“I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di San Severo e della Stazione carabinieri di Torremaggiore hanno dato esecuzione ad un fermo di indiziato di delitto del pm, disposto dal procuratore aggiunto e da un sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Foggia, nei confronti di un albanese, residente da anni in Italia, per duplice omicidio e tentato omicidio”. Inizia così la nota stampa divulgata dall’Arma dei Carabinieri che ricostruisce la tragedia di Torremaggiore dove il 46enne panettiere Taulant Malaj ha ucciso la figlia 16enne Gessica e il 51enne Massimo De Santis.
“In particolare, alle ore 02.00 della notte fra il 6 ed il 7 maggio, una donna in stato di agitazione ha contattato il 118 (che a sua volta ha contattato il numero di emergenza 112) riferendo che il marito aveva accoltellato la figlia ed un uomo. Immediatamente i militari della Compagnia Carabinieri di San Severo si sono recati presso l’abitazione della donna, nel centro torremaggiorese, riuscendo ad intercettare ed immobilizzare un uomo, di origine albanese, sporco di sangue, nei pressi dell’atrio di un condominio. La scena del crimine è stata immediatamente individuata ed analizzata dai militari che all’ingresso, nell’androne del palazzo, hanno rinvenuto il corpo esanime di un uomo di circa 50 anni mentre all’interno dell’abitazione vi era una donna con ferite da arma da taglio accanto al corpo della figlia, quest’ultima in stato di incoscienza. I sanitari 118 immediatamente hanno trasportato le donne presso l’ospedale di Foggia per le cure, ma mentre la madre tuttora versa in prognosi riservata non in pericolo di vita, per la figlia non c’è stato nulla da fare poiché è deceduta durante il trasporto a causa delle gravi ferite riportate. In maniera attenta i carabinieri, sotto la direzione dei pubblici ministeri, intervenuti sul posto, hanno ricostruito la dinamica dell’accaduto anche grazie all’escussione dei testimoni presenti, inoltre hanno ritrovato il coltello a serramanico utilizzato per commettere l’omicidio”.
Stando a quanto riportato dai carabinieri “alla base del gesto sembrerebbero esserci state dei moti di gelosia da parte dell’omicida nei confronti della moglie, poiché l’uomo ipotizzava una relazione extraconiugale con il cinquantenne, questi colpito da circa 20 fendenti al torace, addome e testa. Il presunto omicida avrebbe girato un filmato con il telefonino negli istanti immediatamente successivi all’assassinio, filmando dapprima il corpo esanime dell’uomo per poi filmare la figlia in fin di vita e la moglie in stato di semincoscienza. Tale filmato sarebbe stato inviato dall’indagato ad un connazionale albanese residente nel Nord Italia che ha immediatamente allertato i carabinieri locali e con estrema probabilità ha inviato le immagini anche ad altri soggetti in corso di identificazione i quali a loro volta hanno divulgato il filmato attraverso il web”.
E ancora: “Vittima del fatto, scaturito da gelosia, è anche una giovane ragazza di 16 anni, estranea ai rapporti tra gli altri soggetti coinvolti, ma intervenuta esclusivamente in difesa della madre e per sedare la furia omicida del padre”.
I carabinieri ricordano sempre che “il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari; si precisa, dunque, che, al momento, a carico dell’indagato fermato sono stati acquisiti unicamente granitici indizi di colpevolezza. Si intende affermare, infatti, come l’indagato non vada considerato colpevole fino alla condanna definitiva, come sancito da risalente orientamento normativo e giurisprudenziale in materia. Si fa appello al senso di responsabilità della cittadinanza – concludono dall’Arma -, invitandola, in ragione della tragedia familiare sopra descritta, a non divulgare ulteriormente video e/o immagini macabre ed inappropriate, soprattutto nel rispetto dei familiari già afflitti da questa triste vicenda”. (In foto, le vittime; sullo sfondo, i carabinieri di Torremaggiore)