È esplosiva la testimonianza del pentito Andrea Quitadamo detto “Baffino junior”, 34enne di Mattinata, collaboratore di giustizia. Da una località protetta, il giovane è stato incalzato dai pm della Dda di Bari, Ettore Cardinali e Luciana Silvestris e dal pool difensivo nel processo “Omnia Nostra” al clan Lombardi-Scirpoli-Raduano.
“Su Mattinata c’ero io, mio fratello Antonio (anche lui pentitosi, ndr), Scirpoli Francesco, Notarangelo Francesco, Silvestri Michele. Poi su Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Macchia c’era Lombardi Matteo, Ricucci Pasquale, La Torre Pietro, Renzulli Antonio, Russo Raffaele detto Lele e altri, D’Ercole Michele, D’Ercole Leonardo. Poi su San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo, Apricena c’era Ferro Luigi, i fratelli Martino, Tommaso e Angelo, Gravina Giuseppe, i fratelli Radatti Antonio e Lino, su Vieste ultimamente c’è Raduano Marco, Della Malva Danilo, Della Malva Giuseppe, Troiano Luigi e altri e questo era il nostro gruppo che operava su tutto il Gargano. Le zone di influenza? Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste e San Marco in Lamis”.
Quitadamo ha confermato la rivalità tra il suo clan e i montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone. “C’erano contrasti con i Li Bergolis, attualmente il reggente è Miucci Enzo.
L’obiettivo è il comando su tutto il Gargano, stupefacenti, di tutto, è il comando“.
Poi ha ricordato alcuni omicidi “eccellenti” in questa guerra di mafia: “La morte di Franco Romito, il figlio Michele, Ciccillo Li Bergolis, Ricucci Pasquale, Gentile Pio Francesco, Leonardo Clemente. Far parte del gruppo significa commettere reati, eravamo un’associazione di militari. Facevamo portavalori, tutto, omicidi, eravamo il gruppo opposto ai Li Bergolis”.
Sui soldi: “Non c’è uno stipendio, però se c’è qualcuno che bisogna aiutare si aiutava, anche l’avvocato, però non c’era una regola che avevamo uno stipendio, avevamo diciamo il potere di… di comandare, di vendere la droga, di… queste cose qui”.
I vertici
“Prima c’era Mario Luciano Romito (il boss ucciso nella strage di San Marco del 2017, ndr), poi presero il posto Matteo Lombardi detto “A’ Carpnese” e Pasquale Ricucci alias “Fic secc” che hanno avuto sempre, anche quando c’era Mario Romito hanno avuto sempre un… diciamo un secondo posto, perché quando lui era detenuto erano loro che decidevano e dalla morte di Romito prese il posto Lombardi, poi Ricucci morì (ucciso nel 2019, ndr), su Mattinata Francesco Pio Gentile era che aveva più… diciamo più voce in capitolo, dalla morte di Gentile (anche lui morto ammazzato nel 2019, ndr) prese il posto Francesco Scirpoli. Anche Pietro La Torre è stato sempre di un alto livello”.
Focus particolare su Scirpoli, uno dei boss in ascesa nel mondo criminale della provincia di Foggia, noto anche per essere il fratello dell’ex segretaria del Pd di Mattinata, Libera Scirpoli, attuale compagna del sindaco di Manfredonia, Gianni Rotice. “Scirpoli è del mio paese e ci conosciamo da quando ero piccolo – ha ricordato “Baffino jr” -, lui già prima di me faceva parte, diciamo dai primi anni Duemila stava con i Romito, che è stato anche arrestato nel blitz Iscaro Saburo e con quelli di Manfredonia pian piano quando venivano a fare i summit a Mattinata con Notarangelo, con mio fratello, che io ero più piccolo, mi sono trovato parecchie volte e ho avuto modo di conoscere tutti diciamo, Lombardi, Ricucci, La Torre, Antonio Renzulli“.
Nella lista anche i macchiaioli. “Michele D’Ercole e Leonardo D’Ercole sono di Macchia e sono a disposizione del gruppo diciamo, stavano più da vicino a Pasquale Ricucci. Invece a Vieste adesso c’è Marco Raduano che da poco che si era… prima stava con i Li Bergolis, dall’uccisione poi del cognato, di Giampiero Vescera, si è avvicinato a Scirpoli e a Ricucci volendo entrare nel gruppo per vendicare la morte di suo cognato e così ha cominciato a fare parte anche lui del gruppo, Danilo Della Malva. Io dico quelli più sostanziali, poi ci sono altri che sono intorno, che sono ragazzi loro, Orazio Coda, i fratelli Langi, Luigi Troiano che è il braccio destro di Raduano”.
