“Che il carcere di Foggia sia diventato un luogo dove la violenza e la prepotenza dei detenuti diventa sempre più incontrollabile il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, lo sta denunciando da mesi se non anni, ma quello che è accaduto nella data di ieri dovrà costringere l’amministrazione centrale ad intervenire con grande vigore e determinazione per porre fine a questi comportamenti che creano grande malessere anche alla stragrande maggioranza dei detenuti”. Lo riporta una nota del sindacato Sappe.
“Questo disprezzo delle regole da parte di alcuni detenuti lo si è constatato ancora una volta nella giornata di ieri, 26 giugno, quando un detenuto che doveva comparire davanti al consiglio di disciplina interna per violazioni precedenti, invece di accettare il verdetto ha iniziato ad inveire e minacciare pesantemente prima la direttrice del carcere, che non si è fatta minimamente intimidire, poi aggredendo il personale in servizio che con grande fatica, è riuscito a riportarlo nella sezione ove era ristretto. Una volta nella propria stanza lo stesso ha distrutto arredi e suppellettili – fa sapere il Sappe -. Non contento di ciò, il detenuto, dopo aver chiesto di parlare con il comandante, si è scagliato anche contro di lui tentando di strangolarlo. Anche in questo caso il pronto intervento dei poliziotti presenti e la reazione del funzionario hanno risolto una situazione che poteva avere un risvolto molto più drammatico”.
A parere del sindacato, “il carcere di Foggia ormai è diventato un fortino assediato da detenuti violenti e prepotenti, dove direttore, comandante e poliziotti eroicamente e con grande coraggio, professionalità, disprezzo del pericolo cercano di tenere alta la bandiera della legalità e del rispetto delle regole, attendendo dei rinforzi che purtroppo non arrivano, nonostante il capo del Dap e quello del personale abbiano toccato con mano la grave situazione che viene vissuta all’interno del penitenziario del capoluogo dauno. Il Sappe si augura che i rinforzi non arrivino troppo tardi, come accaduto nella battaglia di Alamo, in tempo solo per vedere le macerie di un carcere che non può più andare avanti così; con la popolazione detenuta che cresce sempre di più (superate le 650 unità a fronte di 350 posti) ed i poliziotti che diminuiscono sempre di più a causa delle defezioni determinate dalle aggressioni e dai pensionamenti anticipati. Che il carcere di Foggia sia diventato un inferno lavorativo lo dimostra anche il fatto che l’amministrazione centrale non trova poliziotti che vogliano trasferirsi qui, nonostante abbiano la possibilità di avvicinarsi alle loro famiglie. Come pure le decine e decine di richieste di trasferimento in altre sedi presentate al sindacato dai poliziotti di Foggia sta a dimostrare che lo Stato deve mettere in campo le forze migliori per riportare il penitenziario sotto il suo controllo, oppure presto potremmo assistere ad un’altra evasione ancora più eclatante di quella del 2020″.
Poi il Sappe conclude: “Nulla possono i responsabili del carcere poiché hanno raschiato il fondo del barile per poter controbattere in maniera efficace la grave situazione che si vive nel carcere di Foggia. Un ultimo appello lo rivolgiamo al Garante dei detenuti sempre pronto ad attaccare il lavoro dei poliziotti, per chiedergli se viene pagato solo per fare da megafono anche dei violenti, mentre sarebbe opportuno che anche lui si scagliasse contro i prepotenti e facinorosi che peraltro vanno a creare gravi danni alla stragrande maggioranza di ristretti che vuole ‘farsi la galera’ senza problemi e nel rispetto delle leggi”.