Al Comune di Manfredonia non conoscono gli atti che lo stesso Comune ha licenziato della durata di 5 anni e prorogabili, i quali avrebbero potuto evitare figuracce pubbliche nazionali, come l’ultima inerente l’assessora residente in una casa abusiva, in zona vincolata. Risale al maggio del 2019, quando era ancora sindaco Angelo Riccardi con la deliberazione di Giunta numero 77, e poi portato avanti dalla commissione straordinaria insediatasi dopo lo scioglimento comunale per mafia, il protocollo d’intesa che il Comune di Manfredonia siglò con la Procura di Foggia per la demolizione e l’abbattimento di manufatti abusivi.
Dentro al patto, che di recente è oggetto di discussione in diverse assisi comunali, ultima quella di ieri l’altro nel Consiglio comunale di Monte Sant’Angelo, vi era anche la sottoscrizione dell’Accordo ex art. 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, per la disciplina delle attività connesse agli abbattimenti di manufatti abusivi realizzati all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Gargano, tra il Comune di Manfredonia ed il Parco Nazionale del Gargano.
Nell’atto di quella Giunta si evidenziò la necessità di rafforzare le iniziative di contrasto al fenomeno dell’abusivismo edilizio, “promuovendo ogni utile iniziativa finalizzata a rendere esecutivi gli ordini di demolizione in danno e le connesse attività di demolizione da parte del Comune di Manfredonia”. L’idea del protocollo d’intesa, attivo a Lesina e a Vieste, tra i primi Enti a renderlo concreto e fattivo, è quella di “rafforzare la sinergia tra l’Autorità Giudiziaria e quella Amministrativa nel contrasto al fenomeno dell’abusivismo edilizio, attraverso forme convenzionali di collaborazione”.
È su tali presupposti che il Settore Urbanistica e Sviluppo Sostenibile del Comune di Manfredonia, allora diretto dall’ingegner Antonello Antonicelli, oggi in forza ad Amiu Puglia come direttore, in accordo con la Procura di Foggia, aveva redatto una bozza di Protocollo di Intesa, poi divenuto atto dirigenziale.
Il protocollo prevede che i Comuni stanzino delle somme per le demolizioni, somme che non possono essere erogate dalla procura. Col patto, quindi, il Comune di Manfredonia su cui insistono manufatti abusivi in relazione ai quali sia già intervenuta sentenza definitiva e disattesa l’intimazione amministrativa all’abbattimento procede a sua cura e spese alla demolizione degli stessi, anche per conto dell’autorità giudiziaria. “Le demolizioni saranno programmate secondo le priorità dettagliate nel seguito ed in funzione delle risorse economiche che saranno rese disponibili dal Comune di Manfredonia” si legge nel protocollo. Insomma sarà il Comune a pagare per la demolizione della casa dell’ex amministratrice.