Il controllo della droga
Tra i business principali, le estorsioni e la droga. “La Torre era… stava più sulla droga diciamo, però anche omicidi, rapine – ha spiegato Quitadamo -. Sulla droga su Manfredonia lui prima, diciamo lui, Ricucci, Lombardi, Renzulli, io dico sempre questi più… più alti, la smerciavano loro con… diciamo la davano ai ragazzi, che non so i nomi, poi se ricordo bene fino al 2016 hanno tolto questa cosa di dare la droga e hanno messo la tassa che chi voleva vendere la droga doveva dare 1.500 euro al mese. Su Manfredonia, al clan che operava su Manfredonia, dovevano dare una tangente di 1.500 euro al mese se volevano vendere la droga, a tutti gli spacciatori”.
Gli omicidi
La testimonianza si è incentrata molto sulla guerra con i montanari, organizzazione storica del Gargano, un tempo guidata da Francesco “Ciccillo” Li Bergolis, poi dai nipoti Matteo, Armando e Franco Li Bergolis, tutti a scontare lunghe condanne, e oggi dal pro cugino di questi ultimi, Enzo Miucci detto “U’ Criatur”.
“Il nostro gruppo si può dire che quando ci incontravamo parlavamo sempre di progetti di omicidi, era… c’era sempre un continuo progetto di omicidi, in particolare ultimamente dovevamo eliminare a Roberto della montagna, che Enzo Miucci era detenuto. Il braccio destro di Enzo… di persona non lo conosco, però Roberto Prencipe se non sbaglio. La prima cosa quando sono uscito sono stato avvicinato da Renzulli detto Siciliano, con Giuseppe Ricucci, fratello di Pasquale che dovevamo… la prima cosa dovevamo eliminare questo Roberto della montagna, che era il killer che aveva ammazzato a Pasquale Ricucci, come si diceva nel clan, a Francesco Pio Gentile e ci stavamo preparando per andarlo a uccidere, era un po’ difficile perché nella zona dove abita è scampagnato, diciamo se passa una macchina sospetta vieni subito sgamato… Ah poi, prima che ci arrestavano, è uscito La Torre, una settimana prima che ci arrestavano e mi venne subito a trovare dicendo: ‘La prima cosa che dobbiamo fare, dobbiamo uccidere a Roberto, subito’ e poi lì…'”. E ancora: “Ricucci è stato ucciso perché voleva uccidere a Miucci e l’ha ucciso prima Miucci”.
In seguito il piano, fallito, per eliminare Giovanni Caterino, basista della strage di San Marco: “La decisione di uccidere Caterino. C’erano… era Lombardi, Ricucci, quelli che comandavano, Scirpoli, quelli che stavano fuori in quel periodo”.
“Miucci si voleva prendere tutto”
Informazioni anche su Vieste dove prima c’era Angelo Notarangelo che aveva Marco Raduano come suo braccio destro. “Raduano ha scelto di ucciderlo, si avvicinò ai Li Bergolis, con Miucci progettarono di ucciderlo e lo uccisero, poi Raduano è stato arrestato e Miucci si voleva prendere… voleva prendere tutto lui, voleva eliminare anche Raduano e ha cominciato dal cognato, poi Raduano è uscito e si è trovato in difficoltà, che gli hanno ucciso il cognato e si è avvicinato a Ricucci tramite Della Malva e a Scirpoli, non so se pure a Lombardi, dicendo che voleva vendicare il cognato e avevamo lo stesso scopo di eliminare Enzo Miucci e da lì si sono… si è avvicinato al nostro clan e fa parte del gruppo, con gli stessi intenti di eliminare i Li Bergolis”.
L’evasione
Quitadamo fu tra i 72 detenuti evasi dal carcere di Foggia il 9 marzo 2020. Con lui anche Scirpoli, quest’ultimo catturato ad aprile in un casolare di Apricena, luogo dove si nascose anche per un altro periodo di latitanza. “È rimasto lì, ha detto che non si voleva consegnare perché… perché doveva sistemare tutto quello che… avevano ucciso, quattro o cinque mesi prima avevano ucciso a Ricucci, ha detto: ‘Se non sistemiamo mò i servizi fuori che uccidiamo a tutti non lo facciamo più e io mi sono consegnato e loro sono rimasti che dovevano… dovevano lavorare’. A me però mancava un mese e quindi decisi di andarmi a consegnare perché non valeva la pena scappare”.

Gli animali
“Baffino junior” ha poi ricordato che “con Scirpoli e La Torre stavamo sempre a rubare animali, vitelli, mucche, nell’occasione quando io ero detenuto, Scirpoli con mio fratello hanno tolto tutte le mucche a C.L. e mi mandarono anche a me i soldi, che poi la zona è diventata nostra diciamo. Noi ce lo prendevamo con la forza, se avevano animali ce li toglievamo, glieli rubavamo, se avevamo… facevamo i danni e non ci venivano più. In questa occasione qua di questo C.L. sono state tolte queste mucche, ma lui già non lavorava più con gli animali, erano tutte mucche selvagge, era già quasi andato in pensione, era un vecchietto questo qua, però sono state tolte tutte le mucche e abbiamo messo le nostre”.
