Delio Rossi e Foggia, è finita. L’ufficialità è giunta in una conferenza stampa nella sala Fesce dello Zaccheria. Lo stesso allenatore ne ha parlato in questi termini partendo dai giorni del suo arrivo in città: “Non parlo da un mese e mezzo. Diciamo che non mi siete mancati, sapete che sono sincero. Il ds Sapio? Non sapevo nemmeno chi fosse. Ci siamo incontrati a Napoli. Se chiama il Foggia e vado a parlare vuole dire che ci voglio venire. Gli ho detto solo che volevo un gruppo di lavoro. Discorso economico non è un problema. Volevo almeno un collaboratore con vitto e alloggio. Poi l’incontro a Bari con il presidente. C’era una tv e la cosa non mi ha fatto piacere. Gli ho detto: ‘Vengo, Foggia è la mia città ma non vengo per quattro partite ma almeno per un anno’. Poi gli ho detto che avremmo fatto un bilancio. Ho lavorato 24 ore al giorno da recluso, mai una passeggiata. Mai in centro o in pizzeria. Ho pensato solo al Foggia. Ho dormito tre ore a notte. Abbiamo cullato un sogno ma non è andata come speravamo. Sono qui per ringraziare il presidente che mi ha dato la possibilità di allenare il Foggia. Ma ringrazio soprattutto il gruppo di ragazzi, incredibile dal punto di vista morale. Hanno passato di tutto, senza campi di allenamento, infiltrazioni. C’è chi ha giocato con una gamba sola. E hanno cambiato tanti allenatori subendo contestazioni ingenerose fino all’atto delinquenziale dell’altro giorno (gli spari contro l’auto di capitan Di Pasquale, ndr)”.
Poi l’annuncio: “Non sarò più l’allenatore del Foggia. E non lo sarei stato nemmeno in caso di Serie B. Qui non riesco ad essere razionale perché sono troppo legato visceralmente e affettivamente a questa piazza e non posso vivere da recluso un altro anno. Sentivo sulla mia pelle anche un fallo laterale o un passaggio sbagliato. Serve un allenatore meno coinvolto affettivamente e che sia più distaccato. Ho maturato questa decisione almeno un mese fa. Farei un danno al Foggia se rimanessi”.
E ancora: “Le persone passano, la squadra rimane. Se mi volete bene cercate di capirmi. È una scelta ponderata, una decisione solo mia. Nemmeno mia moglie la condivide. Pensavo di poterla vivere più serenamente ma non ci sono riuscito. Non è giusto che il Foggia si tenga un allenatore che non è sereno. Fuori ci vedono brutti, sporchi e cattivi e qui non facciamo niente per riscattarci“, ha poi affermato dopo essere stato incalzato sulla situazione sociale cittadina.
“Non farò più l’allenatore del Foggia e non so nemmeno se continuerò ad allenare. Qui ho visto tanta passione ma anche cose che non condivido. Sopraffazione e violenza non le accetterò mai. Non possiamo essere minacciati fisicamente. Si minimizza, si parla di due o tre delinquenti. Nessuno fa una crociata contro queste cose. Siete stati anche voi correi”, ha detto ai giornalisti. “È normale che sparino alla macchina di un calciatore? Non ci sono state alzate di scudi. Non ho visto questa indignazione popolare. Non è tifo degenerato, è un atto di violenza. Dov’è la maggior parte della tifoseria?”
Poi sui casi da moviola: “Faccio questo mestiere da trent’anni. Mi è capitato spesso di vedere situazioni poco chiare ma stavolta in due partite ne ho viste troppe – ha detto sulla doppia sfida contro il Lecco -. Tutti episodi unilaterali che mi fanno chiedere cosa possa essere successo. Il Var funziona solo da una parte? C’è qualcosa che non mi quadra ma non ho elementi per dire altro. Sono stato persino buttato fuori per aver fermato la palla in campo”, ha concluso ricordando l’espulsione al termine di Lecco-Foggia. Al presidente Canonico toccherà trovare l’ennesimo allenatore.
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