Violento attacco del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini al leader di Libera, don Luigi Ciotti, spesso a Foggia per denunciare la “Quarta Mafia”. Di recente, Ciotti ha espresso perplessità su alcune scelte del Governo Meloni: dall’autonomia differenziata alla lotta alle mafie passando per la cancellazione dell’abuso d’ufficio e il depotenziamento delle intercettazioni e del concorso esterno in associazione mafiosa. Critico anche sul ponte di Messina: “Il ponte sullo stretto non unirà due coste, ma due cosche sicuramente sì”.
Scomposta la replica di Salvini che, come spesso accade, l’ha buttata sul populismo: “Mi fa schifo che qualcuno pensi che Sicilia e Calabria rappresentino le cosche. Fino a che c’è qualcuno all’estero che dipinge l’Italia come mafia pizza e mandolino, fa schifo ma è all’estero. Se c’è qualche italiano che continua a dipingere l’Italia come mafia, pizza e mandolino, se espatria fa un favore a tutti“.
Un affondo violento e insensato contro una persona che da almeno un trentennio è in prima linea contro il malaffare, la corruzione e i clan mafiosi. Ciotti, spesso nel Foggiano per lanciare appelli e invitare le vittime a denunciare, nel giugno scorso ad Orta Nova fu tranchant: “Qui la mafia c’è ed è dimostrata dai fatti che sono emersi ma anche da quelli rimasti sottotraccia. Io credo che ci voglia uno scatto da parte di tutti. Ci sono persone non degne di rappresentare la sacralità delle istituzioni. Noi dobbiamo collaborare con le istituzioni sane e dobbiamo avere il dovere di essere una spina nel fianco se non fanno quello che dovrebbero fare”.
Secondo don Ciotti “una malattia terribile” è rappresentata dai “neutrali, quelli che non si sa bene da che parte stanno ma che certamente non contribuiscono a dare una svolta. A fare la differenza è l’indifferenza. Il crimine organizzato mafioso è stato normalizzato. L’omertà uccide la speranza e la verità”.
L’impegno di don Ciotti nella notta alla mafia e nella valorizzazione dei beni confiscati ai clan spinse Totò Riina, intercettato nel carcere di Opera con il boss pugliese Alberto Lorusso, a dire: “Ciotti putissimo pure ammazzarlo”.