C‘è anche il figlio di Giuseppe Laviano tra gli arrestati di oggi in un’operazione di Dda e squadra mobile contro il clan Moretti-Pellegrino-Lanza della mafia foggiana. In manette Moreno Laviano, 40 anni, figlio di “Pinuccio”, vittima di lupara bianca l’11 gennaio 1989. L’uomo, referente della Sacra corona unita sul territorio di Foggia, venne ucciso dai boss emergenti del capoluogo che attraverso la strage del Bacardi del 1986 e l’eliminazione fisica di Laviano respinsero al mittente i tentativi della Scu di allungare i tentacoli sulla città.
Oggi viene fuori il nome del figlio Moreno tra i quattro arrestati per un giro di racket in città. Agli arresti anche Andrea Carella, 27 anni, Fabio Bernardo, 32 anni e Alessandro Marasco, 39 anni.
Stando all’impianto accusatorio, il clan di appartenenza puntava a riannodare le fila attraverso un imponente business estorsivo, violento e spregiudicato. Le vittime, infatti, sarebbero state aggredite anche fisicamente. La squadra mobile, in una nota stampa, parla di diversi commercianti finiti nel mirino della malavita. Tra questi due ambulanti del mercato rionale e il titolare di un distributore di carburanti. Le pretese economiche si aggiravano intorno ai 500 euro al mese, soldi necessari per sostenere gli affiliati detenuti. Le telecamere di sorveglianza avrebbero immortalato la corresponsione di denaro.
Il filone investigativo e le prime condanne
Le indagini seguono un filone investigativo avviato ad inizio 2022 che ha già portato ad alcune condanne. Lo scorso maggio, infatti, il Tribunale di Bari ha inflitto 6 anni e 8 mesi a testa a Giuseppe Perdonò, 35enne detto “Scarafone”, Fabio Bernardo e Andrea Carella questi ultimi due destinatari del provvedimento odierno. Gli imputati vennero ritenuti colpevoli di aver chiesto un pizzo di 2.500 euro ad un piccolo imprenditore foggiano bersaglio anche di minacce e colpi di pistola contro la propria abitazione. La vittima non si costituì parte civile nel processo.
Resse l’aggravante mafiosa così come prospettato dalla pm della Dda, Bruna Manganelli. Secondo la magistrata, gli imputati sarebbero fedeli sodali del boss al 41bis Pasquale Moretti detto “il porchetto”, una vicinanza emersa anche da foto sui social, e del figlio Rocco junior, condannato a 10 anni di carcere nel processo di primo grado “Decimabis” (al padre inflitti 16 anni). I due sono figlio e nipote del capomafia Rocco alias “il porco”.

Leggende criminali
Storie da film dietro la fine di Laviano. Leggenda narra che Rocco Moretti, oggi 73enne, detenuto al 41bis, mostrò ai suoi sodali la foto della testa di Laviano a mo’ di trofeo durante un summit di mafia in una campagna di Foggia. Va precisato che su questa vicenda non sono mai emersi riscontri sufficienti. Moretti venne condannato all’ergastolo in primo grado ma assolto in appello. A pagare fu il solo Franco Vitagliani detto “A Sciuccarella”, ex amico di Laviano, al quale i giudici inflissero il massimo della pena.
Secondo l’accusa, per aver salva la vita dal clan, Vitagliani tradì Laviano, andando a prenderlo a casa in auto per accompagnarlo in stazione a San Severo: l’ordine era di consegnarlo vivo a chi voleva torturarlo e ammazzarlo, lui invece per risparmiare le torture all’amico lo uccise sparandogli al capo.