Il “caso Fabrizio” all’attenzione di “Ossigeno per l’Informazione”, l’osservatorio che dal 2006 registra, analizza e racconta i casi di minaccia nei confronti degli operatori dell’informazione e i tentativi di oscurare notizie di interesse pubblico in Italia. “Lo fa affinando nel tempo la sua metodologia – spiegano sul sito -, in modo da riprodurre nella maniera più fedele possibile l’ampio quadro delle intimidazioni che chi lavora nei media subisce sulla propria pelle e che, oltre ad ostacolare la libertà di informare, negano quella dei cittadini di essere informati”.
Ebbene, nelle scorse ore, “Ossigeno” è tornato ad occuparsi de l’Immediato che da anni scrive di mafia e corruzione esponendosi a querele temerarie o “bavaglio”. L’ultimo caso, incautamente pubblicizzato sui social dalla consigliera comunale di maggioranza a Manfredonia, Mary Fabrizio (in foto) riguarda un decreto penale di condanna a carico del direttore Francesco Pesante che si è opposto al provvedimento. A ottobre il dibattimento.
Il caso riguarda la pubblicazione di una foto che ritraeva la querelante Mary Fabrizio ed altri amministratori comunali di Manfredonia ad una riunione con un uomo – ben noto agli inquirenti – arrestato nel 2020 e sotto processo per narcotraffico. Situazione quantomeno imbarazzante in un Comune sciolto per mafia nel 2019.
“Il decreto penale di condanna – ricorda “Ossigeno” – è una procedura abbreviata che evita il dibattimento e non consente di difendersi dalle accuse facendo valere le proprie ragioni”.
“Ossigeno esprime nuovamente solidarietà a Francesco Pesante – si legge ancora -, un giornalista di cui ha già avuto modo di apprezzare la professionalità e il coraggio. Stavolta Pesante è una delle vittime delle nuove procedure semplificate introdotte dalla riforma Cartabia. Queste norme consentono di condannare con un decreto penale i querelati per diffamazione quando la loro colpevolezza appare evidente. Così gli accusati vengono privati della facoltà di discolparsi utilizzando gli istituti di garanzia previsti durante l’istruttoria e il dibattimento. Stupisce che siano state applicate le procedure semplificate per condannare un giornalista che ha riferito una vicenda in cui sono coinvolti amministratori comunali di un Comune tornato da poco alla normale amministrazione dopo uno scioglimento per infiltrazioni mafiose. E non si capisce come si possa contestare la diffamazione a mezzo stampa a un giornalista solo per aver ripubblicato una fotografia che ritrae alcuni esponenti politici locali riuniti a cena con una persona oggetto di indagini penali di una certa importanza”. CLICCA QUI PER L’ARTICOLO COMPLETO