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Mafia, i pentiti fanno tremare i clan del Gargano: “Hanno aperto uno spaccato”. Sangue e scissioni a Vieste

Di Francesco Pesante
15 Ottobre 2023
in Cronaca
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Un duro colpo, l’ennesimo, alla mafia garganica. Nelle scorse ore sono stati arrestati i 37enni viestani Giovanni Iannoli detto “Smigol” e Danilo Della Malva alias “U’ Meticcio”, collaboratore di giustizia dal 2021. Custodia cautelare in carcere per il primo che però è già in cella per altre vicende nel penitenziario di Siracusa, domiciliari al secondo. I due avrebbero giustiziato Marino Solitro detto “Marinuccio”, 50 anni, ucciso il 29 aprile 2015 a Vieste con due colpi di fucile calibro 12 e un violento colpo alla testa praticato con il calcio dell’arma.

Stando agli inquirenti che stamattina hanno tenuto una conferenza stampa a Bari, Solitro era anche zio di uno degli arrestati (Della Malva) ma questo non gli evitò di morire. Il delitto sarebbe maturato nel mondo della droga: la vittima – riporta una nota stampa dei carabinieri – era accusata di rifornirsi di stupefacente da canali di approvvigionamento diversi da quelli imposti dalla consorteria mafiosa e di avere fatto, in passato, ricorso alle forze di polizia per denunciare i comportamenti criminosi di un affiliato.

Ad ucciderlo sarebbero stati i gruppi criminali “scissionisti” guidati da Marco Raduano detto “Pallone” e Girolamo Perna detto “Peppa Pig”, saliti ai vertici della malavita locale dopo l’azzeramento del clan Notarangelo. Della Malva era uomo di Raduano mentre Iannoli era vicino a Perna. Probabilmente i due clan erano ancora in affari nell’ormai lontano 2015, ma successivamente sarebbero entrati in contrasto. Difatti, all’omicidio di Solitro ne seguirono molti altri, quasi tutti con vittime giovanissime appartenenti sia al clan Raduano che al clan Perna. Tra i morti ammazzati lo stesso “Peppa Pig”, freddato il 26 aprile 2019. Una guerra senza esclusione di colpi per il controllo del narcotraffico in città. Ad oggi, i protagonisti della mattanza sono quasi tutti in carcere ma ci sono anche due latitanti di spicco: il primo, il più importante, è proprio Marco Raduano, irreperibile da febbraio scorso quando evase clamorosamente dal carcere di Nuoro. L’altro è il suo braccio destro Gianluigi Troiano detto “Il piccolino”, latitante dal dicembre del 2021.

“Il montanaro andava eliminato”

“Un’analisi complessiva degli accadimenti di quel 29 aprile 2015 – riporta il gip Battista nell’ordinanza cautelare di quasi cento pagine – induce a ritenere che vi fu un’autentica offensiva sul territorio da parte del gruppo del quale lannoli e Della Malva facevano parte. Significativa l’espressione utilizzata da quest’ultimo nel corso del suo secondo interrogatorio: ‘Era una squadra che c’era Omar, con Giorgio, con Marco, con Raduano, con Giampiero Vescera (…) con Enzo Vescera (…) ed era un anno che… un po’ particolare che dopo l’omicidio di Notarangelo sapevamo che lui (Solitro, ndr) alla fine ha dei parenti a Monte, andava ogni tanto a Monte, aveva fatto già arrestare le persone, era già stato sparato, era una persona vicina alla mia famiglia, allora un po’ per non… cioè a me sinceramente non… non mi interessava più di tanto, nel senso che non lo sentivo come zio (…) Però con lui quando mi hanno detto questa cosa, io stavo in mezzo a loro. I discorsi erano: ‘Che dovete tenere gli infamoni dentro casa vostra (…), alla fine mò stiamo ballando, mò lo facciamo mò’ e infatti quel giorno accendemmo pure la macchina a Luigi…’. I mutati equilibri nella criminalità viestana dopo l’assassinio di Angelo Notarangelo ‘Cintaridd’ avevano fatto sì che il gruppo ritrovasse interesse all’eliminazione del Solitro il quale (Della Malva dixit) ‘era un montanaro, era uno che se doveva minacciare li minacciava se li doveva sparare… cioè era un amante di armi e loro lo sapevano tutte queste cose qui, anche perché gliele faceva vedere’. Il montanaro, dunque. andava eliminato perché aveva dato fastidio in precedenza e avrebbe potuto farlo in futuro”.

In foto, Iannoli e Della Malva; sullo sfondo, un’immagine tratta dal video dei carabinieri

Le parole dei magistrati

“L’operazione di oggi – ha spiegato Francesco Giannella della Direzione Distrettuale Antimafia – rientra nell’ambito della lunghissima sequenza di omicidi partita dal gennaio 2015 e che si è protratta fino a qualche tempo fa. Sull’omicidio di Solitro è emerso qualcosa soltanto di recente grazie alla collaborazione con la giustizia di alcuni importanti soggetti che prima appartenevano al contesto criminale di Vieste. Si tratta di un omicidio che ha delle caratteristiche peculiari perché uno degli autori dell’omicidio è il cognato della vittima. Inizialmente l’indagine è stata portata avanti dalla Procura di Foggia, poi grazie alla collaborazione con la giustizia soprattutto di Della Malva ma anche di altri, è stato possibile inquadrare il contesto mafioso determinato da esigenze di affermazione di una parte della criminalità che nel frattempo si era scissa”.

L’uccisione di Solitro sarebbe maturata anche per un “antico movente – ha ricordato Giannella – che aveva a che fare con una denuncia che la vittima aveva fatto nei confronti di un altro appartenente alla criminalità viestana perché riforniva di droga il figlio di Solitro. È stata riconosciuta non soltanto la modalità mafiosa ma anche la finalità di agevolare quella parte di malavita che faceva capo a Raduano, al noto latitante Raduano”.

Marco Raduano

“Stiamo raccogliendo il frutto del lavoro dello Stato in sinergia con la Procura di Foggia – ha spiegato il magistrato della Dda, Ettore Cardinali -. I collaboratori di giustizia hanno aperto uno spaccato che oggettivamente, attraverso le investigazioni, non si poteva aprire. Sicuramente in questo momento – ha aggiunto – i principali protagonisti di quel periodo scellerato sono tutti nelle patrie galere tranne qualche latitante dal nome altisonante. Siamo impegnati con tutte le nostre forze e le nostre capacità e non abbassiamo mai la soglia di attenzione. Abbiamo sicuramente registrato un rallentamento degli omicidi ma, ahimè, non un blocco. Nel 2019, infatti, è stato ucciso Perna ma non abbiamo più quel profluvio di fatti di sangue che avevano caratterizzato il periodo precedente”.

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Tags: mafia Gargano
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