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Home - Di Mauro e Mainiero caso nazionale, le parentele scomode riprese da un articolo de “Il Fatto Quotidiano”

Di Mauro e Mainiero caso nazionale, le parentele scomode riprese da un articolo de “Il Fatto Quotidiano”

Di Francesco Pesante
5 Settembre 2023
in Politica
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È diventata una caso nazionale la candidatura a sindaco di Foggia di Raffaele Di Mauro e Giuseppe Mainiero, il primo per il centrodestra, il sindaco in lista civica. Stamattina “Il Fatto Quotidiano”, in un articolo di Antonio Massari e Tommaso Panza, ha ripreso l’articolo de l’Immediato di pochi giorni fa per tornare sulle parentele scomode dei due politici.

“Il Fatto” si è soffermato anche su Mauro D’Attis, segretario pugliese di Forza Italia e vicepresidente della commissione nazionale antimafia attesa a Foggia il prossimo 8 settembre. “Il forzista numero 2 dell’Antimafia candida a sindaco il parente di un boss ucciso”, il titolo del giornale di oggi.

“Il lato più incredibile della storia” – a parere della testata – è proprio il ruolo di D’Attis. “Né Mainiero né Di Mauro hanno precedenti penali, non sono accusati di nulla nella relazione della commissione che ha sciolto il municipio per mafia, infatti la questione non è di natura penale ma di mera opportunità politica”. Per D’Attis la notizia su Di Mauro “non esiste. Si tratta di una parentela di rimbalzo che lui non ha mai frequentato”.

Di Mauro è sposato con la nipote di Franco Spiritoso detto “Capone” e suo fratello Giuseppe Spiritoso detto “Papanonno”, il primo ucciso nel 2007 davanti a moglie e amici in piazza Libanese, il secondo coinvolto in numerose operazioni contro mafia e narcotraffico, tra cui le recenti “Ares” e “Game Over”.

Sentito da “Il Fatto”, Di Mauro ha detto di aver sposato la moglie nel 2015 e di non aver mai conosciuto Franco Spiritoso. Ma per il giornale il punto è “l’opportunità politica di queste candidature, del messaggio trasmesso in una città che sta faticosamente cercando di riemergere da un commissariamento”.

“A gettare il sasso nello stagno, un paio di giorni fa, è stato il giornale online l’Immediato – si legge ancora – che per primo ha scritto delle parentele di Di Mauro e Mainiero”. La nostra testata, in questi anni divenuta punto di riferimento per Sky, Il Fatto, Mediaset, Repubblica e stampa estera per le sue inchieste sulla mafia, ma dileggiata dai soliti politici di turno locali – nemo propheta in patria – aveva infatti già ricostruito le parentele scomode dei candidati affrontando il tema dell’opportunità politica. Un approfondimento scaturito alla luce delle relazioni antimafia dei sei Comuni sciolti per infiltrazioni criminali dal 2015 al 2023 che hanno sempre evidenziato, oltre ad appalti e conflitti d’interessi, anche certe parentele sospette che avrebbero minato la limpidezza dell’ente più rappresentativo dei cittadini. Pura e semplice cronaca della storia recente della provincia di Foggia.

Tornando all’articolo de “Il Fatto” si legge ancora: “Mainiero, candidato in una lista civica e legato a Fratelli d’Italia (partito poi abbandonato nonostante resti un politico storicamente di destra, ndr) spiega che sua nonna si suicidò negli anni ’40 e suo nonno decise di risposarsi con una donna che, a sua volta, era vedova di Mario Francavilla (alias “Il nero”, ucciso nel 1998, ndr). Da qui il legame con i Francavilla (i figli di Mario, ndr) ai vertici con i Sinesi (oltre ai Moretti e ai Trisciuoglio,  ndr) della mafia foggiana”.

Mainiero, come già replicato a l’Immediato, ha spiegato di non aver “mai conosciuto i figli della sorellastra della madre. La mia storia parla per me. Mi contestano ora ma non l’hanno fatto quando mi sono candidato nel 2019”. Poi ha ricordato le sue denunce sulle storture dell’azienda dei tributi e i manifesti mortuari messi da qualcuno sotto casa sua. Ma per i colleghi de “Il Fatto”, “il punto resta lo stesso: il paradosso – a dir poco – di una città commissariata per mafia che ha due candidati imparentati con famiglie mafiose”.

Per D’Attis nessun problema: “La commissione antimafia valuterà tutti i profili dei candidati, incluso quello di Di Mauro. Forza Italia non ha candidato un mafioso o un paramafioso”.

Sul caso si è espresso anche il direttore de “Il Fatto”, Marco Travaglio che condividendo l’articolo sulle sue pagine social ha scritto: “A Foggia, comune sciolto per mafia nel 2021, due candidati alla carica di sindaco (Di Mauro e Mainiero) hanno parentele con persone legate ai clan. In più, Di Mauro è candidato anche alla segreteria regionale di FI, guidata da D’Attis, vice presidente della commissione nazionale antimafia”.

Mainiero: “Macchina del fango”

All’articolo de “Il Fatto” ha già replicato Mainiero: “La ‘macchina del fango’ cerca disperatamente di continuare a restare in moto. Evidentemente il primo tentativo di delegittimarmi o intimidirmi non è andato a segno (invece sembra di sì visto che la questione è finita sul nazionale, ndr). Come hanno dimostrato i tantissimi attestati di affetto, sostegno e stima che ho ricevuto. Attestati pubblici, arrivati da donne e uomini davvero perbene che non hanno avuto alcun timore a ‘metterci la faccia’. E allora qualcuno ha pensato di chiedere un ‘aiuto’, provando a portare questa polemica vigliacca circa le mie inesistenti ‘parentele scomode’ sulle pagine dei quotidiani nazionali. Anzi, per la verità solo su un quotidiano nazionale, ‘Il Fatto Quotidiano’, che tutti sanno essere ‘fiancheggiatore’ del Movimento Cinque Stelle.

Lo affermo senza giri di parole, perché sia chiaro a tutti cosa sta accadendo. Probabilmente bisogna rifarsi una ‘verginità politica’ dopo essere finiti alleati di coloro i quali venivano descritti, in pubblico e in privato, come ‘il male assoluto della nostra città’, Partito Democratico in primis, che gli suggerito sotto dettatura persino il nome della candidata alla carica di sindaco, già assessore della Giunta Mongelli.

Ciò detto, quello che state leggendo è l’ultimo intervento che dedicherò a questa faccenda. La strategia che vorrebbe distrarmi dal dialogo con i foggiani non ha avuto e non avrà alcun effetto. Mi dispiace per chi ha orchestrato questa vergognosa macchinazione, ma sappiate che non vi inseguirò. La mia storia mi precede. Le battaglie per la legalità che ho condotto da solo e alla luce del sole – perché tutti gli altri stavano zitti e buoni, accucciati ai piedi del potere – sono note e conosciute. Foggia mi conosce. La Foggia onesta che vuole rinascere mi conosce. La melma la lascio a chi è abituato ad usarla come argomento politico, non avendone altri”.

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Tags: Mafia Foggia
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