Un artista eccezionale durante il Festival di Street Art “Stramurales 2023” ha lasciato come regalo al Comune di Stornara, ai suoi cittadini e all’associazione “Stornara Life Aps”, organizzatrice di questo sesto Festival, il murale che vedete sopra. Senza saperlo, forse è stato ispirato dall’atmosfera che si respira in questo borgo sospeso nel tempo fra passato e futuro, ha fornito una testimonianza, naturalmente non richiesta, di una verità nota da tempo ma che tutti fanno finta di non conoscere. Il murale rappresenta una figura umana, anzi un volto. Ma la particolarità sta nel fatto che si tratta di un mezzo volto di un uomo anziano e di un mezzo volto di una donna anziana, che si fondono insieme diventando un tutt’uno. In altri termini, si tratta delle famose “Due facce della stessa medaglia”.
“La storia di Stornara è cambiata senza ombra di dubbio – scrive Luigi Filannino, sociologo – e alla prova dei fatti nel lontano 2018, allorquando un gruppo di ‘folli’, capitanati da un artista creativo, naturalmente non riconosciuto in patria, si lanciò in maniera incosciente e inconsapevole in una avventura che potrebbe diventare la sceneggiatura di un film di fantascienza tipo ‘Matrix Resurrections’. Ma voi ve la ricordate come era Stornara 6 anni fa? Ancora oggi molti, ivi compresi alcuni amministratori comunali, continuano a ritenere che questo borgo è rimasto un vecchio e decadente paese agricolo senza storia e senza futuro. Un borgo dove regna un diffuso degrado fisico, urbano, forse anche morale. Per risollevarlo, dicono, bisogna continuare a scommettere sull’agricoltura, ma rispetto al passato scarseggiano, a parte qualche eccellenza locale, i luoghi dove si pratica una agricoltura innovativa e moderna e dove soprattutto, oltre alla prima trasformazione di prodotti agricoli, si possono mettere in campo strategie finalizzate alla valorizzazione e alla commercializzazione dei prodotti enogastronomici locali.
Ecco che si materializza la ‘prima faccia della medaglia’. Ed è una faccia che si muove nel buio, pensate che persino i murales di sera non sono illuminati, che non vuole vedere, che non ha fede e che ritiene questo borgo senza speranza. È come se qualcuno trovasse un tesoro sepolto in cantina e continuasse a pensare che non ha nessun valore solo perché è incapace di riconoscere se le monete sono d’oro oppure no. E per non farsi illusioni, lo riseppellisce e dimentica la suaesistenza. La grande, vecchia, saggezza contadina. Tutto deve essere sempre uguale a se stesso, niente deve cambiare. Le certezze che una comunità si è costruito nel tempo devono restare immutate e la vita deve scorrere tranquilla come sempre.
Ma c’è una ‘seconda faccia della medaglia’. E per mostrarla ai cittadini ignari ecco che spuntano i ‘folli’. Sei anni di follie, sei anni di Festival, sei anni di Street Art, sei anni di cultura, dove prima c’era solo terra arsa ed erbe selvatiche da rendere commestibili. Una rivoluzione, un tifone che travolge ogni cosa. Di anno in anno sempre più grande, sempre più fantasmagorica, sempre più illuminante. Sconvolge ogni pensiero, si insinua nelle menti, a patto che le menti siano pronte ad accettare le novità, a patto che non ci sia una resistenza pregiudizievole ed innaturale.
Quest’anno – prosegue Filannino – il Festival ha superato ogni aspettativa, è stato il più grande Festival di Street Art non solo di Stornara, ma di tutta la storia della Street Art internazionale. Grandi artisti, grandi murales, pieni di significati culturali, storici, etici. Sarà difficile d’ora in poi raggiungere traguardi superiori a quelli raggiunti nel 2023. Dopo il 2018, primo anno della rivoluzione che ha cambiato Stornara, rimarrà nella storia di Stornara soprattutto il 2023, l’anno dell’apoteosi. Ma ora che è evidente a tutto il mondo il valore e l’importanza culturale e artistica dei murales, del ‘Museo a cielo aperto’ che Stornara possiede, come se fosse un tesoro sepolto in cantina, bisogna andare oltre. Oltre i vecchi pensieri che resistono, oltre il semplice possesso di un tesoro, che alcuni fanno finta di non vedere e di ignorare, oltre ogni possibile immaginazione, oltre la follia che ha caratterizzato i primi anni di vita del Festival. È ora di sfruttare questo tesoro creato dal nulla. Chi è pronto a farlo? E soprattutto sono pronte le cosiddette classi dirigenti del paese? Occorre una ‘nuova follia’ e ‘nuovi folli’. Chi si propone?”.