Don Salvatore Miscio è il parroco della Sacra Famiglia, una delle parrocchie più frequentate di Manfredonia. Esercita anche il ruolo di vicario episcopale per la Pastorale dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, ed è docente di ecclesiologia presso la facoltà teologica pugliese. Con lui abbiamo affrontato il Caso Manfredonia.
Questo Comune è stato sciolto per mafia nel 2019, mentre poche settimane fa è caduta la nuova amministrazione dopo neanche due anni di governo. Che idea si è fatta di tutto questo?
“Questa è una città che ha bisogno di rialzarsi, di crescere soprattutto nella partecipazione dei cittadini. Di fatto questi eventi, lo scioglimento per mafia in primis, e quello di una fragilità di un’amministrazione che non ha avuto le caratteristiche per portare a termine il mandato, sono i segni di una partecipazione misera, di una città che delega, e che di fatto non riesce ad esprimere candidati giusti”.
A Manfredonia c’è la mafia?
“Qui come altrove la mafia c’è, o meglio esiste un gruppo di persone che ha individuato metodi e strategie per massimizzare profitti e interessi a discapito della collettività, del bene comune e ovviamente contro ogni forma di legge. Temo che abbiano trovato anche dei modi, secondo loro legali, per guadagni illeciti. Tutto a discapito della comunità, e soprattutto dei più deboli”.
Quindi, l’opera di bonifica ancora non è stata completata?
“No, i tempi saranno lunghi. Sono processi culturali che hanno bisogno di una certa costanza e determinazione che a Manfredonia non ho visto. Dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose la città aveva dato l’impressione di ripartire. Un elemento che frena il rilancio della città è l’incapacità reale di vivere una collettività attiva, una rete tra le associazioni e i cittadini. Purtroppo a Manfredonia mancano strumenti e occasioni per mettere in condizione i cittadini di essere direttamente coinvolti”.
I giovani?
“Sono lo specchio della città. Molti vanno via per trovare condizioni migliori altrove e criticano Manfredonia, e quelli che restano sono meno polemici e disposti a prendere quello che la città offre”.
A giugno si torna alle urne
“Mi auguro che nel frattempo emergano tutte le forze positive: persone concrete, progetti validi, e soprattutto che si impari l’arte democratica del confrontarsi, e soprattutto di scegliere il meglio possibile di questa città”.