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Home - Storie di mafia e intrecci tra Gargano e Foggia nel processo sull’omicidio Trotta. Ammessi 58 testimoni

Storie di mafia e intrecci tra Gargano e Foggia nel processo sull’omicidio Trotta. Ammessi 58 testimoni

Di Francesco Pesante
26 Marzo 2023
in Cronaca
A sinistra, Raduano; a destra, Bonsanto e Troiano, sotto, Quitadamo e Della Malva

A sinistra, Raduano; a destra, Bonsanto e Troiano, sotto, Quitadamo e Della Malva

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58 testimoni ammessi tra Dda e difensori nel processo al sanseverese Angelo Bonsanto e al viestano Gianluigi Troiano, accusati di aver preso parte all’omicidio di Omar Trotta, ucciso il 27 luglio 2017 in un ristorante di Vieste. 

I pm Ettore Cardinali e Luciana Silvestris – che da tempo si occupano di mafia garganica – hanno chiesto di ascoltare 22 persone tra investigatori, consulenti medici, persone offese e collaboratori di giustizia. I pentiti che potrebbero riferire informazioni utili al processo sono i viestani Giovanni Surano, Danilo Della Malva e Orazio Coda, tutti ex clan Raduano, i fratelli di Mattinata Antonio e Andrea Quitadamo (ex clan Lombardi-Scirpoli) e il foggiano Carlo Verderosa, fino al 2018 membro dei Moretti-Pellegrino-Lanza.

Tra le persone offese, informate sui fatti, spicca Tommaso Tomaiuolo che quel giorno di luglio era con Trotta nel locale. Tomaiuolo, 27enne manfredoniano del clan dei montanari Li Bergolis-Miucci-Lombardone, braccio destro del boss reggente Enzo Miucci, rimase ferito nell’agguato ma riuscì a scampare alla morte. I magistrati vogliono ascoltarlo perché potrebbe confermare la presenza nel ristorante, poco prima dell’agguato, di Gianluigi Troiano.

Alcuni degli investigatori indicati dai pm riferiranno sul presunto inquadramento di Bonsanto tra le persone “a disposizione” del boss foggiano Rocco Moretti detto “il porco”, capo della batteria omonima alleata ai garganici Lombardi-Scirpoli-Raduano. Riflettori sull’arresto dell’11 agosto 2017, due giorni dopo la strage di San Marco, quando Bonsanto e altri tre vennero arrestati per detenzione di armi, forse intercettati poco prima di un’azione di fuoco. 

Si parlerà, inoltre, di un incontro a Pescara tra Rocco Moretti, Angelo Bonsanto e Giovanni Putignano (riferimento dei Moretti nell’Alto Tavoliere) e degli appuntamenti di Angelo Bonsanto presso la masseria del garganico Giuseppe Gravina. Tra le questioni al vaglio processuale anche la presenza, il 10 agosto 2017, di Bonsanto e Putignano nella masseria di Luigi Ferro, altro elemento di spicco della malavita del promontorio.

23 i testi indicati da Luigi Marinelli, avvocato di Bonsanto, 13 quelli di Salvatore Vescera, legale di Troiano. Nella lista pentiti, esperti di balistica ed altri sospettati dell’agguato a Trotta come Marco Raduano che però è latitante dallo scorso 24 febbraio quando riuscì ad evadere dal carcere di Nuoro.

Bonsanto e Troiano sono a piede libero per l’omicidio Trotta, ma mentre il primo è comunque recluso per altre vicende, il secondo è latitante dal dicembre del 2021. I due sono sotto processo presso la Corte d’Assise del Tribunale di Foggia, Bonsanto con l’accusa di essere uno dei sicari, Troiano sospettato di aver indicato la vittima ai killer fornendo loro una fotografia.

Per la morte del viestano sono accusati anche lo stesso Raduano, sospettato di essere stato il mandante per vendicare l’uccisione del cognato Gianpiero Vescera, Antonio Quitadamo che avrebbe fornito un’arma a Bonsanto e Danilo Della Malva che avrebbe dato assistenza logistica ai killer. I tre sono imputati nel processo abbreviato “Omnia Nostra” davanti al gup di Bari e per loro c’è già stata una richiesta di condanna da parte dell’accusa che ha invocato l’ergastolo per Raduano, 8 anni e 8 mesi per Quitadamo e Della Malva sui quali è stata considerata l’attenuante della collaborazione con la giustizia. (In foto, Raduano; a destra, Bonsanto e Troiano; sotto, Quitadamo e Della Malva)

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Tags: mafia Gargano
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