Una vera e propria odissea per un 76enne di Vieste, Domenico Candelma, affetto da morbo di Parkinson, che per cercare di ottenere il riconoscimento è stato costretto a recarsi a Foggia presso il Ctu (consulente tecnico d’ufficio). Fin qui tutto normale, o quasi, visto che il signor Domenico è allettato da tempo e si muove solo su sedia a rotelle. Il problema è sorto una volta giunti a Foggia, accompagnato dalle due figlie, per salire al primo piano dell’immobile di via Conte Appiano. A raccontarci la storia è la figlia Maria da noi raggiunta a Vieste.
“A mio padre non è stata riconosciuta l’indennità di accompagnamento e questo ha fatto sì che avviassimo una causa con il tribunale affinché gli venissero riconosciuti i propri diritti: ad oggi mio padre è assistito da una badante con regolare contratto e le spese da lui sostenute per le cure, sono di gran lunga superiori alla pensione da lui percepita, a cui si aggiunge quella di mia madre. Siamo costretti a portare mio padre a Foggia, perché in questi casi non ci sono visite domiciliari”.
“È stato un viaggio estenuante per mio padre, oltre 200 chilometri tra andata e ritorno da Foggia in condizioni che solo noi sappiamo. Quando abbiamo cercato di far capire a questi signori che era quasi impossibile portare papà alla visita ci è stata dimostrata disumanità. Arriviamo e troviamo una struttura non a norma. Siamo stati costretti a prendere papà in braccio per fargli salire la rampa di scale per raggiungere un’ascensore che per giunta non avrebbe in ogni caso avuto la capienza per far entrare la sedia a rotelle. Siamo stati costretti a trascinare mio padre con tutti i disagi del caso. Nel 2023 queste cose non possono succedere. Papà – aggiunge Maria – si è aggravato subito dopo il viaggio a Foggia, sarà pure un caso, ma fisicamente ha subito un grande stress. Da alcuni giorni si è allettato completamente e oggi ha anche smesso di mangiare. Non so se quando trasmetterete questa intervista mio padre sarà ancora vivo…”