Dopo i pesanti attacchi dei giorni scorsi contro alcuni importanti investigatori della Squadra Mobile di Foggia da parte di un quotidiano locale, l’Attacco e del suo direttore Piero Paciello (in foto), anche attraverso un canale YouTube, arriva la risposta giudiziaria di due noti e storici investigatori, da anni impegnati nelle più importanti inchieste di mafia in città. Tramite il loro difensore Michele Sodrio, hanno depositato ciascuno la propria querela contro il direttore e una giornalista del quotidiano locale, per diffamazione aggravata e vilipendio della Polizia di Stato.
Nei due scritti, che la nostra testata ha potuto visionare, si respinge con toni forti l’accusa che sia stata manipolata una intercettazione ambientale del febbraio 2018 a carico dell’imprenditore Michele D’Alba e di due suoi familiari (figlio e genero), intercettazione poi posta a base, insieme a diversi altri elementi, dell’interdittiva antimafia che ha colpito la cooperativa Tre Fiammelle, della quale D’Alba è presidente e dominus.
I due funzionari della Squadra Mobile, dei quali uno andato recentemente in pensione dopo lunghi anni di servizio, rivendicano la correttezza del loro operato e chiedono alla Procura della Repubblica di procedere in tempi ragionevoli ad accertare le responsabilità di questa vicenda, che a loro dire rischia di danneggiare gravemente la reputazione e l’immagine delle forze dell’ordine e di una parte importante dell’apparato antimafia a Foggia.

Abbiamo chiesto un commento all’avvocato Sodrio: “Questa è la risposta dei miei clienti ad una sfida vera e propria da parte di questo personaggio, che da anni si rende protagonista di falsità e diffamazioni senza un briciolo di fondamento. Il nostro intento è soprattutto quello di ribadire una volta per tutte la correttezza, l’onorabilità e l’onestà della Polizia di Stato e dei due funzionari che rappresento, che mai e dico mai nella loro lunga carriera si sono sognati di manipolare o ‘taroccare’, come dice il giornalista nei video, alcun atto o tanto meno intercettazioni telefoniche e ambientali. Nessuno può avere una licenza di impunità, non si può diffamare dei fedeli servitori dello Stato, senza che vi sia una reazione forte. Noi abbiamo fatto il primo passo e andremo fino in fondo. Ora tocca alla Procura della Repubblica, dalla quale ci aspettiamo una risposta immediata in termini di accertamento dei fatti”.
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