Spett. L’Immediato
ho letto la breve nota avente ad oggetto il contenzioso tra la Raco Appalti ed il Comune di Foggia riguardante il teatro Giordano e quale difensore dell’impresa devo fare alcune brevi precisazioni visto che l’articolo ha tenuto sicuramente presente anche ciò che ha riferito alla stampa l’ing. Cavaliere, allora assessore, sicuramente intento per ragioni politiche a tentare di rimediare alla riconosciuta incapacità di dirigenti e tecnici dell’epoca di gestire correttamente l’appalto in questione.
In dettaglio, quanto alla sentenza emessa dal tribunale forse è bene chiarire che tutti i documenti (e dico tutti) prodotti dalla difesa del Comune sono stati vagliati nel corso del lungo processo durato ben 10 anni da sette giudici susseguitisi nel tempo (Di Molfetta, Sala, Di Matteo, Caradonna, Lacatena, Inchingolo e Siciliani) e dall’allora presidente del tribunale De Facendis oltre che da ben tre periti giudiziari (ingg. Mastromattei, Paoletti e Lembo) nonché dal collaudatore, ing. Rocco, designato dallo stesso ente. Ed il risultato è stato quello dell’acclarata responsabilità di tecnici e dirigenti del Comune nel gestire l’appalto e nella condanna del Comune a risarcire l’appaltatore dei danni procuratigli tanto che l’allora Ufficio dell’Avvocatura dell’ente propose del 2020 al Consiglio Comunale di risarcire l’impresa con 1,7 milioni di euro. Nel dettaglio e tornando all’articolo di stampa, il certificato di ultimazione dei lavori del giugno 2009 (provvisorio perché i lavori furono ripresi e per ordine del direttore dei lavori si protrassero fino al 2013 a causa dell’acclarata inadeguatezza del progetto originario ammessa in giudizio dallo stesso ente) è stato esibito in giudizio dalla difesa dell’ente ed attentamente vagliato da tutti i magistrati e dai periti nominati. Per quanto attiene poi al citato verbale della Commissione di vigilanza del 2011 è bene che si sappia che lo stesso contestava inadempimenti non dell’impresa ma proprio all’Amministrazione (basta leggerlo).
E’ bene anche che si sappia che la nota dell’Anac del 2013 (non del 2014) che sulla base di informazioni datele unilateralmente e senza contradditorio con l’impresa consigliava la rescissione del contratto di appalto, è stata attentamente esaminata e ritenuta illegittima in giudizio. Per quanto detto e per quanto emerge pacificamente dalla poderosa sentenza di ben 20 pagine conclusivamente è opinione che l’appello contro la sentenza del tribunale sia stato proposto dagli ignari, nuovi difensori dell’ente subentrati nel 2022 a processo praticamente finito, e per molti versi in contrasto col parere dei precedenti difensori, più per dovere di ufficio che per meditata contestazione dell’attento Tribunale. Vedremo.
Avv. Antonia Ciuffreda