Gianni Rotice è in vena di supercazzole. L’ultima è la “favoletta” sulla “legittimazione di usi civici”. Su Facebook, il sindaco di Manfredonia è tornato a parlare della sua villa abusiva in viale dei Pini a Siponto. Come di consueto, si è affidato all’ennesima supercazzola, spacciata per tecnicismi urbanistici, per replicare all’articolo di ieri de l’Immediato. “Siamo passati dal roboante titolo della villa abusiva del sindaco a Siponto (facendo credere all’opinione pubblica che quella fosse anche l’abitazione in cui risiedo) di qualche giorno fa, al maldestro tentativo di ieri di propinare stralci decontestualizzati di documenti amministrativi che raccontano tutt’altro”, scrive o gli fanno scrivere.
La nostra testata non ha mai scritto che Rotice risiede in quella villa e comunque è un fattore del tutto ininfluente. La sua assessora Lucia Trigiani si è dimessa perché sorpresa da Rete 4 in una villa abusiva sempre a Siponto. Anche lei propinava la stessa scusa: “Si, ma io non abito qui”. E allora? Cosa cambia ai fini dell’abusivismo? La villa è meno abusiva se non ci abiti? Follia oltre che ignoranza totale.
Ma andiamo oltre. Il sindaco scrive (o gli fanno scrivere) che “per l’ormai famosissimo podere n.20 di viale dei Pini, il sottoscritto ha fatto richiesta di una legittimazione degli usi civici (nel 2018 attraverso un Bando Pubblico della Regione Puglia, per 35 poderi complessivi, rispetto al quale sono giunte 65 istanze) e non un condono edilizio. In tale situazione amministrativo-giuridica, ed essendoci un iter istruttorio ancora in corso da 5 anni, non sono un soggetto riconosciuto ai fini della legge 380/2001, tale per cui non è possibile richiedere titoli urbanistici”. Altra supercazzola.
La questione è molto più semplice e lineare: Rotice dimentica totalmente che a marzo 2018 il dirigente comunale Antonicelli, non l’Immediato, parlò chiaramente di abusivismo in un documento dedicato proprio alla villa in questione. Il dirigente si espresse sulla “richiesta di legittimazione presentata dagli eredi del signor Rotice Antonio” e scrisse chiaramente: “Le opere in assenza di titolo edilizio sono le seguenti: realizzazione di un manufatto di mt. 8,40 × mt. 6,40 verso il lato sud per il quale è stato già redatto verbale di violazione edilizia n. 730/1976 ed è stata emessa diffida a demolire; realizzazione di altro piccolo manufatto, in aderenza a quello già verbalizzato, verso sud; realizzazione di un manufatto nella parte retrostante il podere n. 20 verso est; realizzazione dell’ampliamento del deposito preesistente lato sud; realizzazione della chiusura della loggia del podere n. 20; trasformazione del tetto a falda in tetto piano”. Insomma, tutto abusivo.
Il dirigente evidenziò, inoltre, che “la zona è sottoposta al vincolo archeologico ed a vincolo dell’Autorità di Bacino, PAI, pertanto tutti gli interventi di ampliamento sui fabbricati esistenti non sono conformi alle norme edilizie e pertanto non ammissibili“.

D’altronde le sentenze parlano chiaro. È più colpevole chi detiene l’abuso e non chi lo commette anche perché chi lo possiede è a conoscenza dell’abuso e non fa nulla per denunciarlo. Inoltre dichiarò il falso perché a marzo il dirigente evidenziò gli abusi edilizi e Rotice a giugno chiese di legittimarli.
Oggi il primo cittadino invoca persino un incontro pubblico con i cittadini ai quali poter propinare supercazzole a regola d’arte. In precedenza aveva invitato tutte le istituzioni a fare controlli per verificare eventuali abusi, oggi non nomina più le istituzioni ma chiama in causa i manfredoniani. Ma se è proprio in vena di confronti perché l’ingegner Rotice non ne chiede uno direttamente all’ingegner Antonicelli?
Il sindaco vede fantasmi e complotti ovunque. Ed è sempre colpa di qualcun altro. È colpa dell’amministrazione precedente, del bilancio, dei giornalisti e magari persino della conformazione geografica del territorio di Siponto.
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