F come filiera, F come fatica, F come Foggia. Con questo motto Marco Maffei ha concluso l’incontro della filiera culturale con i candidati sindaci del Comune di Foggia, sottolineando l’importanza di essere arrivati al censimento capillare istituzionalizzato sul sito dell’ente, voluto dal commissario Vincenzo Cardellicchio. Sono 117 le professioni culturali e delle maestranze censite dalla filiera, nota dopo lo stop della pandemia. Due invece i candidati esponenti della filiera, entrambi arruolati con Giuseppe Mainiero, Salvatore Imperio e Maurizio Rana.
“Vorremmo che l’attività di Foggia facesse da modello in Italia, abbiamo raccolto input, vogliamo essere un collettore in ingresso e in uscita per tutto il Paese”, ha rimarcato Maffei.
Di fronte al cannibalismo tra gli operatori e agli allucinogeni culturali di spettacoli di intrattenimento spacciati per operazioni culturali citati dalla direttrice d’orchestra Carmen Battiante e dalle riflessioni di Rosanna Giampaolo secondo cui la tenacia dell’artista si vede dalla follia e dalla lotta contro il tempo perché “quello che muove l’artista è l’espressione di sé” e “l’arte, come ha detto Papa Francesco, non può essere un anestetico e deve metterci all’erta contro una finta bellezza”, i candidati sindaci hanno proposto la loro visione sulla cultura.
Il civico Nunzio Angiola ha ribadito il suo lavoro sul recupero della Appia Antica. “Il tema della cultura e dello spettacolo mi interessa a tal punto che intendo mantenere in capo al sindaco la delega alla cultura. Potenzieremo il censimento capillare che è stato avviato”. Da parte sua anche finanziamenti a cinema e teatri con l’abbattimento del prezzo del biglietto.
Un assessore del ramo, assoluta libertà, spazi culturali liberi e nella disponibilità di tutti e non di qualcuno, dotazione finanziaria certa, queste le linee di Giuseppe Mainiero che ha promesso un assessore espressione della filiera culturale. “Chi meglio di voi potrebbe avere una missione? – ha chiesto -. L’unica direttrice sarà la libertà, più spazio alla produzione che allo spettacolo, questa è una città in cui manca una produzione culturale da 20 anni. La terza cosa è il finanziamento, la cultura ha bisogno di una dotazione fissa derivante dalla tassa di soggiorno. Siamo l’unico capoluogo di provincia che non ha una tassa di soggiorno. Ci manca il passaggio del turismo congressuale, abbiamo b&b sistematicamente occupati dal lunedì al giovedì. Attiverò una tassa di soggiorno di 2 euro. È una dotazione che si aggira intorno ai 500mila euro all’anno. La cultura non può essere uno strumento per costruire consenso. L’ultima manifestazione di produzione culturale fu Spazio Giovani. I contenitori culturali non avranno più il monopolio di qualcuno”.
Equa distribuzione dei fondi per Maria Aida Episcopo del campo largo che vorrà farsi affiancare per l’assessorato da un tecnico. “La mia biografia si fonda sulla conoscenza che si sposa con la cultura. Cultura è una parola contenitore che richiama tante radici etimologiche e fenomenologiche. Ho colto in voi dei gridi di Sos – ha detto rivolta agli operatori della filiera -; vi ho conosciuto nella mia sfera lavorativa e ho sempre colto la vostra passione infiammata ma autentica. In provincia abbiamo solo due licei musicali e siamo in corsa per un liceo coreutico. Sono sulla vostra stessa lunghezza d’onda, il censimento deve salire sul sito. Ho colto quanto multilaterale sia il mondo della cultura, non immaginavo 117 addetti. Equa distribuzione delle risorse verso le maestranze artistiche è la mia promessa. Sono favorevolissima ai tavoli non pletorici per avere un feedback immediato, sono contrarissima alla cultura eventistica. Tempo libero ed eventi pubblico sono altro rispetto ad una linea di cultura. Penso ad un brand che ci accomuni tutti. C’è stato un chiaro sbilanciamento tra spesa per l’evento e spesa per la filiera”.
Sogna Foggia come città giordaniana invece Raffaele Di Mauro candidato del centrodestra. “Vanno istituzionalizzati i tavoli permanenti, per me siete stati spunto per una parola: connessione. Connessione sociale, culturale e territoriale. Vi do garanzie sul coinvolgimento, vi parlai di Foggia come città giordaniana. Accenno anche io alla composizione sulla squadra, l’assessore sarà espressione della competenza. Ma non facciamo diventare la cultura una questione di nicchia”.
È nel Polis Center invece la proposta di Antonio De Sabato: “Il percorso della filiera è simile a quello da me tracciato. Foggia non ha avuto politiche culturali, dobbiamo traghettare l’assessorato dalla gestione al servizio. L’assessore sarà un politico, perché odio i tecnici in politica. Nel nostro programma c’è il regolamento dei beni comuni. Il Polis center è uno spazio di raccordo, vogliamo una struttura comunale dedicata e preparata. Abbiamo bisogno della messa in sicurezza che vada ad eludere il mecenatismo di Anna Paola Giuliani“.
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