Lo storico e collezionista foggiano Lello Santoro, ex dipendente del Don Uva, ha abituato la città alle sue battaglie culturali. Dalla sua splendida casa museo con scalinata vanvitelliana alla scoperta dei disegni sempre di Vanvitelli della struttura del secondo piano di Palazzo Dogana, così simile alla Reggia di Caserta, fino ai due registri della Cattedrale.
La sua collezione di autografi e di materiali di Pietro Giannone, Umberto Giordano e di tutti coloro che si sono opposti all’oscurantismo, come lo chiama lui, da parte della Sacra Romana Chiesa, è immensa.
Da qualche tempo da questo ingente patrimonio librario e artistico Santoro ha fatto emergere un piccolo quadro del diametro di 20 centimetri ricevuto in eredità nel 1984, che, secondo il proprietario potrebbe essere la copia originale del Ritratto di Leonardo da Vinci.
Di tale storia, arrivata in Sovrintendenza e sulle scrivanie del Ministero della Cultura anche grazie all’interessamento del parlamentare pentastellato Giorgio Lovecchio e che attende gli esami sulla veridicità dell’epoca e sullo studio dei materiali e dei cromatismi, si è voluta occupare anche l’Accademia di Belle Arti, oggi presieduta dall’avvocato Massimiliano Arena, che al presunto autoritratto del genio di Leonardo ha voluto dedicare un incontro tematico.
“Uno dei miei primi intenti era riallacciare i rapporti dell’Accademia col territorio, la città e la provincia. E questo ci porta ad organizzare eventi per far sì che la produzione artistica dei nostri artisti possa essere conosciuta e valorizzata dal territorio”, ha rimarcato Arena a l’Immediato.
Cosa accadrebbe se davvero il piccolo quadro fosse autentico? “Qualcosa di molto simile ai paesi dell’Arabia Saudita quando hanno scoperto di avere il petrolio. Immaginiamo cosa significherebbe per un foggiano non dire più ‘vengo dalla città della quarta mafia o dalla città sciolta per mafia’, ma presentarsi dicendo ‘io vengo dalla città in cui è stato scoperto un autoritratto di Leonardo da Vinci’. Aprirebbe un pazzesco indotto culturale ed economico. L’Accademia non ha la presunzione o la velleità di dire se questa scoperta sia vera, ci sono i test scientifici per farlo e sono test difficilissimi, se penso a quanti step ha dovuto oltrepassare la Sacra Sindone per verificarne epoca e provenienza. Serve una indagine scrupolosa e accurata, ma l’Accademia può ospitare la narrazione e aprire un dibattito che contamini le realtà locali e nazionali”.