesa di Scirpoli e La Torre nella ricostruzione di Quitadamo davanti ai giudici del Tribunale di Foggia
Sempre più dominante il ruolo di Francesco Scirpoli detto “Il lungo”, boss emergente del clan dopo la morte di Pasquale Ricucci e l’ergastolo a Matteo Lombardi. “Gestiva i rapporti che c’avevamo con Macchia, con Manfredonia e con Vieste perché si sentiva con Foggia e si sentiva con tutti“.
Oltre al “Lungo”, avrebbe avuto una posizione di vertice anche Pietro La Torre detto “U’ Muntaner” o “U’ Figlie du poliziot”. “Stava Pasquale Ricucci e Lombardi Matteo, alla morte di Pasquale Ricucci è subentrato La Torre Pietro al posto di Pasquale Ricucci”.
Approfondimenti ulteriori sull’omicidio di Omar Trotta, ucciso il 27 luglio 2017 nella sua bruschetteria di Vieste. Un fatto di cronaca che ha già portato alle condanne in primo grado, con il rito abbreviato, di Marco Raduano (ergastolo), del pentito Danilo Della Malva (11 anni di reclusione) e dello stesso Quitadamo (12 anni e 4 mesi). “L’omicidio fu organizzato da Marco Raduano e Della Malva Danilo. Per vendicare la morte di Giampiero Vescera (cognato di Raduano, ndr) perché Omar Trotta aveva partecipato all’omicidio di Giampiero Vescera”.
Sempre stando al resoconto del pentito, gli esecutori materiali sarebbero stati il sanseverese Angelo Bonsanto, ritenuto vicino ai foggiani del clan Moretti-Pellegrino-Lanza e un parente del boss foggiano Vito Lanza. L’agguato sarebbe scaturito “per motivi riguardanti problemi di droga nel gruppo criminale di Raduano, Omar Trotta, con i Li Bergolis, tutto un casino là”. Bonsanto è attualmente sotto processo per l’omicidio Trotta insieme al latitante Gianluigi Troiano, sospettato di aver preso parte all’organizzazione dell’attentato mafioso.
“Baffino”, come detto, è già stato condannato per questa vicenda, ritenuto colpevole di aver consegnato l’arma a Bonsanto, uno dei due presunti killer. “Sono stato mandato a Vieste da Scirpoli – ha ricordato il pentito -. Mi disse: ‘A Vieste c’è da fare un lavoro’. E sono andato a Vieste, stavo latitante”. Poi incalzato dall’avvocato del “Lungo” ha precisato che Scirpoli avrebbe solo detto: “Vai a Vieste e statti là”.
Quitadamo ha infine ricordato il progetto per uccidere Girolamo “Peppa Pig” Perna, boss viestano rivale di Raduano, quest’ultimo alleatosi ai Lombardi-Scirpoli-Raduano dopo il “favore” per l’agguato a Trotta. “Stavamo in macchia, io stavo seduto dietro. Avevamo due fucili automatici, un kalashnikov con silenziatore e una calibro 9. Io avevo un calibro 12. Il kalashnikov ce l’aveva Scirpoli avanti“. L’attentato fallì a causa di un incidente stradale tra il commando di assassini e l’auto di alcuni turisti. Perna verrà comunque ammazzato il 26 aprile 2019, una morte che consegnò Vieste nelle mani del gruppo di Raduano, quest’ultimo latitante dallo scorso febbraio dopo la clamorosa evasione dal carcere di Nuoro.