In queste ore Gianni Rotice ha ritirato le dimissioni tornando alla guida della sciagurata amministrazione comunale di Manfredonia. Ma il clima in città resta teso. Dopo settimane di silenzio, ha deciso di dire la sua Michelangelo Basta, storico dirigente di Forza Italia e padre del vicesindaco Giuseppe cacciato in malo modo dal primo cittadino poche settimane fa. La spaccatura tra sindaco e azzurri è proprio alla base della grande crisi politica sipontina che per Basta, però, sarebbe dovuta più che altro ad incompetenza e ignoranza dei membri della giunta.
“In questi 21 mesi ho donato tutto me stesso, sotto il punto di vista politico, a questa amministrazione ad una nuova visione di politica al cambiamento – esordisce -. Penso alla gioia provata dopo 30 anni per la vittoria conseguita, penso all’orgoglio provato per la nomina a vicesindaco di mio figlio, penso al nostro bellissimo gruppo di consiglieri, penso all’eccezionale risultato raggiunto dal mio partito, Forza Italia. L’adesione ad un progetto, una nuova visione di città ma soprattutto una visione nuova del ruolo del politico, completamente al servizio dei propri cittadini, servo non certo padrone della città. La grande delusione di oggi è diretta conseguenza dell’amore di ieri. Un viaggio dal primo giorno osteggiato da sicofanti nani e ballerine che hanno preso in ostaggio il sindaco“.
Per Basta si tratta di “una nave che doveva viaggiare a vele spiegate, sospinta dal vento del rinnovamento, in acque calme e favorevoli, naufragare a causa di invidie arroganza, improvvisazione e guerre fra prime donne che nulla hanno a che fare con la politica. Un cerchio magico che si impone al timone della nave, che tiene nascoste le carte di navigazione pretendendo che tutto l’equipaggio raggiunga al buio mete solo a loro note. Mediocri che sguazzano e giganteggiano tra l’ignoranza! Strateghi da strapazzo che nell’ombra tramano la propria vendetta a discapito del bene per la città”.
Basta è un fiume in piena: “Sembra stia passando il messaggio di una crisi creata da interessi diversi e personali, da chissà quale andata male divisione, niente di tutto questo. La situazione attuale è dovuta solo ad improvvisazione ed ignoranza. In questi mesi ho assistito alla morte della dialettica e della politica nella sua accezione più nobile, per far posto ad improvvisazione e presunzione con nel dimenticatoio l’educazione. Ho ascoltato assessori fare ragionamenti sconclusionati che, con la presunzione di chi ha conoscenza e padronanza della materia, mette in imbarazzo l’amministrazione nei confronti della città. Assessori sfilare per corridoi senza mai sentirli parlare di problemi e come risolverli, aprire bocca solo per parlare male di qualcuno, gli stessi con i quali oggi vanno a braccetto (misteri della poltrona)”.
E ancora: “Ho visto assessori creare e cementare rapporti di amicizia con sindaco e compagna (Libera Scirpoli, sorella del boss garganico Francesco, ndr) per rafforzare la propria posizione e colmare la propria incapacità. Consiglieri alzare sempre e solo supinamente la mano. A tanti di questi soggetti non farei amministrare neanche il condominio di casa mia”. Poi aggiunge: “Non voglio parlare dei cambi di casacca, degli infiltrati, delle lotte intestine! Voglio parlare ed ho parlato di quello che provo nella delusione di chi non crede il proprio sogno possa più realizzarsi e che mi ha portato a salire su una scialuppa di salvataggio, la scialuppa della dignità”.
Rotice VS Valente: la sfida infinita
Nel frattempo, Rotice continua ad accapigliarsi con la consigliera comunale di opposizione Maria Teresa Valente che ha accusato l’amministrazione di essersi fatta sfilare da un privato il “Colosseo” sipontino. Piccata la replica del sindaco: “Valente continua a non studiare e ad essere fuori luogo nei suoi interventi, preferendo la corsa alla primogenitura mediatica di post e comunicati. Dopo la questione Asili nido comunali, eccola impreparata sull’asta di Masseria Garzia, i cui esiti, ovviamente per lei, sono colpa del sindaco di Manfredonia che non ha alcuna competenza diretta in materia. Valente, ignora la delibera 99/2020 della Corte dei Conti Puglia che si è pronunciata in maniera negativa sulla richiesta di parere espressa da un Comune in riequilibrio pluriennale in tema di acquisto immobili. Valente, si sa, è negazionista rispetto all’esistenza del buco delle casse comunali di Manfredonia in Piano di riequilibrio sino al 2027 con una rata di circa 2 milioni di euro l’anno. Sul tema dell’asta della masseria in agro di Siponto mi sono mosso immediatamente rispetto a tale notizia giunta nel cuore del mese di agosto, interloquendo anche con il professor Giuliano Volpe per continuare nello straordinario e sinergico lavoro di scavo che sta riportando alla luce le fulgide meraviglie dei secoli scorsi. Oltre alla non competenza diretta, ci siamo scontrati con l’impossibilità del Comune di affrontare simile spesa.
Dimostrazione che non sono gli scoop e le polemiche a risolvere i problemi. Interloquirò, come sempre, con Soprintendenza e Ministero affinché il progetto di valorizzazione culturale ed archeologica dell’Antica Siponto possa contemplare anche la soluzione di questa criticità amministrativa, inglobando quella parte di territorio ed il suo patrimonio all’interno dell’ampio progetto che cambierà il futuro di Manfredonia. A tal proposito, parlando di argomenti che interessano concretamente i cittadini, ho convocato per il prossimo 6 ottobre una riunione proprio avente ad oggetto la valorizzazione, promozione e fruibilità degli scavi di Siponto per avviare una cabina di regia”.
Valente ha subito risposto: “Grazie, sindaco, per la sua risposta. Per me sarebbe stato difficile dimostrare la sua inadeguatezza nel ruolo di primo cittadino meglio di quanto lei stesso abbia fatto. Prima di tutto, ha appena ammesso di prendere in giro l’intera città con le sue dimissioni, annunciando di avere già fissato un incontro istituzionale per il 6 ottobre. Per quanto riguarda gli asili nido comunali, al suo posto eviterei l’argomento perché non sono certo io a fare brutta figura. Gli asili sono ancora chiusi e non esiste ancora una graduatoria di ammissione. Questo dimostra chiaramente che avevo ragione quando ho sottolineato che spettava ai Servizi Sociali del Comune valutare le richieste, anziché alla Regione Puglia, che doveva semplicemente assegnare i buoni. Sul tema dello studio, non sono certamente io a dovermi impegnare di più. Non avevo chiesto la sua partecipazione all’asta, ma l’avevo interpellata per mostrare almeno un minimo di interesse per la nostra storia. La sua risposta, con la solita lamentela sul Comune in piano di riequilibrio, dimostra che continua a trattare il municipio come se fosse la sua impresa, pensando solo a spese e bilanci. Ma sa, nella vita ci sono anche cose che contano molto più dei soldi”. (In foto, Giuseppe Basta, il padre Michelangelo e il sindaco Gianni Rotice)