“Hanno fatto la storia del Gargano. Lombardi aveva i Rolex”
Sui capi, il collaboratore di giustizia ha aggiunto alcuni dettagli: “Lombardi, come ho detto anche prima, con Ricucci ha avuto sempre… anche quando era vivo Mario Romito, ha avuto sempre un secondo… sono sempre stati… perché loro venivano dalla guerra degli anni Novanta, vengono dalla guerra di Alfieri e Primosa, già stavano in mezzo loro, sono i vecchi diciamo che hanno fatto la storia del Gargano, si sono trovati in mezzo a tutte quelle faide e sono stati sempre con Mario Romito, anche dopo la scissione con i Li Bergolis, è stato lui il punto di riferimento per tutti, lui come Scirpoli per Mattinata. Il tenore di vita di Lombardi era abbastanza alto, camminava sempre con i rolex, aveva sempre bei Rolex al polso”.
Scirpoli “il lungo”
“Scirpoli il Lungo lo chiamavamo noi (il boss è molto alto, ndr). Francesco lo conosco perché è di Mattinata, da piccolini che lo conosco, lui già aveva fatto parte del gruppo nel blitz Iscaro Saburo, stava già con Mario Romito, già da prima, che io ero piccolino proprio, poi man mano che mi sono fatto più grande ci siamo conosciuti meglio, lui fa parte del gruppo e oggi è al comando su Mattinata. Lui nella sua… ha sempre fatto rapine, è stato sempre più sulle rapine e sui contatti su Foggia, su… perché lui ultimamente che era titolare stava sempre con Mario, e tutti i contatti di Mario su Foggia, i Moretti, ha preso tutto lui il posto“.
Stando al pentito, “Il Lungo” era colui che gestiva le armi, dalle pistole ai kalashnikov. Armi da utilizzare per assalti ai portavalori (come nel caso dell’operazione “Ariete”) o altre rapine. “Le armi che avevamo del gruppo, usava le armi del gruppo, le usavamo insieme per commettere omicidi, per commettere rapine, le armi del gruppo, quelle che andavano ad Apricena, quelle che avevo a posto io, le portava lui. Lui portava molte armi, pure andava a fare le rapine con i cerignolani e portava un borsone di kalashnikov, di altri tipi di… A Mattinata, dove ho fatto rinvenire le armi, molte di quelle armi sono armi che ha portato Scirpoli, molte armi non sono state più ritrovate perché sono state tolte prima. Altri kalashnikov che aveva portato Scirpoli un po’ di tempo prima, che avevo fatto… non ricordo quando, però non sono state trovate, la pistola è l’unica che posso dire che me l’ha data Scirpoli”.

“Ho commesso quattro omicidi”
Andrea Quitadamo si è anche autoaccusato di quattro omicidi. Il primo nel 2007. “L’omicidio di Giuseppe Silvestri in una roulotte di Mattinata” anche se il reale obiettivo era il padre Leonardo.
“Poi l’omicidio di… nel 2011 se…, nel 2011, la lupara bianca di Francesco Libergolis. È il nipote di Ciccillo, la Faccia di Pecora lo chiamavamo noi, di Mattinata, aveva una campagna vicino alla nostra a Tagliata. Eravamo io, Mario Luciano Romito, Gentile e altri. Sette o otto. È stato prima sequestrato e interrogato e poi è stato ammazzato. È stato ammazzato con le pietre. Qualche pezzo di legno, qualche calcio di fucile. La ragione che qualche mese prima avevano sparato a mio fratello e Lombardi. L’abbiamo sotterrato”. Durante la testimonianza, a “Baffino junior” non è stato chiesto dove si trovi il cadavere dell’uomo che, al momento, non è ancora stato recuperato.
Terzo omicidio quello di Ivan Rosa. “La motivazione è che questo ragazzo faceva di testa sua e stava con il clan opposto, con i Li Bergolis. Voleva comandare diciamo… non voleva ascoltare Ricucci, va’, faceva le cose di testa e… i particolari non li so perché a me mi è stato comandato e precisi i particolari non li so”.
L’ultima vittima di Quitadamo, stando a quanto raccontato da lui stesso durante il processo, sarebbe stato Bartolomeo Bisceglia. “Sapevamo che voleva uccidere uno del nostro clan”. (In foto, a sinistra, Quitadamo; a destra, Scirpoli, Lombardi, Ricucci e Miucci; sullo sfondo, l’omicidio Ricucci)